Il Deserto Bianco e il Deserto Nero, nell'Egitto meno conosciuto

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Esiste un Egitto poco noto, è quello del Deserto Bianco e del Deserto Nero, della Montagna di Cristallo, proseguendo verso Sud fino a quello che fu il “Limes” dell’Impero Romano. Un’intersezione incredibile di culture e un viaggio paesaggistico e culturale che ripercorre persino la storia dei precursori delle balene, scheletri nel deserto vecchi di quaranta milioni di anni. 

Deserto bianco Egitto
Le formazioni di gesso nel deserto bianco ©high fliers
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Un Egitto oltre gli itinerari più noti

L’Egitto è uno dei paesi più affascinanti dell’Africa. I suoi siti archeologici sono impressionanti per numero e qualità dei manufatti artistici, per la ricchezza dei riferimenti culturali e per la magnificenza di una storia che parte da molto lontano. È il luogo delle continue scoperte archeologiche, come quella recentissima che ha permesso, grazie all’utilizzo di tecniche ultramoderne, l’individuazione di un nuovo corridoio all’interno della celeberrima piramide di Cheope a Il Cairo.

Ma, bando ai luoghi più noti e battuti di questo strepitoso Paese, ci sono mete meno conosciute che si possono scoprire durante un itinerario che parte dalla capitale e si snoda lentamente lungo la parte sudoccidentale del Paese.

Scheletri dei precursori delle attuali balene a Wadi Al-Hitan ©Paola Scaccabarozzi
Scheletri dei precursori delle attuali balene a Wadi Al-Hitan ©Paola Scaccabarozzi

Wadi Al-Hitan, la valle delle balene

A circa duecento chilometri dal Cairo, procedendo verso ovest, nell’area del Governatorato del Fayyum, si trova uno dei siti paleontologici più interessanti del pianeta. Scheletri dei precursori delle attuali balene, alcuni perfettamente intatti e lunghi decine di metri, sono adagiati sulla sabbia del deserto occidentale egiziano. Qua e là numerosi resti di antichi pesci ossei e conchiglie affiorano dalle dune e testimoniano che non esiste un altro luogo al mondo in cui sia possibile trovare un così alto numero di fossili, sia per quantità sia per concentrazione. Sono reperti risalenti addirittura a 40-35 milioni di anni fa.

Quello di Wadi Al-Hitan (letteralmente “Valle delle Balene”) è un gigantesco museo all’aperto in uno scenario naturale spettacolare in grado di raccontare il viaggio evolutivo dei cetacei, che è anche quello della nostra specie.

Lo si attraversa camminando sulle dune o calpestando la sabbia che milioni di anni fa ospitò il poco profondo, ma densamente popolato, mare di Tetide. È una passeggiata densissima che toglie il fiato tra formazioni geologiche di calcare marnoso e argilla gessosa risalenti a 56-33 milioni di anni fa. È un catapultarsi in un paesaggio maestoso fatto di avvallamenti a perdita d’occhio, dove la bellezza è ovunque. Si ha la sensazione di percorrere millenni e millenni di storia, fino a quando gli antichi Egizi utilizzavano parte di quel calcare come materiale edilizio per la costruzione delle loro piramidi.

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deserto nero Egitto
Le colline coniche, costituite da arenaria e cemento ferroso, del Deserto Nero ©Paola Scaccabarozzi

Il Deserto Nero e la Montagna di Cristallo

Un percorso un po’ lungo e non particolarmente entusiasmante (7/8 ore di jeep) costituisce l’unica possibilità per giungere in una zona remota e del grande fascino. Una fatica che vale indubbiamente la pena perché, percorrendo la strada principale che attraversa l’oasi di Bahariya, una depressione morfologica estesa per 1800 chilometri, si giunge di fronte a un altro scenario unico al mondo.

Numerose colline coniche, costituite da arenaria e cemento ferroso si stagliano all’improvviso nella pianura. Si susseguono una dopo l’altra, dando un effetto surreale. Siamo nel deserto nero.

