Itinerario di quattro giorni in Dominica

16 minuti di lettura

Sono una scrittrice di viaggi di Saint Lucia. Ho studiato all’estero in Belgio, Repubblica Ceca, Germania, Grecia, Spagna, Stati Uniti e Galles, eppure finisco sempre per tornare nelle isole delle Indie Occidentali. E vi assicuro che quando atterrerete in Dominica non riuscirete a restare al chiuso. La sua bellezza vi inviterà a recuperare il vostro rapporto con la natura e a scoprirne le proprietà rilassanti, grazie alle sue sorgenti termali e a una ricca vegetazione, che si rivelano antidoti olistici allo stress.

 

Instagram: @naturallynasha

Twitter: @nashasmith

La costa di Dominica. Credits Derek D. Galon / Shutterstock
La costa di Dominica. Credits Derek D. Galon / Shutterstock
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Perché andare in Dominica

Gole spettacolari, foreste pluviali verdissime, fiumi infiniti e suggestivi tramonti: la Dominica si merita decisamente il titolo di ‘Isola della natura’. Ma questa nazione insulare è anche il gioiello più incontaminato dei Caraibi, un luogo che offre una tregua dal caos della vita. Lo stretto rapporto con la natura è radicato nello stile di vita dominicano. Una solida tradizione di agricoltura e pesca si traduce in una cucina fresca e genuina. Nove vulcani hanno regalato all’isola un’intensa attività geotermica e numerose sorgenti termali. L’entroterra lussureggiante è solcato da numerosi sentieri escursionistici. L’aria è pulita, l’acqua fresca. Come non amare un posto così?  

Il periodo migliore

Stagione intermedia (ottobre-metà dicembre):

  • Alla fine della stagione delle piogge di novembre potrete approfittare di prezzi scontati nelle strutture ricettive.
  • Il tempo più fresco è ideale per l’escursionismo.
  • Ottobre porta il World Creole Music Festival, una festa che per tre sere celebra la tradizione e la cultura creole.

Budget giornaliero

Camera doppia in un hotel di media categoria: 100-200

  • Cena in un ristorante locale: 25-40
  • Biglietto di corsa singola in autobus: 1-3
  • Calice di vino: 7
  • Pinta di birra: 6,50
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Barche a Portsmouth. Credits Dave Primov / Shutterstock
Barche a Portsmouth. Credits Dave Primov / Shutterstock

Primo giorno in Dominica: Portsmouth

Iniziate la giornata con una sostanziosa colazione in uno dei tanti locali di Portsmouth, la seconda città per grandezza di Dominica. U&H Delights in Harbour Ln serve un assortimento di omelette, sandwich e quesadillas (farcite con uova, prosciutto, pollo, verdure o pesce), waffle, smoothies (a base di frutta locale come guava, banana, mango, frutto della passione, papaya, ciliegie) e molto altro ancora. Sweet Tooth Treats in Bay St è un altro locale per la prima colazione che promette buon cibo e ottima atmosfera, con un goloso menu che comprende waffle tacos, ciambelle farcite, pancake, morbide uova strapazzate, bacon croccante e patate alle erbe.

 

Dominica è percorsa da 365 fiumi, nessuno più famoso dell’Indian River, che sfocia nel Mar dei Caraibi (l’accesso all’Indian River è incluso nel pass per i siti ecoturistici della Dominica, che costa 5 al giorno o 12 per una settimana e consente ingressi illimitati durante il periodo di validità). Un tempo via di trasporto per il commercio e gli scambi, oggi il fiume è un’oasi di serenità e una meta favolosa per le escursioni a piedi. Il sentiero inizia appena fuori Portsmouth, vicino al ponte.

 

Presso il centro visitatori potrete prenotarvi per la visita guidata in una barca da otto posti (US$20). Scoprirete ben presto che gli pseudonimi sono un elemento caratteristico della cultura delle Indie Occidentali. Chiedete di ‘Cobra’, ‘James Bond’ o ‘Lawrence of Arabia’, tre barcaioli che sono i preferiti delle guide turistiche. Una curiosità: James Bond ha anche fatto da guida alle star di Pirati dei Caraibi durante le riprese sull’isola.

