Mongolia: viaggio nella vastità degli spazi aperti ispirati dal film “L’ultima luna di settembre”

Redazione Lonely Planet
5 minuti di lettura

Con la sua natura incontaminata, la Mongolia è la destinazione perfetta per chi ama gli spazi aperti e vuole sondarne i limiti più estremi. Se non avete in tasca un biglietto aereo per Ulaanbaatar, non preoccupatevi, perché il 21 settembre esce al cinema un film perfetto per accorciare subito le distanze con questa meta e accendere il vostro desiderio di visitarla presto.

Un fotogramma del film "L'ultima luna di settembre (Harvest moon)"
Un fotogramma del film "L’ultima luna di settembre (Harvest moon)"
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Ci riferiamo a L’ultima luna di settembre (Harvest Moon), film di Amarsaikhan Baljinnyam, che vi porterà a tu per tu con i territori vasti e sterminati della Mongolia, in luoghi dove la presenza umana si fa rarefatta e la natura prende il sopravvento, sotto il controllo vigile di maestose aquile. La suggestione della fotografia e dei paesaggi è uno dei richiami più forti di questa pellicola, ma la storia del protagonista, che dalla città torna al villaggio natale sulle remote colline per assistere il padre malato, affascina anche per il valore umano dell’esperienza che racconta. Come spesso accade quando si ritrova il contatto con la purezza della natura, sembra dirci L’ultima luna di settembre, anche le vicende delle nostre vite si chiarificano e recuperano slancio.


Ogni anticipazione della trama finisce qui (sul sito ufficiale trovate l’elenco in aggiornamento delle sale in cui vedere il film), ma inesauribile resta invece il richiamo della Mongolia. Il modo migliore per rispondere pienamente è andarci, ispirati dal cinema e dal fascino della cultura nomade. In questo articolo, abbiamo selezionato per voi tre mete fantastiche a contatto con la vastità mongola e tre esperienze perfette per entrare subito in sintonia con il popolo mongolo.

Deserto del Gobi: tra dune di sabbia sferzate dal vento

Non crediamo che l’idea di una vacanza nel Gobi sarebbe piaciuta a Marco Polo, il quale, come altri esploratori del passato, era terrorizzato al solo pensiero di dover attraversare quell’inospitale territorio. Oggi le condizioni di viaggio sono migliorate e consentono di visitare la regione in modo abbastanza confortevole, grazie a una strada asfaltata da Ulaanbaatar a Dalanzadgad. Salite su un cammello ed esplorate la zona alla ricerca di fossili di dinosauro. La vera attrattiva però sono le spettacolari Khongoryn Els del Parco Nazionale di Gurvan Saikhan, maestose dune di sabbia che sibilano sferzate dal vento

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Nei pressi del Khövsgöl Nuur. Credits vladivlad / Shutterstock
Nei pressi del Khövsgöl Nuur. Credits vladivlad / Shutterstock

Il grande lago Khövsgöl Nuur, il mare della Mongolia

Trasparente in alcuni punti, blu notte in altri, azzurro tropicale a tratti, eppure ghiacciato per gran parte dell’anno, il Khövsgöl Nuur (Lago Khövsgöl) è un’autentica meraviglia della natura in una terra in cui la bellezza paesaggistica regna sovrana. Come per il suo vicino più grande oltre confine, il siberiano Lago Baikal, non c’è superlativo che renda giustizia a questa immensa distesa d’acqua orlata di monti. Le sue acque cangianti, circondate da silenziose e misteriose macchie di taiga profumate di pini, richiamano ogni anno migliaia di turisti mongoli e stranieri. Il lago è ricco di pesci, tra cui trote lenok e storioni, e il parco nazionale che lo circonda ospita pecore argali, stambecchi, orsi, zibellini, alci e qualche ghiottone, oltre a circa 200 specie di uccelli. La regione è abitata da tre distinte tribù: i darkhad, i buriati e gli tsaatan (anche noti come dukha). La religione più diffusa nella zona è lo sciamanesimo, oltre al tradizionale buddhismo mongolo.

