Visitare Venezia quest’estate: un’esperienza molto diversa

In tempi normali, l’idea di avere una buona visuale sul Canal Grande dal ponte di Rialto o di non dover aspettare in fila per ore per visitare il Palazzo del Doge sarebbe una fantasiosa illusione. Ma questi non sono tempi normali e nel 2020 assistiamo allo spettacolo più raro: Venezia senza folle.

Fionn a Palazzo del Doge vuoto, Venezia agosto © Fionn Davenport
Fionn a Palazzo del Doge vuoto, Venezia agosto © Fionn Davenport
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Turisti a Venezia

È metà agosto e io e mia moglie stiamo camminando per le strade strette di Dorsoduro. Passiamo accanto ad un gruppo occasionale di visitatori che parlano tedesco fermi lungo la strada a guardare dentro la vetrina di un negozio o a consultare una mappa. In qualsiasi altro anno queste strade sarebbero state un costante flusso di persone denso come la folla che esce dallo stadio.

Per capire quanto è grande la folla, considerate i numeri. L’anno scorso questa piccola città di 53.000 milioni di abitanti ha accolto oltre 26 milioni di turisti. È come se New York, con la sua popolazione di 18 milioni, dovesse fare i conti con 88 miliardi di visitatori l’anno.  Questo grado di affollamento è inimmaginabile per la maggior parte delle altre destinazioni turistiche.

Venezia ha accolto 26 milioni di turisti nel 2019 © Apexphotos / Getty Images
Venezia ha accolto 26 milioni di turisti nel 2019 © Apexphotos / Getty Images
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Da quando è terminato il lockdown il 3 giugno, le persone sono ritornate a Venezia, soprattutto italiani e ultimamente visitatori dalle vicine Austria e Germania oltre ad una manciata di turisti dalla Francia e da altri paesi europei. Ma non ci sono turisti extraeuropei, che solitamente costituiscono il 50% di tutti i visitatori.  Non ci sono nemmeno le navi da crociera, quelle mastodontiche macchine da onde che portano 1.9 milioni tra tutti i visitatori e che vengono viste dalla maggior parte dei veneziani come una peste "meccanica" sulla loro preziosa città.

La pandemia COVID-19 ha ridotto il turismo di quattro quinti e ha praticamente cancellato l’economia turistica che dà lavoro al 65% della popolazione. 

Anche in questa città famosa per il suo approccio pragmatico al commercio, il coronavirus ha messo alla prova il consueto sangue freddo dei Veneziani di fronte alla crisi. Fino a qualche secolo fa, i focolai di peste erano un evento regolare – la parola "quarantena", infatti, venne coniata qui nel XIV secolo quando alle navi che si pensava trasportassero la peste bubbonica veniva proibito lo sbarco del carico e del personale per 40 giorni, e da qui il termine “quarantena”. 

La Basilica di Santa Maria Della Salute all’alba ©Fionn Davenport
La Basilica di Santa Maria Della Salute all’alba ©Fionn Davenport

Le attrazioni

La nostra passeggiata ci porta al museo d’arte Punta della Dogana e alla collezione Peggy Guggenheim, che stanno mantenendo un orario ridotto a causa della carenza di visitatori. Siamo andati lì nel giorno sbagliato e entrambi i musei sono chiusi.

Per fortuna, la maggior parte delle attrazioni principali del biglietto cumulativo di Venezia ha mantenuto gli orari estivi pieni, così riusciamo a visitare la Scuola Grande Di San Rocco, che prende il nome dal santo patrono delle vittime della peste. L’attrazione principale sono i teleri di Tintoretto realizzati durante una violenta epidemia che ha decimato metà della popolazione nel 1576-7.

In qualsiasi altro anno la fila per entrare sarebbe lunghissima e, una volta dentro, sareste schiacciati nella Sala dell’Albergo come sardine che amanti dell’arte. Oggi, abbiamo condiviso questa magnifica stanza con non più di un’altra dozzina di persone.

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Molti ristoranti destinati ai turisti sono rimasti chiusi© Pit Stock / Shutterstock
Molti ristoranti destinati ai turisti sono rimasti chiusi© Pit Stock / Shutterstock

Le aziende locali

Musei vuoti, visuali aperte e la completa assenza di navi da crociera sono meravigliosi per noi, ma le imprese locali non condividono a pieno il nostro entusiasmo. Un terzo degli hotel non hanno riaperto, mentre quelli che lo hanno fatto fanno del loro meglio per riempire le stanze offrendo tariffe da bassa stagione in piena estate.

Abbiamo alloggiato all’Hotel Giorgione, un elegante quattro stelle nel quartiere Cannaregio che normalmente sarebbe pieno: invece, la capienza è intorno al 70% con la maggior parte degli ospiti che hanno prenotato last minute. 

“Abbiamo riaperto il 28 maggio ed è stato un atto di coraggio”, mi racconta la direttrice Marisa Milanese con un sorriso a metà. L’hotel spera di trarre vantaggio dalle prenotazioni di quegli hotel che hanno deciso di rimanere chiusi, ma anche le stime più ottimistiche lo vedono in perdita quest’estate.

Fionn in una piazza San Marco vuota, agosto 2020 © Pit Stock / Shutterstock
Fionn in una piazza San Marco vuota, agosto 2020 © Pit Stock / Shutterstock
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Abbiamo provato qualche specialità locale e non siamo rimasti delusi. Abbiamo mangiato alcuni dei migliori cicchetti da El Sbarlefo San Pantalon, un anonimo bàcaro (bar locale) nel quartiere di Dorsoduro. Questo tipo di tapas in stile veneziano, basate principalmente sul pesce, sono ovunque nella città ma quelle davvero buone sono ben lontane dai piatti mediocri che troverete in molti punti turistici.

Abbiamo provato a trovare un tavolo da Hostaria Bacanera, che Monica ci aveva raccomandato come uno dei migliori punti in città per un’ottima cucina veneziana contemporanea a prezzi modici, ma la cameriera si è scusata dicendoci che erano pieni: ho dato un’occhiata ai tavoli e le sole voci si sentivano erano quelle di italiani con un forte accento locale.

Una scena molto diversa vicino al ponte di Rialto ©Fionn Davenport
Una scena molto diversa vicino al ponte di Rialto ©Fionn Davenport

Abbiamo lasciato Venezia dopo un paio di giorni senza quella stanchezza che sale dopo aver visitato uno dei luoghi turistici più popolari al mondo. Abbiamo fatto anche quello che consigliano tutti i veneziani interessati a proteggere la città dai pericoli dell’eccesso di turismo. Abbiamo alloggiato in un hotel registrato ufficialmente, abbiamo mangiato in ristoranti locali e ci siamo assicurati di comprare souvenir da artigiani del posto. 

E, per quanto io voglia che Venezia si riprenda completamente dalla devastazione economica, una grossa parte di me si sente come Sant’Agostino quando anelava ad essere puro: datemi i turisti, ma non ancora.

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