Tappeti, fortezze e madrase a Bukhara: le meraviglie dell’Uzbekistan
Nel cuore dell’Asia Centrale, dove le sabbie del deserto incontrano antichi percorsi carovanieri, sorge una città che incanta da secoli viaggiatori e commercianti: Bukhara. Si tratta della città più sacra dell’Asia centrale, ospita edifici millenari e un centro storico compatto e intensamente vissuto, che non è cambiato molto nel corso degli ultimi due secoli. È il luogo giusto per farsi un’idea dell’aspetto che aveva il Turkestan prima dell’arrivo dei russi. Nel centro della città si trovano numerose medressa, minareti, una poderosa fortezza reale e i resti di un mercato un tempo molto vasto. I restauri attuati dal governo sono stati più sobri e meno invasivi di quelli compiuti nella più sfarzosa Samarcanda e le strutture ricettive della città sono di gran lunga le migliori e più pittoresche del paese. Per vedere le attrattive principali di Bukhara vi occorreranno almeno due giorni. Cercate di trovare il tempo necessario per gironzolare senza meta nella Città Vecchia, in quanto soffermandosi troppo sui circa 140 edifici protetti si rischia di perdere di vista l’insieme.

Arrivare a Bukhara: dal deserto al centro storico
Chi arriva a Bukhara, spesso provenendo da Urgench o dopo aver attraversato il tratto desertico da Khiva a Bukhara, si ritrova immerso in un centro storico tra i meglio conservati di tutta l’Asia centrale. Il centro di Bukhara è un intreccio di viuzze, bazar coperti e antiche costruzioni islamiche, dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO. È qui che prende vita la città: nelle piazze animate, nei caravanserragli restaurati, tra gli archi delle madrase e nelle sale ombrose degli hammam.
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La cittadella degli emiri: l’Ark di Bukhara
La spettacolare Ark, una città regale situata all’interno della città, è la costruzione più antica di Bukhara e fu abitata dal V secolo fino al 1920, anno in cui venne bombardata dall’Armata Rossa. Per secoli è stata la residenza degli emiri di Bukhara. Oggi è per l’80% in rovina, ma si sono conservati alcuni appartamenti reali, che ospitano diversi musei di grande interesse. In cima alla rampa d’ingresso si erge la secentesca Moschea Juma (del Venerdì), ornata da bellissimi capitelli decorati con stalattiti scolpite.
Proseguendo si incontra l’antico appartamento del kushbegi (primo ministro) dell’emiro, dove venivano ricevuti gli ambasciatori stranieri e che ora ospita una mostra dedicata ai vicini siti archeologici di Paikend, Varakhsha e Romitan, un tempo importanti centri di commerci della Via della Seta.

Madrase, minareti e spiritualità: un museo a cielo aperto
Non si può parlare di Bukhara senza menzionare le madrase. L’architettura islamica qui raggiunge livelli di rara eleganza. La città ne è costellata: camminando senza meta ci si imbatte in cortili silenziosi e portali monumentali, ognuno con una storia da raccontare.
Da non perdere il Minareto Kalon: quando fu fatto costruire, nel 1127, dal sovrano karakhanide Arslan Khan, era con ogni probabilità l’edificio più alto dell’Asia centrale (in tagiko kalon significa infatti ‘grande’). Si tratta di una struttura incredibile, alta 47 m e con fondamenta profonde 10 m (comprese le canne ammucchiate al di sotto, come prima forma di protezione antisismica), che è sopravvissuta per quasi nove secoli. Gengis Khan ne rimase talmente impressionato, da ordinare di risparmiarlo al suo esercito che saccheggiava il resto della città.
Il minareto è un vero capolavoro architettonico. Le sue 14 fasce decorative ‒ tutte diverse l’una dall’altra ‒ costituiscono una testimonianza del primo utilizzo delle piastrelle smaltate di colore azzurro, che si sarebbero diffuse in tutta l’Asia centrale sotto i timuridi.
Ai piedi del minareto, nel luogo in cui sorgeva una precedente moschea distrutta da Gengis Khan si trova la Moschea Kalon, costruita nel XVI secolo per le grandi assemblee e in grado di contenere oltre 10.000 persone.
Con le sue luminose cupole azzurre, la Medressa di Mir-i-Arab ‒ tuttora in attività ‒ è uno degli edifici più spettacolari dell’Uzbekistan, soprattutto nella luce del tardo pomeriggio. Mir-i-Arab fu uno sceicco yemenita del XVI secolo, appartenente alla confraternita sufi Naqshband, che esercitava una grande influenza sul sovrano shaybanide Ubaidullah Khan.

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Tra bazar e caravanserragli: cosa fare a Bukhara
Fin dai tempi degli shaybanidi, la zona che si estende a ovest e a nord di Lyabi-Hauz era un vasto labirinto di vicoli commerciali, gallerie e piccoli mercati ai crocevia, i cui tetti sormontati da cupole erano progettati per convogliare all’interno l’aria fresca. Delle decine di bazar specializzati di un tempo ne sono sopravvissuti solo tre, tuttora coperti da cupole ma radicalmente restaurati in epoca sovietica: il Taki-Sarrafon (Bazar dei Cambiavalute; Naqshbandi), il Taki-Telpak Furushon (Bazar dei Cappellai; Mehtar Ambar) e il Taki-Zargaron (Bazar dei Gioiellieri).
Curiosate nei mercati coperti, rilassatevi in un hammam tradizionale e lasciatevi avvolgere dal vapore profumato. Una visita al bazar è anche un’ottima occasione per capire cosa comprare a Bukhara: i famosi tappeti, dalle tonalità calde e dai motivi geometrici, sono tra i souvenir più ricercati, insieme ai tessuti ikat, alla ceramica smaltata e ai prodotti a base di seta.
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Sapori uzbechi: dove mangiare a Bukhara
La qualità dei ristoranti di Bukhara non è all’altezza di quella delle sue strutture ricettive. Inoltre, dal momento che i pochi ristoranti di buon livello sono spesso al completo, conviene sempre prenotare con un buon anticipo. Alcuni B&B servono i pasti anche a chi non soggiorna presso la struttura e sono pervasi da un’atmosfera più intima rispetto a quella dei locali pieni di turisti nei dintorni di Lyabi-Hauz. Chi preferisce cucinarsi i pasti da sé può fare riferimento al Bazar Markaziy (Kolkhoz), il principale mercato dei contadini situato pochi passi a nord del Mausoleo di Ismaili Samani, nella parte occidentale della città.