Dieci mete nascoste a Pechino

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Pechino, tra autostrade e grattacieli avveniristici, conserva innumerevoli tesori del passato fuori dalle strade più battute. Ecco dieci piccoli gioielli da cui cominciare.

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Alla velocità con cui Pechino si è proiettata nel XXI secolo, la sua storia rischia di rimanere nell’ombra e la visita in città si concentra sulle architetture futuriste e sugli hutong più noti. Tuttavia, la capitale cinese conserva molti siti autentici, poco conosciuti ma ricchi di storia, apprezzati dai più intrepidi esploratori e da visitare senza la solita folla.

Città sotterranea di Mao

In piena balia della paranoia da Guerra Fredda, negli anni ’70 il presidente Mao ordinò che si costruisse una seconda città sotto Pechino per salvaguardare la popolazione nel caso di un attacco nucleare. Per qualche anno, fino al 2007, è stato possibile pagare per visitare gli umidi rifugi a quasi 8 m di profondità sotto il quartiere di Qianmen, che comprendevano una scuola e perfino un teatro, ma l’edificazione massiccia in zona sta velocemente cancellando ogni traccia dei tunnel, in realtà piuttosto superficiali e con ogni probabilità inefficaci. Detto questo, tutti sembrano essere a conoscenza di una voce secondo cui un qualche ristorante o altro locale sarebbe in possesso di una cantina che conduce alla città sotterranea. Chiedete in giro e potreste ancora trovare una via per i sotterranei pechinesi.

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Mura della città di Kublai Khan

Nel 1274, Kublai Khan commissionò la costruzione di una serie di imponenti mura di terra a protezione della città di Dadu, nuova capitale della trionfante dinastia Yuan. Inconsapevolmente, il conquistatore mongolo stava ponendo le basi per la fondazione di Pechino. È incredibile come oggi siano rimaste più merlature di Dadu che mura in pietra costruite dalla dinastia Ming, abbattute negli anni ’60 per fare spazio al secondo raccordo anulare. Prendete la metropolitana per Beitucheng (la cui traduzione è un indizio: ‘muro di terra nord’), e potrete camminare per oltre due chilometri sul ciglio del grande terrapieno, oggi allestito come Parco delle Reliquie delle Mura Yuan. Al calar della sera, la zona diventa un punto d’incontro gay-friendly.

Una mini Città Proibita (senza folla)

Prima che Mao la ribattezzasse Palazzo della Cultura dei Lavoratori, questa Città Proibita in miniatura fu tempio imperiale ancestrale, vale a dire il pezzo di terra più sacro di Pechino, dove il ‘figlio del cielo’ (o imperatore) avrebbe onorato con sacrifici i suoi predecessori. Una serie di ponti orizzontali in pietra collega i grandi portali di colore giallo brillante attraverso i quali si accede agli ampi saloni, mentre i quieti dintorni sono disseminati di pini e cipressi, oltre a un venerato albero pluricentenario che sarebbe stato piantato da Zhu Di in persona, il terzo imperatore della dinastia Ming. Ma il vero pregio del Palazzo della Cultura dei Lavoratori è il ‘carattere’ Ming che lo contraddistingue, molto più genuino rispetto alla maggiore Città Proibita di epoca Qing, in gran parte ricostruita, che si trova subito accanto.

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Tempio della Pagoda Bianca

Lontano dalle caffetterie e dagli spiedini d’agnello degli hutong (i vicoli affollatissimi del Gulou), i cortili circondano le forme aggraziate della Pagoda Bianca del Tempio Miaoying (171 Fuchengmennei Dajie) una sorta di bulbo immerso in un’atmosfera di estrema serenità, e da qualunque parte vi giriate, la vista della pagoda svettante sui tetti in tegole vi ispirerà una fotografia. Disegnata da architetti nepalesi nel XIII secolo, la pagoda è il coronamento glorioso del tempio buddhista Miaoying, il quale ha finalmente riaperto ai visitatori a dicembre 2015 dopo anni di lavori di restauro.

Tributo all'Opera di Pechino

Uno dei più antichi teatri d’opera della Cina e vera e propria reliquia, il Teatro Zhengyici (220 Xiheyan Dajie, distretto di Xuanwu; +86 010 8315 1649) fu costruito in origine nel 1688 sul sito di un tempio buddhista. Con meno di 100 posti a sedere, questo edificio a due piani rivestito con pannelli in legno è il luogo più suggestivo in città per assistere a uno spettacolo d’Opera di Pechino, contraddistinta dallo stile promosso dalla dinastia straniera Qing, dopo che nel 1790 arrivarono a Pechino compagnie d’opera provenienti dal sud per esibirsi in onore dell’ottantesimo compleanno dell’imperatore Qianlong. Per veri intenditori è la forma d’opera kunqu, la più antica ed erudita che viene spesso messa in scena qui. Oppure cercate di vedere il Mei Lanfang Classics, un tributo al maestro d’opera di Pechino Mei Lanfang, che calcò questo stesso palco all’inizio del XX secolo.