 

Remando a mano, questi barcaioli fluviali hanno creato la ricetta perfetta per il relax. Il tour si svolge senza fretta, seguendo un ritmo tranquillo che permette di apprezzare la flora, la fauna e l’ambiente naturale delle zone umide costiere. L’atmosfera è decisamente da film, con una fitta chioma di alberi che lascia filtrare pochissima luce e le radici nodose e intrecciate degli alberi bwa mang che serpeggiano lungo la riva. Le soste lungo il fiume includono di solito il Cobra’s Bush Bar, dove il drink della casa si chiama Dynamite ed è un intruglio esplosivo di rum invecchiato di produzione locale, uva spina, frutto della passione, lime e guinep (un frutto viscido, aspro e agrodolce delle dimensioni di una grossa biglia). I cinefili riconosceranno lungo il percorso la baracca di Tia Dalma in Pirati dei Caraibi – La maledizione del forziere fantasma.

 

Nessun viaggio a Portsmouth si può considerare completo senza una sosta al Madiba Beach Cafe. Questo spartano capanno all’aperto sulla spiaggia serve pesce fresco accompagnato dal dolce sciabordio delle onde e da una suggestiva vista sul mare. Il pescato del giorno è generalmente cucinato alla griglia e sempre delizioso, ma il pezzo forte è il gelato fatto in casa. Provate quello all’uvetta o (e anche?) quello alle arachidi.

 

L’iconico Waitukubuli National Trail è un sentiero lungo 183 km che si snoda attraverso la foresta pluviale collegando importanti punti di riferimento. L’intero trekking richiede due settimane di cammino e quindi non è fattibile per la maggior parte dei viaggiatori con poco tempo a disposizione, ma lungo il percorso ci sono diverse tappe che vale la pena di esplorare durante un soggiorno sull’isola. Il Cabrits National Park, punto di arrivo del trekking intero, è una pittoresca penisola che si estende su una superficie di oltre 520 ettari (l’ingresso al parco è incluso nel pass ecoturistico). Situata tra i resti di picchi vulcanici estinti, la riserva consente una vista illimitata sulla spiaggia sottostante. Un’altra attrazione di Cabrits è Fort Shirley, storico avamposto militare da cui si godono ampie vedute della costa settentrionale. Il sito, oggi Patrimonio dell’Umanità, conserva diversi cannoni e caserme.

 

L’ariosa terrazza in legno del Roots Rock Bar and Grill a Bell Hall è perfetta per un aperitivo al tramonto perché offre una posizione privilegiata per osservare il sole che scivola in mare. Bevete qualche bicchierino di rum locale in questo ambiente idilliaco.

 

Anche se relativamente tranquilla, questa giornata vi avrà fatto venire una gran fame. Prendete un taxi o andate in auto allo Steak House Restaurant & Lounge di Picard, un locale gestito da madre e figlia che offre una cucina raffinata. Non è facile scegliere dal menu ricco di sapori, ma il pesce alla griglia ripieno di gamberi è davvero straordinario. La grande varietà di contorni include riso al burro, crocchette di patate alla mozzarella, pasticcio di mais, sformato di banane verdi al Cheddar e molto altro ancora. Calcolate un paio d’ore per poter vivere come si deve questa esperienza gastronomica, e non dimenticate di prenotare un tavolo in anticipo perché il locale si riempie velocemente. 

 

Quanto al pernottamento, il Riverside Hotel di Picard offre spaziose suite di lusso immerse nelle meraviglie naturali della Dominica. A seconda della posizione della vostra camera, potrete godere di una vista sulle montagne, su un villaggio, sul Mar dei Caraibi o sul fiume.


In fondo a questo elenco il testo originale cita anche il sorrel, che non compare nel DB flora e fauna. Dopo lunghe ricerche online, confrontando le foto, credo si tratti del frutto dell’ibisco, ma per non rischiare di sbagliare lo ometterei, visto che comunque l’elenco dei frutti è già consistente.

Il mare a Calibishie. Credits KevinClarkArt / Shutterstock
Il mare a Calibishie. Credits KevinClarkArt / Shutterstock
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Secondo giorno: a Calibishie tra avventure e relax

Al largo di Calibishie, elegante e panoramico villaggio sulla costa settentrionale della Dominica, si estende la barriera corallina più lunga dell’isola. Il villaggio, che offre un’opportunità di evasione e relax, è servito dai minibus che collegano Portsmouth a Marigot e Castle Bruce, con un tragitto medio di 25-30 minuti.