Poco dopo, qualche chilometro più in là, la sabbia ospita una montagna di cristallo. La "Crystal Mountain” è un raggruppamento imponente di differenti tipologie di cristalli. L’effetto è inimmaginabile.

Il deserto bianco con le sue formazioni calcaree ©Paola Scaccabarozzi
Il deserto bianco con le sue formazioni calcaree ©Paola Scaccabarozzi
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E… il Deserto Bianco

Quando il Deserto Bianco si dipana davanti agli occhi di un viaggiatore è una rivelazione inattesa. Appare così di colpo, dopo un’altra lunga attraversata nel nulla, sempre in direzione sud ovest.

Il deserto bianco con le sue formazioni bianchissime (in termini tecnici “chalk”), costituite da resti di microscopici animali marini risalenti alla fine del Cretaceo, cioè 80 milioni di anni fa, è formato da una foresta di pinnacoli, monoliti sparsi alti decine di metri, funghi, galline e animali fantastici: una stellata dirompente in cui il bianco risalta nelle sfumature dell’ocra, uno dei luoghi più incredibili del Sahara.

Dichiarato Area Protetta nel 2002 e solo recentemente riaperto al turismo (chiuso a lungo per motivi di sicurezza legati a questioni politiche), è situato a una trentina di chilometri a nord dell’oasi di Farafra e occupa una superficie di tre mila chilometri quadrati.

Una fortezza del Limes dell’Impero romano a sud, presso l’oasi di Lakaba ©Paola Scaccabarozzi
Una fortezza del Limes dell’Impero romano a sud, presso l’oasi di Lakaba ©Paola Scaccabarozzi

Verso l’oasi di Labakha

Dirigendosi ancora più a sud (i tempi di percorrenza non sono definibili in maniera precisa perché sono presenti posto di blocco) si giunge a Labakha, una minuscola oasi in mezzo al deserto. Un puntino tra le dune che costituiscono lo scenario naturale di rovine di fortezze romane, templi e una vasta necropoli. Questo sito si trova lungo il Limes, il confine sud dell’Impero Romano, da cui si controllava il flusso carovaniero in uscita dall’Egitto romano e diretto verso occidente. Anche qui, come spesso accade in Egitto, si assapora la sovrapposizione di tempi remoti.

Tra le palme sorge il forte di Air El Lakeba, una fortezza in mattoni crudi che, osservata da sud, pare quasi intatta. La sua ambientazione esotica è testimone della penetrazione romana nel deserto egiziano. Ovunque si trovano cocci di vasi risalenti a un periodo che va dal I al V secolo d.C. Poi c’è il forte di Air Umm Debadib dove sono presenti i resti della fortezza e del più complesso acquedotto sotterraneo che i Romani abbiano costruito in questa regione. Sono evidenti anche le rovine di una cappella cristiana con tanto di iscrizione copta al fondo dell’abside. A nord ovest del forte sono presenti un nucleo di abitazioni e, un po’ più a est, una necropoli. Qua e là la sabbia si è impossessata di questi luoghi abbandonati, ne ha invaso gli accessi e reso l’insieme ancora più suggestivo.

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L’oasi di Kharga

A poca distanza, sorge la più popolata e meridionale delle oasi egiziane. È quella di Kharga, capitale del Governorato della New Valley. Abitata fin dal Neolitico, l’oasi ebbe una grande espansione durante il periodo tolemaico, intorno al III secolo a. C.

Punto di incrocio di tutte le piste che collegavano le altre oasi e la valle del Nilo, è la sede del Tempio di Ibis, costruito durante il periodo persiano sotto l’imperatore Dario (595-589 a.C.) e dedicato al dio Amon. A Kharga si trova inoltre e la necropoli di Bagawat, una delle più antiche e importanti necropoli cristiane nel mondo. Risale al IV secolo ed è costituita da 263 tombe-cappelle di mattoni crudi e da una grande chiesa. Il sito è pregevole anche dal punto di vista pittorico. Vi sono scene ben conservate che raffigurano passaggi dell’Antico Testamento, come la Cappella della Pace e la Cappella dell’Esodo.