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Pechino noir

Al confine con l’antico quartiere delle legazioni straniere di Pechino e all’ombra dell’infestata Torre delle Volpi (Dongbianmen), vi ritroverete in una zona diroccata in cui risuona ancora l’eco del suo passato, quando era un covo dei vizi negli anni ’20 e ’30. Qui avvenne l’efferato omicidio che ispirò il giallo best seller di Paul French Mezzanotte a Pechino, ovvero il torbido omicidio della Torre delle Volpi. Potete esplorare la zona di notte, seguendo l’itinerario ufficiale ‘Midnight in Peking Walking Tour’ con Bespoke Travel Company (bespoketravelcompany.com). Oppure, se non siete in vena di brividi e suspence, potete venire di giorno: la Red Gate Gallery all’interno della Torre delle Volpi espone una collezione di fotografie sull’intrigante passato del quartiere.

Steampunk in salsa cinese

Non è un segreto il fatto che il 798 Art District, sede dell’arte contemporanea di Pechino, un tempo fu il complesso industriale più tecnologicamente avanzato della Cina. I laboratori in perfetto stile Bauhaus da Germania dell’Est sono la dimostrazione del concetto di spazio lavorativo ideale per artisti come Huang Rui e Ai Weiwei negli anni ’90. Superate di corsa le gallerie e i caffè per arrivare al D-Park, dove vi ritroverete in un vero e proprio campo di prova dell’architettura industriale comunista retro-futurista. Per attraversare quest’area esiste un passaggio sopraelevato con ampia visuale su torri, ciminiere, caldaie, tubi sibilanti e strutture metalliche gigantesche che, nell’insieme, sembrano il set cinematografico dell’ultimo film steampunk.

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Architettura nell'era dei signori della guerra

Quando l’ultimo imperatore fu bandito dalla Città Proibita 100 anni fa, il signore della guerra Duan Qirui divenne di fatto il governante di un paese immerso nel caos. L’edificio governativo (3 Zhangzi Zhonglu) che fece costruire è un intricato lavoro di mattoni, tipico esempio dell’architettura repubblicana classica, torre dell’orologio compresa. Serviva da quartier generale e residenza, e più tardi ospitò le truppe nazionaliste di Chiang Kai Shek. Nonostante il cancello sia sempre presidiato dalla polizia, potete passeggiare liberamente all’interno del complesso; non perdetevi, sul retro, gli incantevoli edifici universitari rivestiti con vecchi pannelli di legno, sede distaccata della Renmin University. Poi cercate il Peanut Cafe, un locale rilassato sul lato orientale dell’area, per sedervi e contemplare le espressioni architettoniche degli alti e bassi del potere bevendo un macchiato al caramello.

I draghi d'acqua del lago Houhai

Circondati da alberi di salice e birrerie, i tre ameni laghi Shichahai di Pechino furono molto tempo fa un importante snodo portuale nel Grand Canal, la diramazione che collegava direttamente Pechino a Tongzhou, nella periferia sudorientale della Cina. Sotto il selciato usurato del ponte Wanning del lago Houhai su Di’anmen Waijie, un paio di pietre scolpite come bestie che sputano acqua sono del tutto ignorate dagli indaffarati abitanti di Pechino, ma hanno sorvegliato questo corso d’acqua strategico fin dal 1200. Per saperne di più sulle innovative vie acquatiche della dinastia Yuan, recatevi al piccolo museo all’interno del tempio Huitong a nord del lago Xihai, che documenta il lavoro di Guo Shoujing, ingegnere dei canali e astronomo del XIII secolo.

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Il museo migliore di Pechino

Il Poly Art Museum è uno scrigno di antichi manufatti cinesi situato più o meno a metà altezza di un grattacielo in vetro (potete acquistare il biglietto anche alla reception). Sculture in bronzo e buddhiste sono esposte in modo esemplare, non nascoste da vetrine polverose ma posizionate su piedistalli illuminati ad arte. Gran parte della collezione è stata acquistata da varie case d’asta oltreoceano e quindi rimpatriata; prestate attenzione alle sei ‘sculture zodiacali’ che un tempo decoravano una fontana nell’Old Summer Palace. Il lavoro di ricerca per completare la dozzina è ancora in corso.

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