I segreti delle tombe e dei templi dell’Egitto meridionale
Le Piramidi di Giza, l’ultima meraviglia rimasta del mondo antico, sono senza dubbio il luogo più visitato d’Egitto, e a buona ragione. Ma risalendo il corso del Nilo, fonte essenziale di vita per la rigogliosa vegetazione di un paesaggio che altrimenti sarebbe solo una spoglia distesa di sabbia del Sahara, si raggiungono le tombe e i templi dell’Egitto meridionale, che celano complessi enigmi pronti per essere svelati.
Vedere dal vivo questi magnifici siti antichi consente di riportarli in vita, cosa che non sarebbe possibile ammirandone i reperti custoditi sotto vetro in un museo straniero. Da Luxor, spesso definita ‘il museo all’aperto più grande del mondo’, lungo il Nilo fino ad Assuan, i templi e le tombe dell’Egitto meridionale invitano gli investigatori moderni a scoprire i segreti e i misteri di quest’antica civiltà in un paese che gli egiziani di oggi ancora chiamano Umm Al Dunya, la madre del mondo.
Karnak
Il complesso di templi più grande d’Egitto, Karnak, era il Vaticano della sua epoca. Dieci cattedrali potrebbero essere ospitate all’interno di questo spazio, che copre una superficie di oltre due kmq e contiene numerosi templi, case segnate dal tempo e una vasca sacra per le offerte e i sacrifici rituali. Alcuni visitatori non vanno oltre il mastodontico Tempio di Amon-Ra, dimora terrestre del re degli dèi e padre del faraone, che si erge con una selva di colonne alte dieci metri ricoperte di geroglifici in cui è facile perdersi. Ma ci sono molti altri posti da esplorare, nonostante gli scavi siano ancora in corso in alcune zone.
Il segreto di Karnak si trova al suo ingresso, ed è forte la tentazione di oltrepassare velocemente le sue anonime mura prive di decorazioni per scoprire i tesori nascosti al loro interno. Karnak fu costruito, smantellato, modificato, raso al suolo e ricostruito da trenta faraoni nel corso di 1500 anni. Addentrandosi nel complesso si viaggia sempre più indietro nel tempo; ciò significa che la prima zona che si visita è relativamente recente. Tanto recente, in effetti, che non fu mai completata, e i resti delle rampe in mattoni di fango utilizzate dagli operai per erigere la porta d’ingresso sono ancora lì dopo millenni.
Tempio di Luxor
Percorrete il viale fiancheggiato dalle sfingi lungo tre chilopmetri (i cui imponenti lavori di scavo e restauro sono quasi completati) che da Karnak porta al Tempio di Luxor. Ai lati dell’ingresso si ergono due colossali statue di Ramses II, uno dei più grandi faraoni dell’antico Egitto, il quale amava esibire il suo potere collocando le sue sembianze nei monumenti del regno. Ubicato nel centro dell’antica capitale, Tebe, il Tempio di Luxor è stato utilizzato quasi ininterrottamente come luogo di culto fin dalla sua costruzione nel XIII secolo a.C. In origine fu costruire per onorare il faraone e gli dèì adorati dagli antichi egizi, ma a un’osservazione più attenta si notano le tracce di religioni più moderne.
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Nella struttura del tempio stesso sono incorporate le fondamenta della Moschea di Abu Al Haggag, costruita in epoca medievale. Il Tempio di Luxor fu quasi seppellito sotto secoli di detriti e macerie, che formarono un nuovo terreno artificiale su cui i locali cominciarono a edificare nuove costruzioni. Ciò spiega il motivo per cui la porta anteriore originale della moschea si trova oggi in posizione precaria a metà altezza di un muro.
Forse la moschea non è poi un gran segreto, soprattutto se visitate il tempio in concomitanza con l’azan (richiamo alla preghiera) di mezzogiorno, che vi rintronerà i timpani se si trovate proprio sotto i minareti. Ma in altre zone del complesso sono nascosti dipinti sbiaditi di epoca protocristiana delicatamente affrescati sopra i geroglifici. I volti dai colori tenui sono curiosamente rivolti verso le decorazioni originali di una divinità egizia seduta circondata da un cerchio di cobra e cartigli incisi.