La Valle di Orkhon. Credits Kokhanchikov / Shutterstock
La Valle di Orkhon. Credits Kokhanchikov / Shutterstock
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Valle di Orkhon: un giorno alla guida senza incontrare nessuno

Se siete venuti in Mongolia per vedere le sue vaste distese di steppa tra le montagne, non mancate di avventurarvi nella zona della valle di Orkhon, dove potrebbe capitarvi di guidare un giorno intero senza incontrare atri veicoli, facendovi strada tra greggi di capre e pecore che si affrettano a liberare il passaggio, mentre mandrie di cavalli semi-selvatici pascolano all’orizzonte. Attraversando questo paesaggio sperduto fatto di colline ondulate passerete accanto a qualche accampamento di gher per pastori nomadi, che vi indicheranno con un cenno della mano la direzione da seguire. Questo itinerario è battuto da molti turisti provenienti da Kharkhorin e immancabilmente diretti alle cascate di Orkhon. Da qui si può partire per un trekking a cavallo verso la Riserva Naturale del Khuisiin Naiman Nuur, oppure continuare verso est alla volta dei scenografici monti Khangai, dove si trova uno dei monasteri più suggestivi della Mongolia centrale.

Gher in Mongolia. Credits WINDCOLORS / Shutterstock
Gher in Mongolia. Credits WINDCOLORS / Shutterstock

(Almeno) una notte in una gher

Non corrisponde ad un luogo esatto, anzi in qualche modo si tratta di un ‘non luogo’, perché al loro interno sarete protetti da quasi tutto, anche dalla sterminata ampiezza del territorio mongolo. Questa però è solo una lettura parziale, perché le gher, le tradizionali yurte di feltro, sono uno dei simboli più autentici di questo Paese e dormire almeno una notte al loro interno è un’occasione da non mancare. Vista da fuori una gher è simile a una tenda qualsiasi, entrando vi meraviglierete della quantità di mobili e di apparecchi moderni di cui può disporre una famiglia nomade – non solo letti e tavoli, ma anche televisione, radio e smartphone. I visitatori sono sempre benvenuti e non hanno neanche bisogno di bussare (in Mongolia non si usa). Avvicinandovi dovrete però gridare ‘Nokhoi khor’, cioè ‘Tenete il cane!’.

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Aquile e cacciatori. Credits CW Pix / Shutterstock
Aquile e cacciatori. Credits CW Pix / Shutterstock

A caccia con le aquile: tra i signori del cielo

Nella sublime vastità degli spazi mongoli vi troverete a guardare il cielo tanto a lungo che prima o poi desiderete condividere almeno un po’ la vita delle vere signore dell’aria: le aquile. La caccia con le aquile è una pratica secolare fra i nomadi dell’Asia centrale. Già Marco Polo parlava dei grandi rapaci di Kublai Khan. Quest’attività è praticata ancora oggi, ma solo in una piccola regione della Mongolia. Nel Bayan-Ölgii potrete incontrare i cacciatori kazaki, maestri nel catturare e addestrare questi magnifici uccelli. Vi consigliamo di andarci verso l’inizio di ottobre, in concomitanza con la Festa dell’aquila, che si tiene in quel periodo nella città di Ölgii.

A cavallo, la nave dei mongoli

Da secoli i mongoli si spostano a cavallo da un lato all’altro del paese. Provare a fare almeno un po’ come loro è il modo migliore per entrare in sintonia con lo stile di vita di questo popolo. Brevi gite a cavallo sono possibili anche intorno a Ulaanbaatar, ma le aree più interessanti sono quelle del Parco Nazionale del Gorkhi-Terelj e della Riserva Integrale del Bogdkhan Uul. Itinerari di più giorni si possono seguire nelle zone del Khövsgöl Nuur, della Depressione di Darkhad, della Riserva Integrale del Khan Khentii e del Naiman Nuur. Ci vuole un po’ di tempo per abituarsi alla stazza e al carattere indipendente dei cavalli mongoli, ma seguendo i consigli delle guide locali imparerete presto a conoscerli.

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