Che cosa vedere a Caserta: lo splendore della Reggia, ma non solo
Caserta è da sempre una città dal turismo mordi e fuggi, legato alla visita della celebre Reggia. Ciò che avviene tra Via Mazzini e Casertavecchia sfugge così all’attenzione dei più, stremati dopo la scarpinata tra i Giardini Reali e i parchi del complesso vanvitelliano. Eppure, Caserta ha molte cose da dire e per essere apprezzata a tutto tondo merita una sosta attenta e prolungata, perché è la classica città che finisce per stupire. Lasciati gli sfarzi borbonici della Reggia, ci sono infatti il Medioevo di Casertavecchia, l’utopia industriale di San Leucio e la spensieratezza modaiola dei locali del centro. Andiamo a vedere.
Reggia di Caserta: trionfo del Barocco
È un inno al Barocco, al neoclassico e alla sontuosità, un microcosmo di verde e silenzio, un campionario di scultura e pittura o solo l’occasione per un pomeriggio nella natura? Comparsa in Guerre stellari e Mission: Impossibile III, in Angeli e demoni e in numerose pellicole italiane, la Reggia di Caserta è tutto questo e anche di più.
Se è la prima volta che la visitate, vi apparirà molto più estesa, ricca e stupefacente di quanto avreste potuto immaginare. Se l’avete già vista, bisserete l’esperienza confermando il ricordo di quell’immensità solenne, di quel virtuosismo audace. In entrambi i casi, concedete alla Reggia una giornata intera. E iniziate la visita dagli spunti che stiamo per offrirvi, tenendo ben presente, però, che si tratta soltanto di uno dei tanti approcci possibili a questo capolavoro ammirato in tutto il mondo.
A tu per tu con gli appartamenti reali
Varcato il vestibolo della Reggia, sarete pronti ad accedere agli Appartamenti Reali. La vostra visita inizierà nel più trionfale dei modi: lo Scalone d’Onore, dove i musicisti si esibivano in concerto per accogliere la famiglia reale, vi catapulterà in un universo di sfarzo tanto sontuoso da apparire sfacciato.
La decorazione dello scalone è un piccolo compendio di simbologia: le statue dei due leoni rappresentano la forza della ragione contrapposta a quella delle armi, mentre le tre statue sul fondo evocano la Maestà regia, il Merito e la Verità, le tre virtù che caratterizzano ogni sovrano che si rispetti.
La volta dello scalone, affrescata da Girolamo Starace Franchis, rappresenta la Reggia di Apollo e con le sue tinte vivaci fa pregustare ai visitatori l’altissimo livello artistico e tecnico di ciò che li aspetta.
Le due ipnotiche rampe di scale danno accesso al primo piano, dove comincia la vera gioia per gli occhi. Si comincia con la Sala degli Alabardieri e la Sala delle Guardie del Corpo, e si prosegue con uno spazio dedicato a un grande del passato, la Sala di Alessandro, chiamata anche ‘del baciamano’ per l’affresco di Mariano Rossi che raffigura il matrimonio tra Alessandro Magno e Rossane. Da lì, sulla sinistra iniziano le Sale delle Quattro Stagioni (la Sala del Ricevimento, il Salotto, la Sala da Pranzo e il Fumoir), ciascuna con affreschi dedicati a una stagione.
A questo punto avrete già vissuto una splendida iniziazione alla Reggia: tutto il resto sarà pura ebbrezza estetica.
Casertavecchia: il fascino del Medioevo e il Duomo
Frazione di Caserta, dalla quale dista una decina di chilometri, secondo un documento dell’861, Casertavecchia si chiamava Casa Hirta ed era un ‘villaggio posto in alto’ di origini longobarde. Quando gli abitanti delle circostanti zone di pianura cominciarono a rifugiarsi qui, per sfuggire alle incursioni saracene, divenne Caserta e crebbe di importanza; almeno fino alla costruzione della Reggia, quando cominciò a espandersi la città ‘nuova’, dove a metà dell’Ottocento fu trasferita la diocesi, e la Caserta originale si fece ‘vecchia’.
Nel 1971 Pasolini ambientò qui parti del suo Decameron, incantato dalla seducente bellezza della parte vecchia di Caserta, quella più visceralmente medievale. Non fatevela sfuggire nemmeno voi. A 400 m di altitudine, alle pendici dei Monti Tifatini, il borgo è un labirintico intreccio di case e palazzi antichi, sovrastati dallo splendido campanile del Duomo e da ciò che resta del castello.
Inaugurato nel 1153, dopo 40 anni di lavori, e restaurato nel Seicento (allorché furono coperti gli affreschi, sostituiti con stucchi, a loro volta rimossi nel restauro del 1926 che ripristinò l’aspetto romanico), il Duomo di Casertavecchia sfoggia al suo interno 18 colonne corinzie di spoglio e molte sculture, oltre a due meravigliosi amboni secenteschi. Il suo aspetto romanico, misto a elementi arabo-normanni, domina visivamente il borgo. La facciata in tufo è a doppio spiovente, con sculture zoomorfe che decorano le architravi, e sul timpano reca sei colonne con archi a ogiva. Alle spalle della chiesa spicca la cupola ottagonale, particolarmente suggestiva, mentre il campanile, duecentesco, arriva a quota 32 m ed è decorato con colonne e archi.
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San Leucio: urbanismo illuminato
Questa frazione di Caserta, 3,5 km a nordovest del centro, fu fatta costruire da Ferdinando IV di Borbone come luogo dove occasionalmente ritirarsi dalla complicata vita di corte. Il lutto per la morte per vaiolo del primogenito lo portò a espandere il progetto iniziale con la fondazione della Real Colonia di San Leucio, che rispettava criteri urbanistici rigorosi: le abitazioni erano tutte dotate di acqua corrente e servizi igienici, e gli abitanti erano impegnati nella produzione della seta. La colonia era inoltre governata da uno statuto speciale, il Codice delle Leggi Leuciane, basato su merito, uguaglianza e rispetto.
Alla sua fondazione ne facevano parte 17 famiglie, per un totale di 214 abitanti, che con il tempo aumentarono. Ogni lavoratore aveva diritto a una casa e a usufruire dell’istruzione gratuita per i figli: secondo alcuni fu il primo esperimento di socialismo reale. Il re aveva in progetto di espandere la Colonia di San Leucio con la fondazione di Ferdinandopoli, ma l’utopia si interruppe alla fine del Settecento, con la Restaurazione, e Ferdinandopoli non fu mai completata (sarebbe dovuta diventare una città a pianta circolare, con al centro Piazza della Seta).
Oggi è rimasto il setificio, che produce ancora una seta apprezzata in tutto il mondo: dal Vaticano al Quirinale, passando per le bandiere della Casa Bianca e di Buckingham Palace.