Varsavia e Cracovia: il cuore della Polonia

La Polonia sorprende tutti i viaggiatori ma soprattutto chi, avendo vissuto la caduta del muro, si aspetta di trovare ancora il grigio panorama tipico dei paesi del cosiddetto socialismo reale. È un paese moderno, con un’economia in costante crescita e un territorio più vasto dell’Italia, buona parte del quale conserva intatta una natura maestosa fatta di laghi, campagne remote, montagne e foreste dove, tuttora, vive il bisonte europeo. E poi ci sono le città, cariche di storia ma proiettate verso la modernità e pervase da quella voglia di riscatto che da sempre coincide con un miglioramento della qualità della vita.

La Polonia sorprende tutti i viaggiatori. © Angelo Pittro / Lonely Planet Italia
La Polonia sorprende tutti i viaggiatori. © Angelo Pittro / Lonely Planet Italia
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Preparatevi a muovervi su tram e treni di ultima generazione, a pedalare su una vasta rete di piste ciclabili, a fare sosta in hotel e ristoranti tanto raffinati quanto onesti nel prezzo.  Abbiamo trascorso una settimana nelle due città che si sono passate lo scettro di capitale del paese. Il nostro viaggio è cominciato da Cracovia, grazie ai numerosi voli low cost che la collegano direttamente a diverse città italiane

La piazza del mercato di Cracovia ©Sopotnicki/Shutterstock
La piazza del mercato di Cracovia ©Sopotnicki/Shutterstock

Cracovia e dintorni

Antica capitale del paese e da anni regina del turismo polacco, Cracovia rientra tra i posti da non perdere per chiunque voglia scoprire la parte più importante del patrimonio storico e artistico della Polonia

La collina del Wawel, con la presenza del castello reale e della cattedrale è da sempre la sede del potere politico e spirituale che, insieme, hanno plasmato l’identità della nazione nel corso dei secoli. Ma è nella città antica che si respira l’aria di città raffinata e dinamica grazie alla presenza dell’antichissima Università che richiama le migliaia di studenti che sono parte dell’anima di Cracovia. Ve ne accorgerete perdendovi tra i vicoli, sulle sponde della Vistola o sulla piazza del mercato, la più grande piazza medievale d’Europa. E soprattutto a Kazimerz, il quartiere abitato per secoli dalle comunità ebraica e cristiana e che oggi, tra musei e sinagoghe, antichi palazzi e botteghe, è ricca di caffè, ristoranti, club: insomma, semplicemente il posto più vivace della città. Cracovia è una città così ricca di punti di interesse storici e artistici per visitare i quali non basta un weekend. Allontanandosi dal centro, proprio alle porte della città, merita una visita la fabbrica di Schindler, l’uomo che salvò centinaia di ebrei, celebrato nel film di Steven Spielberg. Oggi questo edificio è un museo interattivo che racconta la storia dell’occupazione nazista, oltre che un museo di arte contemporanea nato in una delle officine dello storico opificio. 

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Il castello del Wawel © Angelo Pittro / Lonely Planet Italia
Il castello del Wawel © Angelo Pittro / Lonely Planet Italia

Avendo a disposizione qualche giorno in più, Cracovia rappresenta un’ottima base per visitare ciò che le sta attorno o poco oltre. Tanti, ad esempio, scelgono di raggiungere in giornata (a un’ora e mezza di strada) il tristemente celebre campo di stermino di Auschwitz-Birkenau, testimonianza del più grande genocidio della storia. Ma nella prima cintura di Cracovia, ci sono due mete che sarebbe un vero peccato trascurare. La prima, a venti chilometri, è la celebra miniera di sale di Wieliczka che, come la stessa Cracovia è Patrimonio Unesco. Qui, dove da secoli si estrae il prezioso salgemma, i visitatori compiono un viaggio verso il centro della terra, scendendo fino a 135 metri di profondità, dove ci muove tra statue e cappelle, altari e candelabri tutti rigorosamente scavati nel sale. È una visita suggestiva che permette anche di immaginare la condizione di migliaia di lavoratori che per secoli hanno dedicato la loro vita, spesso perdendola, a questa attività. Minatori orgogliosi che hanno generosamente contribuito alla ricchezza del paese estraendo il prezioso sale dalle viscere della terra. 

