Guatemala
Quetzaltenango (Xela)
Il meglio per un viaggio culturale senza folla
Daniel Karfik / Shutterstock
Guatemala
Il meglio per un viaggio culturale senza folla
Quetzaltenango (Xela) è una città di splendida architettura, festival affascinanti, ottimo cibo e pochissima folla. Le sue grandi piazze sfoggiano edifici notevoli, e i vicoli stretti custodiscono bar e caffè pieni di carattere. Gli appassionati di cucina qui trovano sia alta cucina sia street food: può capitare di cenare in un bistrot tranquillo mentre un grande corteo passa proprio fuori, oppure di giocare a scacchi all’aperto, con una folla che si raduna per vedere chi vince.
La città ha due nomi: Quetzaltenango, dato dagli spagnoli, e Xela, nome maya. Quest’ultimo è sempre più usato, grazie alla crescente consapevolezza dell’orgoglio indigeno e dei diritti dei popoli nativi. Questa dualità è parte del fascino di Xela, evidente nel mix di cattedrali spagnole e monumenti maya, nelle architetture antiche e moderne che convivono fianco a fianco. Gli amanti del cibo trovano di tutto: dall’avocado toast e cappuccini del Baviera Café alla cucina italo-guatemalteca del Restaurante Tertulianos.
“Chi visita il Guatemala punta subito verso Antigua o il Lago Atitlán, ma spingendosi un po’ più a ovest a Quetzaltenango (nota come Xela) si scopre una città ricca e affascinante che nonostante le piazze signorili, i vicoli invitanti e i tranquilli caffè e bar ha una limitata affluenza turistica. Xela offre una ricca scelta culinaria, dai ristoranti raffinati allo street food.
” — Ray Bartlett
Xela è anche una base perfetta per gite giornaliere verso luoghi unici, come la curiosa chiesa giallo-canarino di San Andrés Xecul o il selvaggio luogo di pellegrinaggio del Volcán de Cerro Quemado. Il Festival de Venado, intorno a Natale, mette in scena un mix di cultura nativa e cattolicesimo, con danze mascherate e fuochi d’artificio – una delle tante tradizioni ipnotiche della città.
Una sosta di people-watching al Parque Centro América, con la rotonda colonnata dedicata al compositore Rafael Álvarez Ovalle, autore dell’inno nazionale del Guatemala. Donne in traje (abito tradizionale maya) attendono di intrecciare i capelli alle clienti, mentre i bambini giocano con i palloncini dei venditori ambulanti. Di sera, le coppie si tengono per mano sulle panchine.