Chiedilo a Tony: le risposte di Udine
Grande attenzione e presenza di pubblico per Tony Wheeler, ospite del festival Fuorirotta di Udine il 7 novembre scorso. Il fondatore di Lonely Planet, intervistato da Giovanni Scipioni, direttore di "I viaggi" di Repubblica, diverte e si diverte, parla dell'evoluzione delle guide e del mondo dei viaggi, e risponde alle domande del pubblico. Anche a quelle che abbiamo raccolto sul nostro sito. Questa pagina è dedicata a Tony, agli spunti che i nostri lettori ci hanno aiutato a mettere insieme e a tutti i viaggiatori che hanno in mente di scoprire l'Albania, il paese-tema del festival di quest'anno e una delle mete emergenti (anche) secondo Tony.

Chiedilo a Tony: le risposte di Udine
Tony, hai visitato tutti i Paesi delle guide che hai scritto o ci hai mandato qualcuno al tuo posto? All'inizio come hai proceduto per scrivere una guida? Quanto tempo trascorrevi in viaggio? Una settimana, un mese, un anno? Chiedevi informazioni agli abitanti e poi passavi alla verifica personale? (Andrea)
Beh, non proprio tutti, ovviamente. Mi sarebbe davvero piaciuto, ma non ci sono ancora riuscito. Lonely Planet ha uno staff di autori che girano il mondo e si suddividono i paesi per assicurare la massima copertura. Il tempo in viaggio? Dipende da una serie di fattori. Però mi piace raccontare che a San Francisco ho trascorso 28 notti dormendo in 28 hotel diversi. Riguardo alle informazioni, gli abitanti del posto sono una delle mie fonti preferite, perché è grazie a loro che si entra nel vivo di una città o di un paese. Poi occorre verificare con cura per essere sicuri di ciò che si scrive.
Sei consapevole del ruolo "economico" delle tue guide? Mi è capitato di raccogliere lo sfogo di un ristoratore indiano che non compariva sulla guida LP e il suo ristorante era vuoto, mentre il vicino viveva di rendita grazie a una recensione positiva (Carlo Alberto, Torino)
Sì, ne sono consapevole, eccome. Il ruolo delle guide è molto forte in Asia e in Africa, più che in Europa. Siamo comunque sempre molto attenti alle informazioni che diamo, anche per evitare di favorire una realtà a danno di un'altra.
Tony, tu che hai viaggiato in tutto il mondo dove andresti a vivere se decidessi di cambiare vita? (Anna e Giulio, Bologna)
Bella domanda, difficile dare una risposta univoca e valida per tutti. Oggi passo metà del mio tempo in Australia e metà a Londra. In generale non ho un posto preferito e ho vissuto in molti luoghi diversi. Una volta io e Maureen abbiamo fatto un gioco e ci siamo detti che prima o poi, negli anni della pensione, avremmo scelto 10 città e passato 12 mesi in ognuna di esse. La verità è che non lo abbiamo ancora fatto. Direi, comunque, che cerco di passare almeno metà dell'anno in viaggio.
Nel corso della tua lunga esperienza di viaggiatore, quale luogo o posto visitato ti ha veramente deluso? E perché? (Ghino, Sinalunga)
Nessun posto mi ha veramente deluso. Ci sono luoghi che non mi sono piaciuti al primo impatto, ma che ho apprezzato cambiando prospettiva. In definitiva, credo che non esistano luoghi brutti. I posti dove si lavora per me sono sempre belli.
Tu che hai deciso di lavorare e vivere a Melbourne, pensi che l'Australia sia ancora oggi una terra in cui "ricominciare"? (Sibilla)
A dire la verità in Australia siamo finiti un po' per caso, a metà degli anni Settanta. Per me e Maureen è stata la scelta giusta ed è lì che abbiamo fondato Lonely Planet.
L'incontro più importante che hai fatto durante i tuoi innumerevoli viaggi?
Credo che gli incontri più importanti siano quelli legati alla coincidenza. In Afghanistan ho conosciuto una giornalista che poi ho rivisto in Indonesia, in un albergo: avevamo le stanze vicine. La stessa cosa mi è capitata in Tibet con un americano che ci aveva accompagnati come interprete e che poi ho ritrovato alla frontiera con in Nepal. L'americano sapeva che saremmo passati di lì e ci ha attesi lungo il percorso. Ecco, non so perché, ma sono questi gli incontri che mi colpiscono.
Caro Tony, ho letto con grande interesse il tuo libro Bad Lands perché sono appassionato alle vicende dei paesi "pericolosi" (o ritenuti tali dai media occidentali) e ho visitato l'Iran e la Corea del Nord. La mia prossima meta sarà il Myanmar. Iran e Corea del Nord non li ho trovati affatto pericolosi (credo che nemmeno il Myanmar lo sia) e vorrei viaggiare anche in Iraq, Pakistan e Afghanistan, anche se molte fonti dicono che questo viaggio sarebbe davvero rischioso. Andarci da solo sarebbe un azzardo oltre che molto caro. La mia domanda è: vale la pena rischiare? Come ridurre il margine di rischio? Ci si può andare da soli (mi hanno detto che i gruppi sono facile bersaglio dei terroristi, mentre i viaggiatori in solitaria potrebbero essere oggetto di sequestri). Grazie per aver fondato non una collana di guide, ma uno stile di vita! (Roberto Spanghero)
Non consiglio a nessuno di ignorare i pericoli di viaggi come questi. Il viaggio è possibile, ma occorre considerare con attenzione i luoghi da vedere. Detto questo, la mia risposta è: sì, si può andare nei paesi cosiddetti pericolosi, ma con cautela. In Afghanistan, per altro, non ho mai avuto la sensazione di essere in pericolo.
Il Focus del Festival è dedicato all'Albania. Pensi che il Paese sia pronto ad accogliere i viaggiatori?
L'Albania è una delle mete turistiche emergenti. Sì, credo che il paese sia pronto. Mi ha creato un po' di imbarazzo il fatto che fosse tra le Bad Lands del mio libro, ma poi ho scoperto che gli albanesi sono stati molto contenti che l'attenzione internazionale fosse finalmente (anche) su di loro. L'Albania è un paese interessante, troppo a lungo trascurato.
Quali sono secondo te le mete emergenti?
Nascono continuamente mete interessanti. Ho in mente una zona di Manhattan che, secondo me, dovremo tenere d'occhio in futuro. Una meta sicuramente emergente è l'Alaska. Mi ha davvero colpito molto, non tanto per il paesaggio quanto per i suoi abitanti. Ho concluso che tutti gli abitanti dell'Alaska hanno la barba e almeno 12 anni di età.
Da quando sono nate le vostre guide, negli anni 70, il modo di viaggiare (e le persone che viaggiano) è sicuramente cambiato. Per tenere il passo del cambiamento, immagino che si siano evolute anche le guide. Quale pensi che sia il punto forte dell'evoluzione che le riguarda? A parte quello di essere rimaste nella sostanza, fedeli a se stesse (Filippo, Firenze)
Per le guide c'è ancora futuro. Credo che per molto tempo ancora avremo bisogno della parola scritta. Io viaggio sempre con una guida in mano e nell'altra l'iPhone. E poi le nostre guide hanno la capacità di adattarsi al cambiamento della realtà, perché a ogni edizione sono sempre diverse e aggiornate.