 

Organizzate una prima colazione al sacco rifornendovi di prelibatezze locali in uno dei numerosi ristoranti o caffè lungo la strada principale, quindi dirigetevi verso Point Baptiste Beach. Essendo un’isola prevalentemente vulcanica, la Dominica non è la tipica destinazione da vacanza balneare con spiagge di sabbia bianca, ma Point Baptiste è l’eccezione che conferma la regola, con sabbia dorata e acque tranquille e poco profonde. Dopo aver gustato la vostra colazione, sdraiatevi sulla spiaggia deserta, rilassatevi, nuotate, leggete... oppure non fate proprio nulla.

 

Cercate però di trovare il tempo di esplorare le Red Rocks, l’adiacente formazione rocciosa facilmente riconoscibile per la superficie liscia e l’insolito colore rossastro, risultato dell’ossidazione minerale provocata dall’azione incessante del sole e dell’acqua di mare. Addentratevi nelle piccole grotte incuneate nella scogliera, tra petroglifi e scalini scolpiti nella roccia, quindi osservate dalla cima la distesa di acqua blu – nelle giornate limpide si riescono a vedere le isole francesi di Marie-Galante, Les Saintes e Guadalupa. Visitate il sito per conto vostro o fatevi raccontare la storia di queste formazioni uniche dal custode ufficioso, che di solito sorveglia il sito raccogliendo donazioni da destinare alla conservazione dell’area.

 

Il Poz Restaurant & Bar a Calibishie Gardens è molto frequentato sia dai turisti sia dai dominicani per il suo ampio menu e la personalità calorosa e cordiale del suo omonimo proprietario. Un ingresso in legno incorniciato da piante conduce a un suggestivo ristorante-giardino affiancato da una piscina. I piatti di mare sono sublimi (i gamberi al cocco sono i miei preferiti) e la presentazione è impeccabile, mentre il punch al rum riesce a trovare il difficile equilibrio tra gusto fruttato e forte gradazione alcolica.

 

Gli amanti del cioccolato vorranno riservare un po’ di spazio per il dessert alla Pointe Baptiste Estate Chocolate Factory. Questa piccola azienda a conduzione familiare produce raffinate tavolette di cioccolata in esclusivi gusti caraibici come ‘spice’ (un mix delle spezie più utilizzate nella cucina delle Indie Occidentali: cannella, noce moscata e chiodi di garofano), zenzero, peperoncino, caffè, menta, mandarino, oltre alla tradizionale cioccolata al latte. I visitatori vengono guidati attraverso il processo di trasformazione del cacao in golose tavolette, tartufi e scaglie di fave. La proprietà di 10 ettari offre agli ospiti la possibilità di pernottare in una villa degli anni ’30 arredata con mobili antichi e quadri e dotata di una grande biblioteca. Il profumo inconfondibile del gelsomino, della plumeria e dell’ylang-ylang invita a entrare in un magnifico giardino lussureggiante pieno di alberi da frutto, fiori e piante medicinali. Sul giardino si affaccia un ‘chocolate cottage’ con una parete aperta e un letto king size: l’allestimento perfetto per osservare le stelle. Dopo questo pomeriggio a base di cioccolata, tornate sulla cima della Red Rock per ammirare il tramonto.

 

All’ora di cena raggiungete una chicca davvero nascosta: il Coral Reef Restaurant. Avventuratevi dietro un negozio di alimentari lungo la strada principale e scoprirete un locale affascinante con una sensazionale vista sull’oceano. Il proprietario Gus e il suo staff propongono un’autentica cucina creola dominicana, un connubio dei sapori africani, amerindi, indiani e francesi che incarnano le numerose e intricate radici delle Indie Occidentali. Provate le tenerissime costolette di manzo e fermatevi per un drink dopo cena.

 

Villa PassiFlora, una delle migliori strutture ricettive di Calibishie, offre accesso diretto alla spiaggia, un’infinity pool e una vista spettacolare al tramonto; pagando un supplemento, si può perfino avere un cuoco a disposizione. Questa villa con tre camere è la cornice ideale per un’evasione in un’atmosfera intima. 