Valle dei Re
Nell’antichità la riva occidentale del Nilo, dove al tramonto gli ultimi raggi del sole illuminano le sabbie dorate del deserto, era considerata la dimora dei defunti, mentre quella orientale, la prima ad accogliere la luce del giorno, era quella dei viventi. Le colline a ovest di Luxor nascondono la necropoli dei faraoni più grande d’Egitto, la Valle dei Re. Dall’esterno le tombe sembrano semplici ingressi disadorni scavati nella roccia, ma all’interno si possono ammirare le forme d’arte più sensazionali del mondo antico.
Nella Valle dei Re sono state scoperte oltre 60 tombe, ma solo una quindicina di queste alla volta sono aperte al pubblico a rotazione. Da tempo spogliate dei loro sarcofaghi e dei tesori destinati ad accompagnare i defunti nel loro viaggio nell’aldilà – finiti ad abbellire le case di abitanti locali oppure esposti in lontani musei occidentali – alcune tombe della Valle dei Re possono essere deludenti. Ma la Tomba di Seti I, chiusa dal 1991 e finalmente riaperta alla fine del 2016 dopo un recente restauro, è intatta e potrebbe essere il fiore all’occhiello del vostro viaggio in Egitto.
Poco visitata a causa del costo elevato del biglietto d’ingresso, la Tomba di Seti I sembra un segreto in bella vista e vale decisamente la spesa: questa è una delle più grandi meraviglie poco note d’Egitto, nonostante sia un trionfo di superlativi. Questa tomba è infatti la più lunga, la più profonda e la più completa tra tutte le sepolture della Valle dei Re, e le sue decorazioni artistiche fissarono il precedente per ogni tomba costruita in seguito nella valle. Lunga 137 metri, la tomba di Seti I fu la prima ad avere le pareti interamente ricoperte di dipinti e rappresenta un monumento all’età dell’oro dell’arte dell’antico Egitto. Il soffitto trapunto di stelle è dipinto di nero come il cielo stellato. Vivide scene che raffigurano Seti i insieme agli dèi e brani del Libro dei Morti e altri antichi testi funebri ricoprono tutte le pareti e il soffitto a cupola (il primo del suo genere) nella camera di sepoltura. I colori sono stati magnificamente restaurati, tanto da dare l’impressione che gli artisti abbiano appena terminato il loro lavoro.
Tempio di Edfu
Dedicato a Horus, il dio del sole, il Tempio di Edfu è uno degli antichi templi egizi meglio conservati, e uno dei pochi ancora dotati del tetto. Ciò consente di cogliere più a fondo l’atmosfera che dovevano avere i santuari interni migliaia di anni fa, mentre si passa gradualmente dalla luce e dal calore del deserto a questi ambienti freschi e bui. Il fatto che il tempio fu costruito in epoca più recente rispetto ad altri (fu iniziato solo 2700 anni fa) ha probabilmente contribuito alla sua conservazione, ma ciò non significa che non sia mai stato modificato.
Sul muro posteriore, tra i geroglifici egizi è nascosta una curiosa figura di un pesce scolpita nella pietra originale. Questo sorprendente simbolo cristiano è un piccolo indizio di uno degli usi successivi del tempio, in cui i fedeli si radunavano per adorare un nuovo ‘dio del sole’, Gesù Cristo. Mentre visitate le sale interne del tempio di Edfu sollevate lo sguardo e notate le macchie di fuliggine provocate dai fuochi che venivano accesi nel tempio dopo l’adozione del cristianesimo, quando fu ordinata la chiusura di templi pagani come questo.
