Cosa vedere al Museo Egizio di Torino
Nella vita bisogna vedere almeno la prima capitale d’Italia e, almeno una volta bisogna andare al Museo Egizio di Torino. Il motivo è semplice: si tratta di un incredibile viaggio nel tempo nel secondo museo al mondo dedicato alla civiltà egizia. Ecco qui i nostri consigli su come godervi al massimo quest’esperienza tra antico Egitto e sabaudità.
Delineata dall’arteria di Via Roma, che con i suoi negozi e caffè sotto i portici collega la stazione Porta Nuova alla ‘metafisica’ Piazza CLN, alla splendida apertura di Piazza San Carlo e al cuore della corte sabauda in Piazza Castello, questa zona centrale alza il sipario sul volto più elegante e spettacolare della città. Ed è qui che si trova la nostra meta, il Museo Egizio di Torino.
Sei anni di lavori, un restyling capillare, l’allestimento da Oscar dello scenografo Dante Ferretti: i faraoni sarebbero contenti. Lo sono certo i torinesi, che hanno in città il secondo museo egizio al mondo dopo quello del Cairo, e i visitatori, che si stupiscono di fronte a una mummia ben conservata, alla raffinatezza di una decorazione o di un corredo funebre. Aveva ragione l’egittologo Champollion: “La strada per Menfi e Tebe passa da Torino”.
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Piano ipogeo
Se scegliete di seguire l’audioguida, optando magari per la visita breve che vi darà più libertà di movimento, il direttore Christian Greco vi darà il benvenuto, spiegandovi perché il primo reperto, la Mensa Isiaca, ossia lo strumento con cui lo storico tedesco Athanasius Kircher tentò una prima traduzione dei geroglifici, è il motivo per cui esiste il museo. Nato quando l’archeologo Ernesto Schiaparelli, all’inizio del Novecento, portò a Torino i 18.000 oggetti della propria collezione, questo complesso di 800 mq accoglie 1000 reperti protetti da teche in vetro. Il riallestimento di queste sale, realizzato nel 2019, ha ampliato gli spazi dedicati alla storia del museo e ha reso il percorso maggiormente fruibile ai visitatori, anche in vista del bicentenario nel 2024.
Secondo piano
Dall’ipogeo le scale mobili portano al secondo piano, dove la visita inizia con la sezione dedicata al periodo predinastico e all’Antico Regno, per passare a due esempi di tombe (la Tomba degli Ignoti e la Tomba di Iti e Neferu) e concludere con i reperti risalenti al Medio e Nuovo Regno.
Primo piano
Qui sono custoditi alcuni dei reperti che preferiamo, tra cui i sarcofagi (esterno, intermedio e interno) di Kha e Merit, con i loro incredibili corredi per l’aldilà comprensivi di pagnotte. Dalla sezione dedicata a Deir El-Medina si passa per la Galleria dei Sarcofagi, la Valle delle Regine e si arriva all’epoca romana e tardoantica.
Piano terra
Il piano più spettacolare, affidato alle mani esperte di Dante Ferretti, regala effetti sorpresa e prospettive incredibili sulle statue della Galleria dei Re, che dallo sfondo scuro si stagliano colpite da sapienti fasci di luci, sulla Sala Nubiana e sul Tempio di Ellesija.
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I nostri consigli
• Per evitare code prenotate una visita guidata o acquistate il biglietto online: consultate il sito del museo.
• Prima di entrare nel museo e prendete le scale mobili che portano al piano ipogeo, fermatevi ad ammirare il cortile.
• Per zaini e borse maggiori di 30x40x15cm vige l’obbligo di deposito gratuito al guardaroba.
• Non perdetevi l’ostrakon con la ballerina, esposto al primo piano (nella sezione Deir El-Medina, nella sala 6), la cui grazia e originalità non sono facilmente descrivibili.
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Una pausa in Piazza Carignano
Il museo ha una caffetteria, ma noi consigliamo un gelato ricoperto da Pepino, una delle più antiche gelaterie d’Europa (dal 1884), che nel 1938 ha inventato il Pinguino, primo gelato da passeggio su stecco. Provatelo alla violetta. In alternativa fermatevi per un caffè con dolcetti alla Farmacia del Cambio, in Piazza Carignano.