In camper lungo la costa dello Jylland, in Danimarca
Sara van Geloven guida un camper lungo la linea costiera dello Jylland, scolpita dagli elementi, dal Mare dei Wadden alla selvaggia punta nord della Danimarca. Ecco il suo racconto tra gli scenari del Nord, in un itinerario che vi farà scoprire una terra dove i cieli corrono veloci, scossi dal vento.

I delicati raggi del sole che sorge penetrano attraverso le finestre del camper. È tranquillo fuori, il vento che durante la notte ha sferzato i cespugli di ammofila arenaria si è acquietato. L’unico suono proviene dalle onde che battono la spiaggia deserta, a due passi di distanza. I pochi altri camper che hanno trascorso la notte tra le dune se ne sono andati all’alba. Apro la porta scorrevole e scendo a piedi nudi sulla sabbia fredda. Qui, nel punto più settentrionale della Danimarca, respiro profondamente e gusto il salino nell’aria.
Torno indietro di una settimana, quando io e il mio partner Jurrien abbiamo attraversato il confine tedesco per seguire la costa occidentale dello Jylland fino all’apice della penisola. Le strade sono perlopiù pianeggianti, perfette per il camper, e il mare è sempre presente: in tutta la Danimarca non dista mai più di una cinquantina di chilometri. Alla partenza, però, il primo sguardo alla costa non ci fa vedere il mare, ma fangose piane di marea fino dove si spinge lo sguardo. Siamo nelle ricche terre umide del Mare dei Wadden (in danese Vadehavet), sito Unesco, dove la bassa marea prepara un banchetto per gli uccelli migratori.

Sull’isola di Rømø, collegata alla terraferma da una stretta strada su un terrapieno, la guida Signe Vendike del Naturcenter Tønnisgård sta nel fango fino alle ginocchia. ‘È bellissimo sentire il fango tra le dita dei piedi’, dice. ‘È anche pieno di nutrienti e attira molte specie animali, come le littorine’. Sguazza fino a una zolla di alghe e indica alcune chiocciole di mare. ‘Ne vedi tante, qui: si nutrono delle alghe e a loro volta sono il nutrimento di milioni di uccelli migratori. È come un grande banchetto di frutti del mare’.
Sul lato occidentale dell’isola, vaste distese di sabbia bianca formano una delle spiagge più ampie d’Europa, lambita dalle fredde acque del Mare del Nord. Le auto arrivano fin qui e la spiaggia di Lakolk è una gran confusione di colori e di suoni: ci sono aquiloni che volano, famiglie che aprono le loro sdraio davanti alla macchina e una jeep che traina fuori dalla sabbia soffice un’auto in panne mentre i proprietari stanno a guardare ridendo. Noi ci premuriamo di parcheggiare il camper su un tratto di sabbia solida, prima di osare un tuffo rinfrescante in mare. È piacevole potersi subito rivestire nel camper e poi far pranzo nella piccola zona cucina. Tiriamo fuori delle sedie pieghevoli e ci sediamo brindando con una Radler (birra e limonata) tolta dal frigo. Chiudo gli occhi mentre il sole asciuga il sale sulla mia pelle.
Non si può pernottare in spiaggia, quindi dopo una giornata di sole abbandoniamo l’isola e puntiamo verso nord. Oltrepassiamo Ribe, la città fondata dai vichinghi che è anche la più antica della Danimarca, e usciamo dalla zona del Mare dei Wadden. Guidare è facile: seguiamo la ben tenuta strada costiera fino a uno scampolo di terra tra il Mare del Nord alla nostra sinistra e una serie di fiordi sulla destra. Le dune circondano l’asfalto e ogni 10-15 minuti spunta fuori un paesino, spesso solo un nucleo di case per le vacanze dipinte a colori vivaci, come pezzi di Lego sparsi su una base verde. Ci sono anche pescivendoli che vendono i loro prodotti freschissimi e un gran numero di campeggi. A differenza del resto della Scandinavia, in Danimarca è proibito il campeggio libero, ma ci sono aree dedicate dove i camper possono pernottare nella natura: sono facili da trovare grazie alla app Park4Night. Noi trascorriamo quella notte accanto a un lago tranquillo, facendo la conoscenza di alcuni pescatori, e la successiva nei pressi di un fiordo.

Più andiamo a nord e più la costa diventa selvaggia. Nel parco nazionale di Thy camminiamo in mezzo a una foresta i cui alberi sono stati piegati in forme strane dal vento implacabile. Sulla spiaggia di Stenbjerg, barche da pesca sono state portate a riva, in alto sulle dune, per evitare le onde turbolente. A nord di Thy, il paese costiero di Klitmøller è stato soprannominato ‘gelide Hawaii’ e, anche in un giorno nuvoloso, c’è un bel numero di surfisti che lottano contro le onde. ‘Mi piace di più surfare quando fa davvero freddo’, dice Anders Hvass, uno del posto. ‘Il paese è carino e tranquillo dopo il caos estivo, è tutto molto hygge e le onde sono più impegnative. Tornare a casa dopo un’uscita di surf al freddo e scaldarsi davanti al camino è la sensazione più bella del mondo’.
Dopo Klitmøller la strada svolta a nord-est. Cominciano ad apparire delle colline e il vento si fa ancora più forte. A Lønstrup, in cima a un’altura di 61 metri, devo strizzare gli occhi per non far entrare la sabbia mentre un mare di dune dorate si allarga davanti a me. Sembrerebbe quasi un deserto, se non fosse per il faro proprio davanti a me: il Rubjerg Knude, costruito cent’anni fa, non è più in funzione ma se ne sta ancora lì, a ridosso delle scogliere che si sgretolano, imperturbato guardiano del mare.

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Il faro grigio di Skagen è ancora più vetusto, ma ancora operativo. Quando venne eretto era al centro della penisola: ora, a causa dell’erosione, è lambito dalle acque turchesi del Kattegat, lo stretto che separa la Danimarca dalla Svezia. Skagen è la punta più a nord del paese e dalla cima del faro posso vedere dove le acque nere del Mare del Nord incontrano quelle chiare del Kattegat.
Per l’ultima notte in camper, ci sistemiamo tra le dune vicino alla spiaggia di ciottoli di Nordstrand. Domani ritorneremo verso sud, ma per ora ci godiamo lo sciabordio delle onde in lontananza, la luce del faro che taglia il cielo notturno e la costante presenza del vento che ci canta la ninnananna.