A Beirut tra arte e conflitti

Redazione Lonely Planet
6 minuti di lettura

Beirut è una delle città più antiche del
 mondo, un’eterna sopravvissuta, una fenice che rinasce dalle proprie ceneri, continuamente reinventata dalla sua tenace popolazione, che conta ben 18 differenti fedi religiose. È così che è riuscita a ritagliarsi una nicchia nella scena artistica globale, trasformando la sofferenza seguita a conflitti, occupazioni e guerra civile in forza creativa. 

Beirut arte
La vivace notte di Beirut ©ramzihachicho/Getty Images
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Caos è la prima parola che viene in mente appena arrivati in taxi a Beirut dall’aeroporto: il caos  di una metropoli trafficata, costituita da
palazzi altissimi e case dimesse, minareti e
chiese, circondata dalle acque azzurre del Mediterraneo e dalle cime verdeggianti del
Libano. 

I diversi quartieri, come il centro riqualificato e la leggendaria Corniche del lungomare, l’elegante Hamra e il lussuoso Gemmayzeh, recano ovunque i segni lasciati dagli invasori negli ultimi due millenni: fenici e romani, arabi, crociati e ottomani, fino all’influente protettorato francese nel primo dopoguerra. Solo nel 1943 il Libano conquistò l’indipendenza. Da allora, Beirut è un crocevia culturale che ha resistito ai tentativi di invasione di Israele e della Siria, subendo tuttavia, dal 1975, ben 15 anni di guerra civile tra cristiani e musulmani. 

Ancora oggi la sua posizione geografica nel cuore del Medio Oriente rende Beirut un polo centrale e laboratorio di creatività moderna con una varietà di artisti all’avanguardia, registi e produttori cinematografi, musicisti e DJ, designer e stilisti. Questa città avverte la precarietà della vita per via della sua storia mutevole, ma proprio per questo la forza di creare e far accadere le cose è davvero intensa e percepibile. È sufficiente trascorrere un giorno in quella che era chiamata la Parigi del Medio Oriente per apprezzare i siti archeologici e la spettacolare arte contemporanea. 

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Beit Beirut

Questo progetto, una novità sulla scena culturale metropolitana, è un memoriale dei conflitti decennali, ma anche uno sguardo al futuro grazie a mostre d’arte e fotografia. 

È il suo stesso edificio che rende speciale il Museo Beit Beirut, che si trova proprio sulla Linea Verde che divideva la zone cristiana da quella musulmana durante la guerra civile. Questa villa neo-ottomana degli anni ’20 era usata come bunker dei cecchini ed è stata mantenuta così com’era, macerie comprese. 

Come spiega l’architetto Youssef Haidar i visitatori “cominciano la propria esperienza nel momento stesso in cui vedono la facciata del museo. All’interno, abbiamo lasciato intatti i danni delle esplosioni, i
muri trivellati di colpi, i graffiti dei cecchini. La visita è toccante sia per i libanesi sia per gli stranieri 

La Moschea di Mohammed al-Amin
, Beirut ©Diego Fiore/Shutterstock
La Moschea di Mohammed al-Amin
, Beirut ©Diego Fiore/Shutterstock

Moschea di Mohammed al-Amin

Una passeggiata di 15 minuti lungo Rue de Damas vi condurrà nel cuore del centro cittadino, tra
le scintillanti cupole azzurre e gli slanciati minareti della Moschea di Mohammed al-Amin, nota come la Moschea Blu del Libano: in effetti l’architetto Azmi Fakhuri ammette di essersi ispirato al famoso santuario ottomano di Istanbul. La moschea, completata solo nel 2008, domina il panorama della città e di notte la sua illuminazione è suggestiva. È aperta al pubblico, tranne negli orari di preghiera, e l’interno è incantevole: alla luce soffusa di enormi lampadari di cristallo, la volta è coperta di intricati motivi tipicamente islamici. 

A testimonianza della molteplicità culturale di Beirut e del ricco patrimonio storico, dietro la moschea si snoda un labirinto di rovine di epoca romana e, di fianco, sorge la cattedrale di culto maronita osservato dal 40% della popolazione e le cui radici in Libano risalgono al IV secolo. 

