Il Lazio selvaggio, tra cowboy e dinosauri
Per molti romani e turisti della capitale è impensabile che ad appena un’ora dal Colosseo si estenda un territorio selvaggio dominato dagli allevamenti di mucche e cavalli, una specie di western in versione nostrana. Siamo infatti tra gli Appennini e in particolare nei giurassici Monti Lepini, dove recentemente sono state ritrovate centinaia di impronte di dinosauri.
Tutte le strade partono da Roma
Per essere precisi, i Monti Lepini fanno parte degli Antiappennini laziali, ovvero, di quei rilievi che corrono lungo la costa, da nord a sud e viceversa. In verità, per via della loro formazione a quanto pare indipendente, alcuni non li considerano parte degli Appennini, da cui sono separati da larghi e profondi avvallamenti. Altri invece li annoverano tra gli Appennini, sostenendo che il prefisso “anti-” conferisca un’idea di divisione errata e perciò vi preferiscono il “pre-”, da qui il nome di Preappennini.
In ogni caso, pre o anti, dentro o fuori, quello che ci interessa è conoscerli.
I Monti Lepini interessano le province di Latina, Roma e Frosinone. Se si parte da Roma e si vuole rimanere in provincia - per il puro gusto di dimostrare che è possibile passare dal contemporaneo Museo MACRO di Odile Decq (o, se più vi piace, dalla Nuvola di Fuksas) a un parco preistorico all’interno dello stesso territorio giuridico, - ebbene possiamo prendere come punto di riferimento il paesino di Gorga.
Gorga si trova a est della capitale e si può raggiungere: in pullman, attraverso le linee regionali COTRAL; col treno, almeno fino alla stazione di Anagni-Fiuggi; in macchina, prendendo l’A1 se si vuole fare in fretta, oppure la via Tuscolana se si vuole arrivare con tutta calma, approfittando dei semafori rossi per ammirare le antiche ville con le palme che spuntano dai muri di cinta.
Se viaggiate su strada, prima di arrivare a Gorga vi ritroverete in ogni caso a zig-zagare per i mitici dodici tornanti, che se li guardate dall’alto sembrano tanti “smile”. Poi, una volta scesi dal pullman o lasciata l’auto nel centro del paese, comincerete il vero viaggio: quello con i vostri piedi, ovvero il mezzo più semplice e sostenibile che ha l’uomo per muoversi nel mondo.
Jurassic Monti Lepini Park
Non è un caso che il nostro percorso parta dal viale della Libertà. Ora infatti sarete liberi di attraversare lo spazio e il tempo. Percorrere i sentieri che vi porteranno tra le rocce e i fossili, le grotte e le cime.
Eccovi pronti con zaino in spalla, scarpe da trekking e via verso il Monte Malaina, famoso per i fossili preistorici rimasti incisi sulle pietre.
Fossili?
Sì. Cioè dei resti di organismi. Le rocce dei Monti Lepini si sono formate infatti durante l’Era Mesozoica, in ambiente marino. All’inizio, infatti, questi monti non erano altro che un arcipelago di isole coralline e tropicali che, grazie al movimento delle placche che compongono la crosta terrestre - ricorderete tutti le lezioni di scienze alle elementari, - hanno potuto sollevarsi, dando origine a delle montagne di 1500 metri d’altezza.
Sono stati proprio i fossili intrappolati nelle stratificate rocce di questi territori ad aver permesso agli studiosi di ricostruirne la storia. Recentemente, inoltre, a Sezze - un paesino a sud-est di Gorga dove vi consigliamo di andare se avete tempo per una seconda tappa - sono state scoperte centinaia di orme di brontosauri e di carnivori bipedi.
Insomma, decine di milioni di anni fa i Monti Lepini avevano una folta vegetazione tropicale ed erano abitati da dinosauri grandi e piccoli. Una vera e propria Jurassic Park laziale.
Tagliolini western
Bene. Se andate verso il Monte Malaina in cerca di fossili, dovrete salire innanzitutto dal centro di Gorga fino alla Fonte San Marino. Si tratta di una fonte d’acqua potabile con una grande vasca rettangolare dove si abbeverano mucche, cavalli e…camminanti. Insomma, se andate lì per riempire le vostre borracce, non vi spaventate quando dietro di voi comparirà un quadrupede assetato.
