Giordania: tutto il fascino del Medio Oriente più accogliente
È sufficiente andare una volta in Giordania per innamorarsi perdutamente di un paese ospitale e accogliente, per emozionarsi davanti alla magia di Petra e ai mosaici di Madaba, per lasciarsi cullare dai silenzi aperti e profondi del Wadi Rum, per assaporare la cucina dai sapori speziati e per godersi le rilassate atmosfere mediorientali. E se un viaggio ben congegnato non può escludere Petra e il deserto del Wadi Rum, ci sono zone meno battute che riescono a regalare esperienze indimenticabili tanto a livello di paesaggi e di natura, quanto a livello umano.

Amman: la porta d’ingresso
Quando ci sono tornato per la seconda volta, ho scelto di percorrere un itinerario che mi permettesse di scoprire la grande varietà di questa terra meravigliosa, dalle colline del nord, dove le file ordinate di ulivi sono circondate da rigogliose foreste, fino al deserto arido e severo del sud, passando per aree protette, villaggi in pietra, strade panoramiche e trekking immersi nella natura selvaggia.
Il mio secondo viaggio in Giordania inizia ad Amman, la porta d’ingresso del paese. Mi bastano pochi istanti per placare il desiderio di atmosfere speziate, di suq chiassosi nei quali i commercianti si sfidano a colpi di ribassi sui prezzi in una gara vocale che raggiunge picchi di decibel da discoteca e di quella luce abbagliante che irradia le strade della città sulle quali insiste un traffico disordinato. Passeggio tra i bazar del centro, mi fermo ad ammirare i murales che decorano palazzi e vie cittadine, mi lascio trasportare dalla vivacità di Rainbow Street con le luci che brillano dai cesti colorati appesi sulla via e con le note di musica etnica che escono dai locali per inondare i marciapiedi. Osservo le geometrie affascinanti del Teatro Romano, davanti al quale i ragazzini giocano a pallone sovrastati dalla solennità di una gradinata di duemila anni fa, compro spezie, saponi, incensi e souvenir al mercato, contrattando fino all’ultimo dinaro, bevo un succo di canna da zucchero spremuto sul momento talmente dolce da sembrare quasi stucchevole, ma che dalle descrizioni che leggo sui cartelli sembra possa guarire a tutti i malanni.

L’ospitalità: verso il turismo di comunità
Non faccio in tempo ad abituarmi ai ritmi cittadini che lo scenario cambia radicalmente. Sul furgone in viaggio verso Umm Qais, nel nord del paese, i finestrini sono inondati di un colore verde mediterraneo che non mi aspettavo e ad attendermi c’è una bicicletta che inforco immediatamente per respirare ancora meglio quei panorami aperti e ariosi che si spingono fino al Lago di Tiberiade, l’antico Mare di Galilea, e alle Alture del Golan, luoghi che credevo esistessero solo nelle pagine dei libri. Il pranzo a casa di una famiglia mi svela un lato essenziale di questo paese, l’ospitalità. In quale paese le persone accoglierebbero a casa propria degli sconosciuti? Persone che non parlano la loro lingua e che hanno poca dimestichezza con le regole basilari dell’educazione locale? Eppure in questa parte del mondo succede, non solo a Umm Qais dove il turismo di comunità si sta sviluppando rapidamente, ma anche in molte altre parti del paese, come Salt o Madaba. Le case si aprono agli stranieri, i divanetti bassi decorati con comodi cuscini dalle trame tradizionali vengono condivisi con una naturalezza a tratti spiazzante, le tavole sono travolte da piatti di humus, riso, pollo, verdure e di tutto ciò che offre questa terra generosa.

L’archeologia: tra Jerash e Umm Al-Rasas
Dopo i gradoni del teatro di basalto nero di Umm Quais, e già quel colore è fuori dai soliti registri, è Jerash a sorprendermi. Sono abituato a vedere resti romani che nel tempo sono stati fagocitati dalle città, archi e colonne inglobati in altri edifici, aree archeologiche circondate da palazzi moderni. Basta varcare l’Arco di Adriano di Jerash per credere di camminare in una cittadina di duemila anni fa, dove nulla è stato toccato. Le prospettive si incrociano tra la piazza elicoidale e il cardo massimo, i templi lasciano intuire una magnificenza straordinaria, le antiche botteghe sembrano ancora animate dalle voci dei mercanti: ogni cosa è al posto giusto. E non è solo Jerash ad aver attraversato i secoli quasi intatta per arrivare a mostrarsi in tutta la sua meraviglia: a partire da Petra per arrivare alle rovine di Umm Al-Rasas, i siti archeologici di questo paese hanno la capacità di accompagnarmi in un viaggio nel tempo fatto di marmi, arenaria, strade lastricate, colonne, statue e mosaici in grado di raccontare storie di epoche remote.

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La natura
La natura in Giordania riesce a esprimersi in tutta la sua bellezza, con quella capacità unica di adattarsi a qualunque situazione. Trascorro la notte nella Riserva Naturale di Ajloun, una distesa verde che si apre a perdita d’occhio. Il vento soffia tra i rami degli alberi che circondano lo chalet nel quale alloggio e mi addormento cullato dal respiro della foresta chiedendomi cosa stia succedendo là fuori. E la risposta non tarda ad arrivare: là fuori la natura è viva e gli ululati striduli degli sciacalli mi fanno svegliare di soprassalto nel cuore della notte. Lasciando alle spalle le colline del nord per andare verso sud, il paesaggio cambia rapidamente colore passando dal verde alle tonalità che vanno dal marrone al rosso.
La lingua di asfalto della strada si insinua tra montagne dalle creste frastagliate, la terra fertile lascia spazio alla sabbia del deserto dove piante e animali vivono aggrappandosi a risorse quasi inesistenti, dando l’ennesima prova della forza incredibile della natura. Scendo a piedi lungo la Valle di Dana circondato dai fiori gialli delle ginestre e dai colori sgargianti degli oleandri, cammino tra le acque che scorrono dentro il Wadi-Mujib, un canyon profondissimo dove la luce del sole si insinua come una lama e illumina le rocce striate delle pareti ondulate, galleggio nelle acque scure del Mar Morto circondate da spiagge di sale bianco, ascolto il silenzio del deserto del Wadi Rum al tramonto.

Il silenzio
Dimenticata la folla di Petra e la confusione del centro di Amman e delle altre cittadine, mi ritrovo spesso immerso nel silenzio. Passeggio tra rovine antiche senza rumori di sottofondo, pedalo su strade quasi senza traffico, aspetto il tramonto seduto su una roccia davanti alla quale si apre la distesa di sabbia infinita del deserto del Wadi Rum.
In Giordania il silenzio è un prezioso compagno di viaggio. E non è il silenzio di una casa vuota o di una stanza isolata, ma è il silenzio aperto e profondo dello spazio enorme che mi circonda, quello che permette di assaporare meglio il viaggio, di interiorizzare tutte le emozioni che trasmettono i luoghi che vedo, di trovare quel senso di intimità che in altri luoghi è impossibile raggiungere.