In bicicletta intorno al mondo

Redazione Lonely Planet
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Franco Monnet, autore del libro Puroremo (EDT, 1999) in cui racconta l'incredibile discesa in canoa del Rio delle Amazzoni, ha compiuto il Giro del Mondo in bicicletta, della durata di due anni, in solitaria. Gli abbiamo fatto alcune domande. Dalle sue risposte emerge la passione autentica del cicloturista, il racconto di esperienze memorabili e un'indicazione di percorso attraverso le vie appenniniche, dal Tirreno all'Adriatico.

Franco Monnet in azione © Paolo Focheri Coizzi
Franco Monnet in azione © Paolo Focheri Coizzi
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In bicicletta intorno al mondo

Com'è nata l'idea del tuo viaggio? Nasce prima l'idea della bicicletta o l'interesse per certe destinazioni?
È nata prima l'idea del viaggio, volevo fare il giro del Mondo, conoscerlo nella sua totale rotondità. Vedere ciò che mi hanno sempre raccontato. Metterci il naso: il mio. Poi ho scelto il 'mezzo' più idoneo alla mie possibilità e al progetto, con una bicicletta forse lo potevo fare!

Quali sono state le principali difficoltà? E i vantaggi?
Difficoltà: al primo posto c'è la sicurezza, sulla strada il traffico incombe come un killer spietato. Riuscire a essere disponibili a tutto ciò che succede giorno per giorno, attimo per attimo, sempre. Poi, nei viaggi lunghi, riuscire a mantenere una forma psico-fisica ottimale. Le fasi di forma fisica variano costantemente e le possibilità di infortuni e malattie sono altissime.

Vantaggi: certamente al primo posto l'esperienza e la conoscenza che si maturano al pedale (morale, culturale, umana, caratteriale, fisica ecc...). Poi il fatto di vivere in una condizione di libertà assoluta non consueta ai nostri standard quotidiani.

Qual è stato il paese più cyclo-friendly?
Non posso dire sia stato il nord Europa, perché viaggiare con la bici carica lungo le 'ciclabili' salendo e scendendo dai bordi dei marciapiedi non è per nulla salutare alle ruote, ai raggi: insomma si spacca la bici e i nordici non sono famosi come calorosi esternatori. Poi il traffico non permette pedalate friendly in nessuna parte del Mondo a meno che ci si avventuri per vie non battute o solo ed unicamente ciclabili, vedi Danimarca.

Però, sicuramente non tenedo conto della salute della bici, annoterei l'Iran per la serenità che le sue genti hanno regalato al mio passaggio: si, veramente friendly. Ospitali come nessuno; per 20 delle mie 27 giornate iraniane ho ricevuto inviti a passare la notte a casa di uno di loro, dalle città alle campagne; ho imparato molto da alcune di esse come molto dalle notti passate nelle stamberghe, nelle locande o semplicemente nel sacco a pelo al bordo delle fontane dei campi di pistacchi e melograni. Ed infine: oggi, dopo il crash delle Torri Gemelle, parlare di pedalare in ambienti amichevoli, in molti paesi, non è più così semplice, tutto si è complicato sensibilmente.

Quanto tempo di preparazione richiede un viaggio di questo tipo?
Io ho organizzato il mio Giro in due anni. Tempo necessario per garantirmi un centinaio di chilometri giornalieri nelle gambe (anche se questa è stata la parte meno accurata, perché il viaggio si sarebbe svolto in così lungo tempo che era impensabile prepararmi senza tenerne conto: in forma ci sarei arrivato sfruttando le prime tappe. Ciò mi permetteva di allenarmi si, ma di testare, allo stesso tempo, l'equipaggiamento, una vera situazione di viaggio tenendo conto di tutti i suoi elementi) e per la messa a punto della logistica lungo il percorso, per sistemare l'iter burocratico inerente i visti e per la ricerca delle cooperazioni per la parte economica: gli sponsor.

Quali sono state le emozioni più indimenticabili?
Indiscutibilmente quando a Kathmandu, in Nepal, da un'infiammazione provocata da una ferita con la corona della bicicletta mi è venuto un principio di cancrena al piede. L'assoluto rifiuto di accettare la possibilità d'interrompere il viaggio mi sconvolse.

Quali sono stati i rapporti con la gente del posto?
Questo è un argomento chiave. Senza presunzione un ciclista è una persona che attraversa territori foresti portando con sé solo fatica, tenacia, curiosità e molto rispetto per i luoghi in cui arriva. Ecco perché, quando è così, è sempre ben accetto e trova il conforto umano.

Quali consigli daresti a chi vuole diventare cicloturista? Pensi sia un'impresa per chiunque o occorre un fisico particolarmente allenato?
Consigli non si danno mai, si racconta come lo si è fatto; così tutti sono liberi di accedere alle esperienze narrate, o a parte di esse, nel modo più adeguato. So perfettamente che alcune tra le mie conoscenze mi vengono anche da tutto il materiale letto, sentito e visto attraverso vari mezzi e ho scelto di portarle con me oltre a tanta umiltà, molta pazienza e più ancora: curiosità. Certamente rimane un'impresa, per chiunque, ma chiunque con un buon allenamento basato su ordine e disciplina, fisica ed organizzativa, può pianificare un progetto pertinente a se stesso e arrivare al traguardo.

Quale breve percorso suggeriresti in Italia?
Suggerirei alcune delle vie appenniniche, proprio perché non le conosco ancora. Bellissima deve essere la traversata Tirreno-Adriatico, sufficientemente lunga per annotare nel diario della nostra vita meravigliose sensazioni e importanti esperienze, ma non libere dalla fatica: un buon viaggio non ne è mai senza.

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Destinazioni in questo articolo:

Danimarca Iran Italia Nepal
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