Safari in canoa sullo Zambesi
Attraversate alcuni dei territori più selvaggi dell’Africa con un’escursione in canoa sullo Zambesi, navigando tra gli ippopotami di giorno e accampandovi su remote isole fluviali di notte.

Un safari corre sul filo del rasoio tra pericolo e agio. C’è il brivido primordiale di denti affilati, graffi di artigli e calpestio di zampe. Ma sempre con la consapevolezza che, se il pericolo diventa eccessivo, la guida può premere l’acceleratore e portarvi al sicuro (e probabilmente a un Gin Tonic ghiacciato una volta tornati al campo).
In un safari in canoa questa opzione non c’è. Questa è un’attività viscerale e intima, a volte più pericolosa di un safari in auto, ma anche più gratificante. Si può scivolare in silenzio quasi in mezzo ai predatori; in basso nell’acqua, vi sentite piccolissimi accanto ai mastodontici elefanti. Siete voi il conducente (e il motore) del vostro veicolo: la voce sommessa di una guida vi incita a remare più velocemente o a infilare la pagaia nella corrente e ritirarvi. Siete padroni del vostro destino in una natura selvaggia acquatica.
Non esiste un luogo migliore per una spedizione in canoa dello Zambesi, che nasce nella zona di confine tra la Repubblica Democratica del Congo e l’Angola, scroscia sopra le Cascate Vittoria e, dopo 2574 km, sfocia nell’Oceano Indiano. Per i canoisti, il tratto migliore è quello vicino al punto intermedio, a ovest del Lago Kariba, dove il fiume si insinua tortuoso tra una miriade di isole
Leggi anche:
Inizia l’avventura
Il punto di partenza è la città di confine di Chirundu, snodo del traffico transafricano, con due ponti sullo Zambesi. I canoisti si alzano presto, quando il fiume è immerso in una nebbia sottile, mentre sulle canoe si caricano tende, cibo e provviste in sacchi impermeabili. Poi il gruppo si lancia nella corrente calma, accompagnato da un coro di uccelli tra le acacie. Si fa presto a orientarsi: a dritta (destra) c’è il territorio dello Zimbabwe; a babordo (sinistra) si ergono le colline dello Zambia. Il confine corre nel centro del fiume, con le isole fluviali divise tra le due nazioni. In realtà, però, il fiume è un paese a sé.
Ben presto ci si ritrova trascinati a valle, lontano da persone e luoghi, e si entra in un mondo in cui gli animali sono sovrani e i confini politici possono sembrare poco importanti. Senza vetro, plexiglass, metallo o tela a separarvi dai grandi animali del bush africano, vi rendete conto che qui potreste (almeno in teoria) entrare nella catena alimentare. Lo Zambesi insegna il rispetto e la responsabilità.

Ippopotami famelici
Presto vi troverete a costeggiare il Mana Pools National Park nello Zimbabwe, che si dice ospiti fino a 12.000 elefanti. Osservate i branchi che si radunano sul bordo dell’acqua per abbeverarsi o che nuotano nei canali secondari. Le guide raccomandano giustamente di tenersi a distanza di sicurezza, anche se il più delle volte è un altro mammifero a destare maggiore preoccupazione.
Questo tratto di fiume è dominato dagli ippopotami, che si radunano in branchi da una dozzina a 50 o più esemplari. Possono farsi prendere dal panico se le canoe si avvicinano troppo: è essenziale far loro capire che state solo passando – di solito basta colpire il fianco della canoa come bussando a una porta. Imparerete presto che esiste una gerarchia nel traffico fluviale: alcune specie hanno la priorità o il diritto di precedenza, e gli uomini devono aspettare pazientemente che la via sia libera prima di procedere. Sentire il tonfo di un coccodrillo del Nilo che scivola nel fiume mentre si rema fa paura, ma sapere di essere protetti dalla propria canoa in vetroresina è rassicurante (almeno finché rimane a galla).

Iscriviti alla nostra newsletter! Per te ogni settimana consigli di viaggio, offerte speciali, storie dal mondo e il 30% di sconto sul tuo primo ordine.
Il momento di accamparsi
Lungo il percorso si notano di tanto in tanto lodge di lusso sulle rive del fiume, alcuni con piscina o ristoranti che servono pasti gourmet a tre portate. I canoisti, invece, sono una specie autosufficiente. La giornata di navigazione si conclude con i membri del team che trasportano le canoe su isole fluviali remote e montano un gruppo di tende intorno al falò prima che il sole infuocato scivoli oltre l’orizzonte. Dovrete partecipare ai lavori del campo e della cucina e tenere d’occhio gli intrusi notturni perlustrando l’oscurità con la torcia. Ma la ricompensa è magnifica: cenare davanti a un fuoco scoppiettante e addormentarsi sentendo in lontananza il ruggito dei leoni a caccia.
Le giornate seguono sempre lo stesso schema: ci si alza presto per smantellare il campo e remare nel fresco del mattino, mentre le aquile pescatrici volteggiano in alto. Il fiume cambia gradualmente: le strette curve e il labirinto di canali oltre Chirundu si trasformano in un corso più lungo e dritto che scorre verso est. L’avventura termina tre giorni dopo, con gli escursionisti che caricano le canoe su rimorchi nel punto in cui il piccolo fiume Chongwe si immette ad angolo retto nella maestosa processione dello Zambesi.
Alla fine del viaggio siete entrati in una sorta di comunione con il fiume: siete stati passeggeri della sua corrente, alla pari di ippopotami e coccodrilli. Forse non è esagerato dire che siete diventati un tutt’uno con il suo fluire. Ma ricordate: non dovete mai entrare in acqua, per nessun motivo.

Come organizzare il viaggio
Come arrivare
L’aeroporto internazionale di Lusaka, ben servito da voli provenienti da tutta l’Africa e non solo, dista circa 3 h di auto da Chirundu. In alternativa, per arrivare a Chirundu dall’aeroporto internazionale di Harare, oltre il confine nello Zimbabwe, ci vogliono 6 h di auto.
Quando andare
La stagione delle escursioni in canoa sullo Zambesi va in genere da marzo a dicembre, con una pausa in coincidenza con le piogge. Le temperature sono più fresche da maggio ad agosto.