Viaggiare sul grande schermo: un festival

Redazione Lonely Planet
4 minuti di lettura

Attraversare tre continenti nello spazio di una sola città, e comodamente seduti per la maggior parte del tempo: a Milano si può, grazie al Festival del Cinema Africano, Asia e America Latina.

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La potenza del cinema come mezzo di viaggio è cosa nota: il grande schermo non ha “solamente” reso iconici luoghi teatro di storie entrate nell’immaginario comune, ma da sempre è in grado di far vivere allo spettatore la bellezza di un paesaggio, la vita di una città, la profondità di una cultura.

Ripercorrendo lo spirito con cui abbiamo scritto Viaggiare in poltrona, ci prepariamo a un tour cinematografico a Milano: nelle varie sale della città scorreranno le pellicole migliori da tre continenti diversi. La 26esima edizione del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina (FCAAAL) infatti è un’ottima occasione per “visitare” aree come il Giappone, le Filippine, la Colombia, l’Afghanistan o il Camerun con gli occhi di un grande regista. Mettiamoci comodi, qualcuno ordini i pop corn e si dia inizio allo spettacolo!

Giappone d'assalto

Si comincia dal Giappone, con uno dei suoi registi-simbolo: il nuovo film di Takeshi Kitano, in programma il 4 aprile per l’opening night del FCAAAL alla sede della Triennale di Milano, è un action-movie dedicato alla terza età. Ryuzo and the Seven Henchmen è la storia di una grande riscossa per una “famiglia” della yakuza ormai in pensione, riformatasi per vendicare una truffa ad opera di una gang di giovinastri senza scrupoli. Il film è girato nel quartiere speciale di Shinagawa, a sud-ovest di Tokyo: area portuale, nodo del traffico verso Yokohama e il sud, costellato da colossali grattacieli e rinomate università, vi squadernerà a tutta velocità un Giappone che difficilmente avreste occasione di vedere altrimenti.

Senegal, arte e politica

I fermenti politici e artistici, in Senegal, hanno viaggiato a braccetto durante i primi anni ’10: la giovane regista Rama Thiaw ha documentato le proteste popolari del movimento Y’en a marre (“non ne possiamo più”) seguito alle ultime elezioni del paese e capeggiato dai rapper Thiat e Kilifeu. Il risultato è il docu-film The revolution won’t be televised, citazione del brano di Gill Scott-Heron: sarà proiettato il 5 aprile allo Spazio Oberdan. Ora il Senegal è una delle nazioni più pacifiche dell’Africa occidentale, e tra i tessuti urbani caotici di Dakar vivono movimenti artistici trascinanti. Visitando la capitale, non limitatevi a gustare le architetture coloniali, i giardini e l’animata medina: un passaggio al Village des Arts, centro di promozione artistica dove i maggiori fotografi, pittori e scultori senegalesi espongono le loro opere, è imprescindibile.

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On the road in Messico

Viaggiare nell’entroterra messicano a circa un chilometro all’ora, per un totale di 217 chilometri in due settimane: è l’impresa che compiranno i cinque protagonisti di La delgada linea amarilla, film di Celso Garcia prodotto da Benicio Del Toro. Il manipolo di operai deve tracciare la linea di mezzeria di una statale nel nulla in tempo per la stagione delle piogge, e sarà un viaggio di vita, di conoscenza e di coraggio: da non perdere il 6 aprile allo Spazio Oberdan. Perché il Messico non è solamente quello delle spiagge affollate, della sua gigantesca capitale, nemmeno solo quello delle incredibili rovine azteche e maya: gli sconfinati paesaggi magistralmente fotografati da Garcia aprono lo sguardo e stringono il cuore, mettendo ai piedi una dannata voglia di correre a viverli sotto le scarpe.

Cina, la vita fuori dal monastero

Viaggi nello spazio e nel tempo: la Cina degli anni ’30 è il teatro delle vicende tutto kung fu e azione di Monk comes down the mountain. Usciamo anche noi, insieme al monaco He Anxia, nel mondo fuori dal convento in cui vive: scopriremo che la Hangzhou di quegli anni è un territorio in cui, per sopravvivere, bisogna essere decisamente abili nel farsi valere con ogni mezzo. Il film, in programma il 10 aprile al Cinema Palestrina, è stato il quarto ad aver incassato di più al mondo nel 2015: il regista – Chen Kaige, quello di Addio mia concubina – è una garanzia in questo senso.

Oggi Hangzhou conta più di 6 milioni di abitanti ma conserva scorci che evocano gli acquerelli cinesi classici; meta amatissima dai turisti, anche locali, ha i suoi punti più belli intorno al Lago Occidentale tra colline punteggiate di pagode e giardini senza tempo.

E il futuro?

Designing Africa 3.0 è il sottotitolo del FCAAAL, ma è anche il filo conduttore della mostra ospitata al Festival Center. Tra i differenti risvolti del concetto di nuovo design africano, segnaliamo la mostra [re-] Mixing Hollywood, di Omar Victor Diop e Antoine Tempé: è una revisione in chiave africana di alcune delle immagini iconiche del cinema americano. Da Shining a Thelma e Louise, passando per American Beauty e Blow Up, vedrete scatti e pose immortali “trasportate” in un altro continente: riconoscerle sarà semplice ed emozionante.

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Uscire con il Mondo

Numerosi i premi in palio per i lungo- e cortometraggi proiettati, assegnati dalla giuria di qualità e dai vari enti protagonisti del FCAAAL. Tra questi, uno è riservato al pubblico. Ogni giorno, tra i possessori della Festival Card, verranno estratti due vincitori che riceveranno una copia della guida Mondo.

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