Il villaggio di Bashendi ©Paola Scaccabarozzi
Il villaggio di Bashendi ©Paola Scaccabarozzi

Il villaggio di Bashendi, la necropoli di Qila el-Dabba e la cittadina medioevale di Al Qasr

Proseguendo verso ovest si trova il villaggio di Bashendi, che deve il suo nome a un principe indiano (Pasha Hindi) stabilitosi là nell’XI secolo. È una cittadina da girare a piedi che conserva case in mattoni di fango dipinte e decorate. Ci sono anche un imponente mausoleo e una necropoli romana con una tomba decorata in stile faraonico.

A poca distanza, sorge la necropoli di Qila-El-Dabba di Balat, dove sono state ritrovate sette grandi mastabe (particolare tipo di tomba monumentale utilizzata durante le prime fasi della civiltà egizia) appartenenti ai governatori dell’oasi della VI dinastia (2460-2200 a. C.) e, in particolare, la tomba di Khentika, provvista di un appartamento funerario fittamente decorato. Sempre a breve distanza, nell’oasi di Dakhla, si trova il villaggio fortificato medioevale di El Qasr risalente al XI secolo. Vicoli che si dipanano tra un labirinto di strade, abitazioni impreziosite da architravi lignei finemente intagliati sono l’emblema di un modo di abitare tradizionale islamico perfettamente conservato. Al Qasr costituisce inoltre l’esempio di un’architettura che sfrutta le proprietà isolanti dell’argilla cruda impastata con la paglia, una tecnica millenaria ancora attuale. Di grande pregio, sempre all’interno villaggio, è la moschea di Nasr Al Don, risalente al periodo degli Ayubidi, dinastia fondata dal Magnifico Saladino (XII-XIII secolo) con il suo minareto. 

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Altre meraviglie dell’oasi di Dakla: il tempio di Deir el-Hagar e la necropoli di Muzawaka

Il monumento antico più famoso dell’oasi di Dakhla è quello dedicato agli dèi Amon-Ra, Mut e Khonsu, costruito sotto il regno di Nerone (54-68 d. C.) e abbellito con bassorilievi durante il regno di Vespasiano, Tito e Domiziano.

Il tempio si raggiunge lasciando la strada asfaltata sette chilometri a ovest di Al Qars, seguendo per un chilometro uno sterrato verso sud. Nella medesima oasi, merita una visita la necropoli di El-Muzawaka (letteralmente, ’’ben decorata’’), che consiste in una serie di oltre 300 tombe, alcune delle quali hanno conservato perfettamente le pitture con i loro colori originari, come quelle dei funzionari Petosiris e Petubastis. I principali temi, propri delle tombe dell’Egitto faraonico, sono presenti, ma rappresentati con uno stile caratteristico del periodo greco-romano. Interessante questa reinterpretazione iconografica successiva. Altro incredibile esempio della stratificazione archeologica che l’Egitto mostra ovunque in maniera più o meno esplicita.

Tornando verso Il Cairo

La strada di ritorno impone una sosta notturna presso l’oasi di Baharia per proseguire il giorno successivo verso Il Cairo. Potrebbe essere l’occasione per terminare questo ricchissimo itinerario con la visita delle Tombe di Quarte Selim di Bawiti, costruite durante la XXVI dinastia, in particolare quella di Zed-amon ef-ankh e di Banentiu. Esiste infine un museo, quello delle Mummie Dorate, con reperti di grande pregio. Le condizioni di conservazione sono però, purtroppo, un po’ deludenti e solo dieci delle numerose mummie del periodo romano ritrovate nella regione, scoperte solamente nel 1999, sono esposte.

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