A Carnevale ogni dolcetto vale: i più golosi d’Europa

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In Belgio lo si fa gustando piccoli bocconcini tondi di pasta fritta, a Cipro è tempo di bourekia e in Italia, beh, ognuno lo fa a modo suo. Il Carnevale non sarebbe la stessa cosa se non lo si festeggiasse con le dita impiastricciate di zucchero e un dolce sapore in bocca. Ecco il nostro tour europeo alla scoperta delle tradizioni più sfiziose legate alla settimana più colorata dell’anno, quella del Martedì Grasso.

Carnevale Europa
Il celebre Carnevale di Binche, Belgio ©Weskerbe/Shutterstock
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Il Belgio e le palline fritte ripiene di mele

Le smoutebollen - smout significa strutto, bollen è il plurale di bol, palla - sono piccoli bocconcini tondi di pasta fritta, fragranti fuori e morbidi dentro, passate nello zucchero quando ancora caldi. A volte sono ripieni di mele, altre invece di uvetta o scorze d'arancia. I chioschi delle principali città belghe vendono queste prelibatezze in comodi cartocci a forma di cono da passeggio. L’occasione per assaggiarli è il celebre Carnevale di Binche, una tranquilla cittadina della provincia vallone dell'Hainaut che per i festeggiamenti viene invasa di musiche e parate di personaggi di fantasia, come i Gilles, con le loro curiose maschere di cera.

La Svezia e la brioche speziata al cardamomo

In Svezia, il Martedì Grasso prende il nome di Semladag, il giorno del dolce semla. Tipico delle nazioni scandinave e dei Paesi Baltici, si tratta di un soffice panino dolce speziato con il cardamomo. Il nome deriva probabilmente dal latino semilia, ovvero la semola dei cereali, e solo in tempi più recenti è stato arricchiti e reso ancora più prelibato, con una farcitura di panna montata e mandelmassa, un goloso marzapane. Nei locali gli svedesi accompagnano il semla – il plurale è semlor - da un bicchiere di latte caldo; buona regola, inoltre, vuole che non venga addentato, ma si gusti prima il coperchio, poi il ripieno e infine la base.

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L’isola di Cipro e la mezzaluna dolce al formaggio

La bourekia è un dolce tradizionale che riempie le vetrine delle pasticcerie cipriote soprattutto durante il periodo di Carnevale. Lo riconoscerete a prima vista, per via della caratteristica forma a mezzaluna, e anche al primo morso, grazie al suo inconfondibile ripieno al formaggio. Di solito viene usato il manouri, un latticino greco DOP molto simile alla nostra ricotta di capra, che mescolato con il miele sprigiona un sapore eccezionale. Il Carnevale è una festività piuttosto sentita sull’isola, in particolar modo nella città di Lemesos: qui si tiene la coinvolgente e folkloristica Grand Carnival Parade, una immensa festa dei folli aperta a tutti. uno dei tanti motivi per visitare Cipro.

Il Carnevale a Sesimbra, Portogallo ©StockPhotosArt/Shutterstock
Il Carnevale a Sesimbra, Portogallo ©StockPhotosArt/Shutterstock

Il Portogallo e i dolci all’uovo con sciroppo di vaniglia

Se nel periodo di Carnevale avete pochi giorni liberi per viaggiare e il Brasile diventa una meta troppo lontana, potrete prendere in considerazione il Portogallo. Nella città di Torres Vedras, a nord di Lisbona, si tengono i festeggiamenti più spettacolari, con carri allegorici che raggiungono anche i 14 metri di altezza. I dolci che allietano la settimana del Martedì Grasso, qui e nel resto della nazione, sono i papos de anjo, letteralmente le pancine dell’angelo. L’ingrediente principe è l’uovo: si sbattono i tuorli, si cuociono al forno e poi si immergono nello sciroppo di zucchero e di vaniglia bollente. Per il palato è una meraviglia celestiale.

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La corsa dei pancake a Londra ©Michaelpuche/Shutterstock
La corsa dei pancake a Londra ©Michaelpuche/Shutterstock

L’Inghilterra e il pancake con i frutti di bosco

La prima ricetta risale al 1434, e ancora oggi il pancake resiste come uno dei dolci tradizionali dei paesi anglosassoni. Ma non tutti sanno che esiste un giorno dedicato a queste celebri rondelle dolci e che ogni anno cade esattamente in corrispondenza del Martedì Grasso. Il Pancake Day segna la fine del Carnevale, ma anche il fischio di inizio di una buffa tradizione a Londra: la corsa dei pancake, con tanto di padella e frittella (fredda!). Se preferite consumarla comodamente seduti in uno dei tanti caffè londinesi, allora provate la versione classica con zucchero e un po’ di limone, oppure quella più colorata con i frutti di bosco.

Frappe e castagnole di Carnevale ©Alexandra Bruzzese/Lonely Planet
Frappe e castagnole di Carnevale ©Alexandra Bruzzese/Lonely Planet
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E infine, l’Italia e i famosi ritagli zuccherati!

Paese che vai, nome che trovi, è proprio il caso di dirlo. In Italia, ciascuna località chiama i dolci di Carnevale in un modo diverso, ma in generale si tratta di pasta sottile a forma di rettangolo o rombo, a volte intrecciata, fritta e spolverata di zucchero, proprio come le frictilia romane. Alcuni nomi fanno riferimento alle chiacchiere tra amici, alle bugie o alle frappe (da frappare, ingannare); altri alla forma dei nastri, come le gale in Piemonte e i galani in Veneto; altri ancora a pezzi accessori, come i cenci e gli stracci della Toscana, ma anche gli struffoli di alcune regioni del centro e del sud Italia, che devono il loro nome probabilmente allo struffo, cioè batuffolo. Curiosa anche la parola campana pampuglie, trucioli che deriva dalla piallatura del legno, per via della forma allungata e irregolare. 

Infine, i dolci tradizionali del Carnevale possono assumere nomi che nascono dal grado di cottura e dunque dalla loro croccantezza una volta usciti dal forno. È il caso della variante toscana dei crogétti, dal verbo crogiare, ovvero rosolare; dei crostoli trentini che evocano la loro stessa crosta dorata; e ancora dei taralli della Basilicata, da non confondere con quelli salati pugliesi, parola che deriva forse dal latino torrere, abbrustolire, o forse dal greco toros, tondo. Quest’ultimi hanno la forma di una ciambellina e fanno parte della tradizione lucana: non vengono fritti, bensì cotti al forno. Successivamente, vengono guarniti con il naspro bianco, una glassa di albume d’uovo, zucchero e succo di limone.

Alice Avallone da bimba aveva due sogni: vedere un grattacielo e prendere in braccio un koala. E così, da grande ha vissuto a New York e ha fatto la koala keeper a Brisbane. Oggi vive nella capitale sabauda, dove mangia vitello tonnato almeno una volta a settimana e insegna a raccontare storie sul digitale a giovani promettenti scrittori.

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