Marettimo, l'isola sospesa tra mare e montagna
La più selvaggia e remota delle isole Egadi, Marettimo è un gioiello incontaminato di sentieri, grotte e falesie sul mare: un paradiso per chi sta ancora cercando la propria Itaca.
Dalla costa trapanese, le Egadi sono sagome sfumate nell’aria salmastra: isole dolci e al contempo aspre, che già gli antichi chiamavano Aegates, dal greco Aigatai cioè “terre delle capre”, e che oggi attirano viaggiatori e turisti alla ricerca della propria isola che non c’è. Che sia Favignana, la più famosa delle tre, con le sue spiagge dal mare blu cobalto e le sue cave di tufo? O che sia Levanzo, lembo di terra rocciosa dalle casette bianche e dalle esplosioni di buganvillea fucsia tra i muri crepati dalla salsedine? No: bisogna andare oltre, spingersi fino all’ultimo approdo, osservare la sagoma massiccia e remota che s’avvicina e infine – quando l’aliscafo attracca al lungo molo dello Scalo Nuovo – poggiar piede a terra e lasciarsi avvolgere dalla fragranza intensa del timo, del rosmarino, della santoreggia: è l’isola di Marettimo, la più selvaggia dell’arcipelago, la più lontana dalla costa. L’ultimo occhieggio di terra prima delle immensità azzurre del Mar Mediterraneo.
Un’isola per chi ama la natura selvaggia
Gli antichi la chiamavano Hierà Nèsos, l’Isola Sacra. Per gli arabi era Gazìrat Malìtimah, mentre per lo storico inglese William Butler - traduttore dell’Odissea e convinto del fatto che a scriverla fosse stata una donna trapanese tra il 1050 e il 1100 a.C - era l’omerica Itaca, patria di Ulisse. Nel corso della storia fu terra di conquista e di pirati, di prigionia e di abbandoni, terra di pesca e di povertà: oggi, invece, Marettimo è soprattutto un paradiso incontaminato, parte dell’area marina protetta della Egadi (la più grande d’Europa) e ricchissimo di specie endemiche di flora e fauna così come di sorgenti d’acqua.
Con i suoi settecento abitanti scarsi – che si riducono drasticamente durante i mesi invernali – è la più remota e aspra dell’arcipelago: meta prediletta per gli amanti del trekking, delle immersioni subacquee e del bird watching, Marettimo offre a chi vi pone piede una natura aspra e selvaggia, scorci mozzafiato di mare e montagna insieme, sentieri ben tenuti e tutta la malia di un’isola estrema, scarna e ipnotica. Non si possono usare le automobili, per dormire ci si può rivolgere solo a un piccolo residence o ai bed and breakfast nelle case dei pescatori e il pesce lo si compra direttamente al porto, quando rientrano i pescherecci.
Case bianche e ritmi lenti
Cuore nevralgico dell’isola è l’unico centro abitato, raccolto attorno a Punta San Simone e ai due moli, lo Scalo Vecchio e lo Scalo Nuovo. Il paese merita una visita, non fosse altro che perché qui il tempo pare scorrere un po’ più lentamente che altrove: saranno le casette bianche e azzurre, sarà l’aria sonnacchiosa e serena, sarà il profumo inebriante di macchia mediterranea, di salsedine e di squisita cucina sicula che spande dai piccoli ristornati familiari locali, tutta erbe selvatiche e aromi dolci e salmastri, chissà. Fatto sta che ci si vorrebbe fermare per sempre.
Tra una foto e l’altra nelle viuzze candide, ricordatevi di dare una sbirciata alla Chiesa di Maria SS. Delle Grazie, con la statua del patrono san Giuseppe celebrata ogni 19 marzo con una festa di tre giorni, e di fare un salto al Museo del Mare, delle Attività e Tradizioni Marinare e dell’Emigrazione, gestito dall’associazione CSRT “Marettimo”: oltre agli attrezzi di pesca, raccoglie anche le testimonianze della fortissima emigrazione che nel secolo scorso spopolò l’isola, portando i marettimari fino in Nord Africa, Portogallo e Stati Uniti.
Iscriviti alla nostra newsletter! Per te ogni settimana consigli di viaggio, offerte speciali, storie dal mondo e il 30% di sconto sul tuo primo ordine.
Marettimo via terra
Mare e montagna sono indissolubilmente legati in tutti i 12,3 km quadrati che compongono l’isola e in tutti i 19 chilometri di coste che ne definiscono i confini. Le vecchie mulattiere recuperate dalla Forestale creano infatti una fitta rete di percorsi, adatti a giri facili così come a camminate più impegnative, e per scoprire l’anima aspra di Marettimo conviene indossare gli scarponi più che le infradito.
Alcuni esempi? Una tra le più caratteristiche escursioni dell’isola è quella che conduce al castello di Punta Troia: si cammina immersi nei cespugli di rosmarino selvatico e in un’oretta si raggiunge il castello, situato sul promontorio dalla tipica forma a muso di maiale. Più impegnativa è invece la salita sulla cima più alta dell’isola, il Pizzo Falcone (686 metri): partendo dal paese, l’escursione tocca anche il sito archeologico delle Case Romane, con i resti di edifici di epoca romana e bizantina. Chi invece vuole assaporare le suggestioni dell’isola senza fare troppa fatica può optare per il sentiero in pineta che sale fino alla Carcaredda e prosegue poi fino al faro di Punta Libeccio, la cui luce incrocia quella del Faro di Capo Bon in Tunisia. Altri percorsi conducono invece a Punta Basano (occhio alle vertigini, qui si cammina in costa) o al Pizzo Telegrafo, che i locali hanno curiosamente soprannominato “il Semaforo”.
Infine, per gli scalatori esperti è stata recentemente aperta una via di scalata sulle “Dolomiti sul mare”, cioè le barranche di dolomia bianca che caratterizzano la costa occidentale dell’isola: un trekking estremo, ma di grande bellezza.
Un cuore colo zaffiro
La natura montana di Marettimo si manifesta anche nelle sue coste, dirupate e ricchissime di anfratti e grotte visitabili soltanto via mare In alta stagione, quasi tutti i pescatori offrono un tour in barca alle grotte, cifra distintiva di un’isola dove mare e roccia dialogano costantemente: ecco allora che ci sono, ad esempio, la grotta del Tuono e della Bombarda (merito del rumore che fa il mare quando vi si infrange), quella del Presepe e quella del Cammello (grazie alla forma degli scogli che le compongono), oppure la grotta della Ficaredda, che deve il suo nome all’albero di fichi che ne decorava la sommità. Ed è solo qui, a livello del mare oppure appena più sotto, che è possibile scorgere l’anima dolce di Marettimo, il suo cuore liquido color zaffiro, che da sempre respira insieme al mare.