Kom Ombo
Su un’ansa del Nilo sorge il tempio di Kom Ombo, l’unico dell’antico Egitto dedicato a due divinità: il dio-coccodrillo Sobek e il dio con la testa di falco Horus. Nei terreni circostanti il tempio si aggiravano liberamente i coccodrilli del Nilo, che dopo la morte venivano mummificati. Nella zona sono state riportate alla luce più di 300 mummie di coccodrilli, oggi esposte al Musei dei Coccodrilli, vicino all’uscita del tempio.
Gli antichi egizi credevano che Horus, oltre ad altre caratteristiche divine, fosse un medico, e si recavano al tempio di Kom Ombo per essere guariti. Gli studiosi ritengono che i geroglifici incisi sul muro posteriore del tempio siano le prime raffigurazioni al mondo di strumenti chirurgici. Ce ne sono una quarantina, da forcipi a bisturi e coltelli, oltre a un vaso in cui bruciare perennemente l’incenso.
Philae
Al confine meridionale dell’antico Egitto, il Tempio di Iside sull’isola di Philae fu uno degli ultimi templi pagani a essere utilizzato dopo l’arrivo del cristianesimo. Il tempio veniva parzialmente sommerso dalle acque del Nilo quando il livello del fiume si alzava, e i resti allagati erano una meta prediletta degli esploratori vittoriani, che si aggiravano in barca tra le colonne e i chioschi. I progetti di costruzione della diga nel XX secolo minacciarono di sommergere completamente il tempio, che in seguito all’intervento dell’UNESCO fu smontato blocco per blocco e ricostruito su un’isola vicina su terreni più elevati.
Si ritiene che questo tempio sia il luogo in cui fu inciso l’ultimo geroglifico, nel 394 d.C., prima che in Egitto si diffondesse più ampiamente il cristianesimo. Molti bassorilievi degli antichi dèi egizi furono sfregiati, e su alcuni furono incisi simboli cristiani, tra cui numerose croci copte e un altare.
Abu Simbel
Scavato nel fianco di una montagna, l’imponente tempio di Ramses II ad Abu Simbel ha un aspetto che può intimidire. A guardia dell’ingresso si ergono quattro statue alte 20 m dal volto severo che raffigurano il faraone più riconoscibile. Le sabbie del Sahara in perenne movimento avevano ricoperto le statue fino alle spalle quando l’esploratore svizzero Jean-Louis Burckhardt si imbatté casualmente nel sito nel 1813, l’anno dopo aver riscoperto Petra per il mondo occidentale.
I templi di Abu Simbel, come il tempio di Philae, erano minacciati dall’innalzamento del livello dell’acqua in seguito alla costruzione della diga sul Nilo, e per questo motivo furono trasferiti in un sito più elevato nel 1968. Il tempio originale era orientato in modo che ogni anno, il 21 febbraio e il 21 ottobre, giorno del compleanno di Ramses e della sua incoronazione, la luce dell’alba illuminasse il punto più buio delle camere interne, dove si trovano le statue di tre divinità e un’altra statua di Ramses II. Tuttavia, in seguito al trasferimento del tempio, questo fenomeno oggi si verifica il 22.
Guide
Quasi tutte le tombe e i templi sono privi di cartelli esplicativi, per cui è consigliabile farsi accompagnare da una guida. Questi luoghi sono splendidi e si possono ammirare di per sé, ma il modo migliore (e forse l’unico) per capire le storie che si celano dietro ai simboli è assumere una guida esperta di egittologia. Le guide non possono entrare nelle tombe della Valle dei Re, ma prima che entriate vi spiegheranno con l’ausilio di fotografie ciò che vedrete all’interno.
Mezzi di trasporto
Il modo migliore per visitare questi templi e tombe è partecipare a una crociera sul Nilo. Numerose imbarcazioni navigano lungo il fiume tra Luxor e Assuan e fermano nei siti descritti nel corso di pochi giorni di navigazione.
Lauren Keith ha viaggiato in Egitto grazie al supporto di Exodus Travels. I collaboratori Lonely Planet non accettano omaggi in cambio di recensioni positive.