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Cattedrale ortodossa di San Giorgio
 ©f8grapher/Shutterstock
Cattedrale ortodossa di San Giorgio
 ©f8grapher/Shutterstock

Cattedrale ortodossa di San Giorgio

La più antica chiesa di Beirut si
trova all’ombra della Moschea Blu, vicino alle rovine romane. Risalente a 2000 anni fa, questo piccolo gioiello bizantino sopravvissuto a terremoti e guerre, è stato ricostruito decine di volte e oggi la sua originale bellezza architettonica è stata ripristinata. Dentro la chiesa profumata d’incenso, oltre agli splendidi affreschi e alle icone dorate di San Giorgio, si trovano pilastri e mosaici ancora segnati da pallottole e graffiti, memoria storica di quando la chiesa si trovava sulla linea di fuoco. Nella cripta potrete ammirare l’affascinante museo archeologico sotterraneo.

Il Museo Sursock
 ©Stephanie d'Arc Taylor/Lonely Planet
Il Museo Sursock
 ©Stephanie d'Arc Taylor/Lonely Planet
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Museo Sursock

Una corsa in taxi di 5 minuti vi condurrà nel quartiere d’élite dell’illustre dinastia Sursock, le
cui dimore lussuose e i giardini rigogliosi sembrano essere rimasti intatti nel tempo. Il punto di maggior interesse è il sontuoso palazzo del mecenate Nicolas Sursock, costruito nell’eclettico stile ottomano-veneziano. Nel 2015, dopo sette anni di restauro, è stato riaperto come museo d’arte moderna. 

Il progetto del celebre architetto francese Michel Wilmotte ha mantenuto la facciata dai vetri colorati e le balaustre decorate e ha inserito ampi saloni per ospitare esposizioni di arte contemporanea libanese e show come Let’s Talk About The Weather, in cui gli artisti si occupano dei problemi legati al cambiamento climatico. 

Galleria Plan Bey

Proprio al termine della ripida scalinata di San Nicola che collega Sursock con il più suggestivo Gemmayzeh, Plan Bey è una lussuosa galleria d’arte con una gamma di mostre che vanno dalle stampe di foto vintage delle guerre libanesi ai collage di poster retrò glamour, adesivi di graffiti provocatori e libri d’artista. 

Questa, però, non è una galleria come le altre, anzi è un esempio della scena artistica dinamica di Beirut, infatti i proprietari sono editori artigiani di stampe artistiche e creazioni multimediali. Plan Bey espone stampe a edizione limitata, realizzate in collaborazione con molti artisti locali, e bizzarri fumetti politici come il Beyrouth Bye Bye di Barrack Rima, che ritraggono la città sommersa da montagne di spazzatura e attaccata da coccodrilli e ninja. A differenza delle gallerie più costose, il principio di Plan Bey è quello dell’arte accessibile a tutti. 

Armenia Street

Nonostante le difficoltà in un territorio scosso da tensioni perenni, Beirut è stata abile nel reinventarsi continuamente come capitale festaiola del mondo arabo. Un esempio eclatante è Armenia Street, a 10 minuti a piedi da Plan Bey, una via che fino a qualche anno fa era un cumulo di case diroccate e officine di riparazioni auto. Oggi, ogni spazio è stato riconvertito in bar, boutique, bistrot o club. 

Esplorate i diversi locali: dall’ambiente retrò in stile internazionale della Milano anni ’60 al Central, dove un guru del mixology vi racconterà come ha imparato l’arte del cocktail in un pub alla moda di Londra; e dal romantico Prune, più chic di un bistrot parigino, all’Anise, dove bartender in giacca bianca servono 30 tipi diversi di assenzio e arak artigianale proveniente da ogni regione del Libano. 

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Beirut vista da Harissa al tramonto © Bernardo Ricci Armani/Getty Images
Beirut vista da Harissa al tramonto © Bernardo Ricci Armani/Getty Images

Castello di Byblos

Raggiungete in taxi Byblos, storico porto fenicio a 30 chilometri dal centro. Su una collinetta al di sopra del porto fortificato sorge il maestoso Castello dei Crociati, costruito nel XII secolo, quando i cavalieri crociati combattevano per conquistare Gerusalemme. Il panorama include templi greci e romani, souq turchi
e la Chiesa di San Giovanni Battista, ancora ben preservata. 

Questo tratto della città, considerato la Saint-Tropez di Beirut, è una meta trendy nei mesi estivi
e si estende in un’area popolata
fin dall’Età della pietra che vanta monumenti tutelati dall’UNESCO.
 Il castello ospita anch’esso un piccolo museo, ma il vero gioiello 
del luogo sorge al termine di una ripida scalinata, dove vi attende una torre fortificata da cui ammirare il panorama. 

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Libano
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