Panorama di Roseau. Credits NAPA / Shutterstock
Panorama di Roseau. Credits NAPA / Shutterstock

Terzo giorno: alla scoperta della vivace Roseau

Iniziate la giornata nella capitale e città più grande della Dominica con i tonificanti e salutari estratti di verdure, frullati naturali, spremute fresche e tisane del Tropical Blendz Cafe in Old St. Le proposte più sostanziose per la colazione includono classici come pancake, omelette e uova o specialità dell’isola come platano fritto e accras (crocchette di pesce), e soffici frittelle a base di baccalà e peperoni con qualche goccia di salsa piccante.

 

Raggiungete Old Market Sq, un luogo di importanza storica in Dominica. In questa piazza acciottolata si svolgevano infatti le aste degli schiavi e, a volte, le pubbliche esecuzioni. Oggi è un vivace mercato sul lungomare dove si possono acquistare prodotti freschi, frutta e oggetti dell’artigianato locale (cesti intrecciati, gioielli fatti a mano, oli essenziali e saponi).

 

Vicino al molo si trova il Dominica Museum, che compensa le sue dimensioni ridotte con la ricchezza dei suoi reperti storici e culturali, selezionati dall’illustre storico dell’isola Lennox Honychurch. Tra gli oggetti esposti figurano un pwi pwi (la zattera ricavata da tronchi d’albero dai nativi kalinago) e strumenti musicali usati dai primi coloni.

 

Percorrete per 15 minuti in direzione nord-ovest Dame Mary Eugenia Charles Blvd (intitolato alla prima donna primo ministro della Dominica) per raggiungere i Botanic Gardens. Un tempo il giardino era un’oasi rigogliosa traboccante di fiori tra i più belli dei Caraibi; purtroppo l’uragano David nel 1979 e l’uragano Maria nel 2017 lo hanno gravemente danneggiato. Ciò nonostante, potrete vedere oltre 50 specie di piante indigene, tra cui il bwa kwaib (Sabinea carinalis), la pianta nazionale della Dominica, che regala un tripudio di fiori rosso scarlatto durante la fioritura. Nei giardini vive anche l’amazzone imperiale, l’uccello nazionale della Dominica, un pappagallo che si incontra solo sull’isola. Maestoso ma schivo e considerato ‘l’orgoglio della Dominica’, ha il corpo di colore viola intenso e ali giallo-verdi con striature rosse. Non mancate di dare uno sguardo al baobab che fu abbattuto dall’uragano David, schiantandosi su uno scuolabus vuoto: l’albero, ancora vivo, è un simbolo della capacità di ripresa del paese.

 

Per ammirare la vista panoramica sulla capitale, fate la breve escursione a Morne Bruce, ai margini del centro città. Si trova a cinque minuti di auto o, se avete voglia di camminare, a 20 minuti a piedi dai Botanical Gardens. All’ora di pranzo scegliete l’Escape Bar and Grill, rinomato per i suoi cocktail innovativi come il Grinch e il Pineapple Express – non perdete l’occasione di assaggiarne un paio durante un pasto sostanzioso a base di ali di pollo, costolette alla griglia, platano fritto, hamburger o gamberi in salsa d’aglio.

 

La splendida Emerald Pool è un posto pieno di pace nel Morne Trois Pitons National Park; il parco, sito UNESCO, è incluso nel pass ecoturistico. Per arrivarci, prendete un minibus e dite all’autista che siete diretti a Pont Cassé, a circa 40 minuti di distanza (se invece ci andate in auto, troverete molti parcheggi). Scendete all’ingresso del parco e camminate per 10 minuti dal centro visitatori lungo un facile sentiero attraverso la foresta per raggiungere questo posto incantato, anche questo apparso nella serie di film Pirati dei Caraibi. Una sottile colonna d’acqua spumeggiante si tuffa sulle rocce da un salto di 12 metri, e una grotta semi-nascosta offre un angolo ancora più appartato poco lontano dalla pozza principale. Il verde di questa piscina naturale è dato dalle alghe presenti nell’acqua, ma è la luce del sole che si riflette sull’acqua e sulle foglie a conferirle la caratteristica sfumatura smeraldo. Nella piscina si può fare il bagno, ma l’acqua non è molto profonda, quindi non è consigliabile tuffarsi. Per chi desidera trascorrere il pomeriggio intero, sul posto ci sono venditori che offrono il pranzo; trovate anche due piattaforme panoramiche, molte panchine, servizi igienici e uno spogliatoio.