Se fate qualche metro più avanti, vi ritroverete in un pianoro erboso e super-scenografico dove di questi quadrupedi ce ne sono moltissimi che pascolano allo stato brado. Se vi sedete a mangiare un panino, se andate in cerca di fragoline o di funghi, oppure se provate a montare una tenda ve li ritroverete attorno, e voi non dovrete fare altro che lasciarli fare.
I primi appassionati della vita tra le mucche sono proprio i cowboy di Gorga e dintorni.
Potreste incontrarne alcuni a cavallo, con jeans attillati, cappelli e stivali da veri cowboy, a cercare disperatamente una mucca che si è persa. Potrebbero sembrarvi uguali a quelli degli spaghetti western, invece no. Non hanno nulla del carattere introverso, aggressivo o sprezzante dei modelli visti al cinema. Anzi, mantengono un certo spirito naif oltre che libero, una positività spiccata e un’estrema socialità che li porterà - così come i loro animali - ad avvicinarsi a voi. Magari proprio mentre starete arrostendo delle salsicce sulla brace o saltando dei meravigliosi tagliolini fatti a mano sul fornelletto, cosa che li porterà ad offrirvi del vino locale in cambio di cibo.
E mentre farete amicizia non potrete non notare un’altra cosa che li differenzia nettamente (ovviamente) dai cowboy americani, e cioè il loro dialetto che potremmo definire “ciociaro” - ovvero quella lingua parlata a nord della provincia di Frosinone e in alcune parti delle province di Roma e di Latina. In ogni caso una lingua dalle note alte, che emana gioia anche quando il contenuto è drammatico, e che non ha nulla a che spartire con la cupa e ruvida - per quanto estremamente affascinante - cadenza romana.
Se è una bella stagione, dopo cena i nostri cowboy si metteranno a dormire nei propri sacchi a pelo alla luce delle stelle e al suono della… musica techno. Sì, proveniente dai loro cellulari: potrebbe anche succedere questo. Giusto il tempo di addormentarsi mentre il fuoco si spegne e la luna spunta dal monte, come diceva quella vecchia canzone.
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Down and Up
Se siete decisi ad andare sul Monte Malaina, dal pianoro dove forse avete passato la notte dovrete seguire le tracce dei trattori fino al crocevia tra il sentiero per il Monte Malaina e quello per lo Sperone Maraoni. Ovviamente prendete il primo, dopodiché passerete per un’immensa radura alberata, prima di salire di nuovo - e parecchio - fino in cima.
A meno che non vogliate ritrovarvi catapultati in una delle splendide ma anche oscure grotte di questi territori (in tutto, sono 488) è meglio non fare deviazioni. Anche perché, se arrivate dove dovete arrivare, potrete godere di una vista pazzesca sul mare. Potrete ammirare attorno a voi tutte le vette dei Lepini, nonché una meravigliosa vista del Circeo, il promontorio con uno dei mari più belli del Lazio, dove i romani più avventurosi amano andare.
Vi sentirete piccoli ma anche forti, perché siete arrivati fin lì con i vostri piedi.
Verso la libertà e oltre le quattro domande
Prima di lanciarvi verso l’ignoto, ma anche mentre vi siete già lanciati, controllate se avete una risposta alle quattro domande base che ciascun escursionista deve tener bene a mente:
- Avete dato un’occhiata al meteo? In queste zone il clima non è artico ma è caratterizzato da un’alta piovosità. Nessuno vi negherà la magia di camminare sotto la pioggia, ma forse avere in tasca un impermeabile potrebbe essere utile.
- Sapete quali segnali seguire? Quelli del CAI (il Club Alpino Italiano) sono delle strisce bianche e rosse. Altrimenti, potreste sentire i canti corali dei gruppi dell’APE (Associazione Proletari Escursionisti): seguiteli, siete sulla buona strada.
- Avete delle mappe del cammino? Procuratevi quelle ufficiali, magari su una buona app. E se siete contro il GPS perché volete trovare (la strada) invece che essere trovati (dai satelliti), allora usatele offline.
- Volete camminare da soli? Bene, ma se è la prima volta che andate in montagna, se vi perdete anche nel vostro quartiere o se vi viene un attacco di panico a stare sotto la pioggia senza ombrello, magari evitate. E poi è sempre più bello andare in compagnia: basta sceglierla bene.