Nowa Huta, la città “ideale” ©Nahlik
Nowa Huta, la città “ideale” ©Nahlik
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Ed è sempre il lavoro al centro del secondo luogo imperdibile, a circa dieci chilometri da Cracovia. Si chiama Nowa Huta ed è una vera e propria città costruita insieme (e accanto) alla più grande acciaieria del paese. Siamo negli anni cinquanta, quando il Partito Comunista dettava la regole, con la complicità interessata dell’Unione Sovietica. Nel giro di pochi anni, una fertile area agricola sorge la città “ideale”, concepita per diventare il fiore all’occhiello dell’architettura socialista. Oggi davvero non esiste migliore occasione di questa visita, per comprendere la storia recente di questo paese e della nostra Europa, tra il secondo dopoguerra e il 1989. Il nostro consiglio è di visitare la zona in compagnia dei ragazzi di Crazy Guides che vi porteranno fin qui con una delle eroiche Trabant, simbolo di un’epoca dove i colori pastello di queste utilitarie contrastavano con il grigiore del cemento e della vita. Va segnalato che a Nowa Huta è ancora in funzione uno dei pochi milk bar rimasti in attività, il posto giusto dove gustare un piatto di pierogy e ulteriore viaggio in un tempo che non c’è più. 

Piazza della città vecchia a Varsavia. © Angelo Pittro / Lonely Planet Italia
Piazza della città vecchia a Varsavia. © Angelo Pittro / Lonely Planet Italia

Varsavia: verso il futuro

Ecco la capitale del paese, la città che i nazisti hanno raso al suolo, risparmiandone il 15% degli edifici. Perché dunque visitarla, se del suo passato non resta quasi nulla?  Questa è la domanda che si pongono i viaggiatori più superficiali o che trascurano il dinamismo e la resilienza dei polacchi, in particolare quelli Varsavia, cuore economico, politico e amministrativo del paese. 

La prima risposta si ottiene uscendo dalla stazione centrale: lo sguardo si alza immediatamente verso il cielo perché è sviluppandosi in quella direzione che la città è rinata. Grattacieli in vetro e acciaio dalle forme ardite, ovunque ampi spazi verdi, parchi e arredo pubblico curati con lo stesso zelo che si riserva alle dimore aristocratiche. E poi la gente che si sposta sulla futuristica metropolitana con lo stesso piglio indaffarato e sicuro che si nota nelle altre grandi capitali europee, strutture industriali riconvertite dove trovano spazio ristoranti e bar sempre animati, di giorno come di notte. Questa è la prima fotografia del cosiddetto quartiere finanziario, punto di partenza di qualunque visita della città. Eppure, anche qui, in questo tripudio di slanciate strutture futuristiche, non mancano i segni del passato. Come il Palazzo della Cultura e della Scienza, “dono” di Stalin, mai amato dai cittadini ma, loro malgrado, ancora vero e proprio landmark della città e, con i suoi 231 metri, ancora l’edificio più alto della capitale, in attesa che a fine 2021 venga ultimato il grattacielo più alto della comunità europea. Si chiamerà Varso, sarà alto 310 metri, proprio come lo Shard di Londra, guarda caso. 

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Varsavia è rinata sviluppandosi in verticale. © Angelo Pittro / Lonely Planet Italia
Varsavia è rinata sviluppandosi in verticale. © Angelo Pittro / Lonely Planet Italia

I progetti grandiosi sono frequenti in questa città ma quello più grande di tutti è senza dubbio Stare Miasto. È la Città Vecchia, o meglio la ricostruzione fedele di un pezzo di Varsavia, prima che le bombe ne facessero scempio. Chi teme di ritrovarsi in una sorta di parco a tema, dovrà ricredersi. Per certificare la cura e il lavoro impeccabile eseguito, l’Unesco ha inserito questa opera tra i Patrimoni dell’Umanità. Dal Castello Reale alle vie centrali, dalla piazza della città vecchia al Barbacane, vi stropiccerete gli occhi pensando a quest’incredibile opera e al valore simbolico immenso che la ricostruzione rappresenta. A maggior ragione, dopo aver passeggiato per queste vie, avrà un grande impatto la visita al Museo della rivolta di Varsavia dove un video restituisce la distruzione operata in città durante la seconda guerra mondiale. 

Uscendo dalla città vecchia, avrete l’occasione di passeggiare lungo la semipedonale Via Reale: ristoranti e bar si alternano a musei e chiese, l’Università di Varsavia, il monumento a Copernico che, insieme a Marie (Sklodowska) Curie, ha dato lustro alla Polonia nel mondo della scienza. E a completare la galleria dei personaggi nati in Polonia, Varsavia rende omaggio a Fredrik Chopin con un museo a lui dedicato che si aggiunge alle quattordici famose panchine “musicali” sparse per la città. Le riconoscerete per l’inconfondibile marmo nero in cui sono costruite. Un tasto permette di far partire la melodia e vivere insieme alle note del compositore i luoghi più significativi del suo soggiorno in città. Ecco, questa è Varsavia: diversa, eterogenea, coraggiosa, una città che guarda al futuro mantenendo vivo il ricordo del suo passato, nobile e tragico, dal quale però non si è lasciata schiacciare. 

Ascolta il podcast Viaggio in Polonia - dal 19 novembre per tre venerdì.

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