 

Per ammirare il tramonto andate all’Islet View Restaurant & Bar, a 15 minuti d’auto di distanza a Castle Bruce. Andateci per il panorama e fermatevi per le 50 varietà di rum di produzione propria. Poi arriva il momento di andare a cena: situata ai margini di Roseau, la Old Great House propone cucina occidentale con un tocco locale. Come in molti ristoranti dell’isola, il pesce è un elemento essenziale del menu, e così pure tuberi amidacei come il dasheen (taro), le patate dolci e gli ignami. Tutti i piatti sono preparati con ingredienti freschissimi per garantire i sapori migliori.

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Le montagne nei dintorni di Roseau. Credits EWY Media / Shutterstock
Le montagne nei dintorni di Roseau. Credits EWY Media / Shutterstock

Quarto giorno: escursioni nei dintorni di Roseau

Iniziate la giornata al Pearl’s Cuisine in Great Marlborough St, che da oltre 30 anni serve deliziose specialità da prima colazione come accras (crocchette di baccalà), souse (un brodo leggero con zampetti di maiale e cetrioli aromatizzato con cipolla, aglio, lime e varie spezie), torte salate e cocoa tea (che, nonostante il nome, non è un tè, ma una tipica bevanda locale a base di cacao, latte e spezie). Il menu del pranzo è altrettanto invitante.

 

È ora di andare a vedere la Champagne Reef, una delle esperienze più straordinarie dell’isola (ci si arriva in autobus o in 15 minuti d’auto). In quale altro luogo si può fare snorkelling nelle acque di una barriera corallina dai riflessi dorati che sembrano un calice di bollicine? L’effetto è creato dai gas vulcanici che salgono dal fondo marino e imitano l’effervescenza dello champagne. L’acqua è piacevolmente calda, quindi ci si può godere lo spettacolo per ore; i fanatici dello snorkelling resteranno affascinati dal tripudio di colori di spugne, pesci trombetta, pesci pappagallo, tartarughe e cavallucci marini. Non dimenticate di portarvi scarpette antiscivolo e una macchina fotografica subacquea o una custodia impermeabile per il telefono per documentare lo spettacolo. Per accedere alla spiaggia bisogna pagare l’ingresso alla riserva marina (US$2) al Donny’s Beach Bar. Potrete noleggiare l’attrezzatura al Donny’s e dagli altri operatori sulla spiaggia, che organizzano anche immersioni (a partire da US$20). A volte la corrente è forte, per cui è indispensabile saper nuotare bene.

 

Ora che vi è venuto appetito, spostatevi 15 minuti a est per pranzare alla Chez Wen Cuisine a Scotts Head Beach. Questo ristorante sulla baia è specializzato in cucina di mare (a noi piace molto il pesce alla griglia in salsa d’aglio), ma offre anche altre opzioni, come pollo alla griglia e diverse carni in umido.

 

Ti Kwen Glo Cho (‘piccolo angolo d’acqua calda’ in creolo) dista circa 40 minuti in direzione nord-est, ma vale decisamente il viaggio. Con una tariffa d’ingresso di US$10 si accede a un giardino lussureggiante con vasche in pietra di benefiche acque termali, molto calde ma non in misura eccessiva, ideali per membra doloranti o menti iperattive. In quest’oasi di pace la fretta non esiste: prendetevi tutto il tempo necessario.

 

Il ristorante che vanta la vista più bella su Roseau è senza dubbio il Palisades del Fort Young Hotel, un resort di lusso all inclusive che è un posto meraviglioso anche per il pernottamento. Cenate all’aperto con vista sul Mar dei Caraibi, accarezzati dalla brezza marina, oppure optate per un’esperienza più intima nella sala interna. La cucina, che fonde sapori locali e internazionali con ricette contemporanee e tradizionali, offre specialità come frittelle di dasheen, petto di pollo alla griglia con spezie cajun, arrabbiata vegetariana e torta di frutta dominicana. Il codice di abbigliamento è casual elegante (non sono ammessi i pantaloni corti) – sarà bello concludere questi quattro giorni favolosi con una nota di stile.

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