Quando potevamo viaggiare: in Corea del Nord con Miss Kim

Dato che tante destinazioni del mondo sono attualmente inaccessibili, ci tuffiamo nell'archivio dei nostri articoli per viaggiare con la mente e ricordarci di come Lonely Planet si impegni da anni a esplorare il mondo nella speranza di comprenderlo meglio. In questo pezzo del 2013, Amanda Canning racconta del suo viaggio nel regno eremita, la Corea del Nord, alla scoperta della realtà del paese e della sua gente oltre le notizie sui giornali.

Più di 100 mila figuranti mettono in scena la storia della Corea del Nord durante i Giochi di Massa allo Stadio May Day di Pyongyang © Eric Lafforgue
Più di 100 mila figuranti mettono in scena la storia della Corea del Nord durante i Giochi di Massa allo Stadio May Day di Pyongyang © Eric Lafforgue
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La giovane donna che ci attende agli arrivi sembra ansiosa, non sorride, anzi, la sua bocca è serrata. La giacca del completo in tweed rosa è perfettamente abbottonata, ogni capello della testa è al suo posto a incorniciare un candido viso corredato di occhiali. Intorno a lei, le persone si accalcano e urlano, controllano le valigie, ridono e annunciano il proprio nome presentandosi a gran voce.

"Sbrigatevi, sbrigatevi, faremo tardi," grida Mister O, scortando il gruppo fuori dall'aeroporto e poi dentro un pulmino. La signora in rosa chiude la fila con un passo svelto, l'asfalto risuona sotto i suoi tacchi. Appollaiata sul sedile, timida come un passerotto, scruta gli altri passeggeri sul pullman. Questo, l'ultimo gruppo di turisti eccitati partiti con l'aereo pomeridiano da Pechino, è il suo primo incontro con degli occidentali.

Miss Kim visita l'Area di Sicurezza Congiunta tra Corea del Nord e Corea del Sud ©Eric Lafforgue/Lonely Planet
Miss Kim visita l'Area di Sicurezza Congiunta tra Corea del Nord e Corea del Sud ©Eric Lafforgue/Lonely Planet

Miss Kim

Miss Kim ha 21 anni, è figlia unica e vive con la madre insegnante e il padre traduttore al quinto piano di un condominio nei pressi di un parco fluviale a Pyongyang, la capitale. Nel tempo libero, Miss Kim balla e canta nella sua camera da letto, esce con gli amici o gioca al computer. Vorrebbe iniziare un corso di aerobica nella nuova palestra dall'altra parte della città.

Le mancano 18 mesi per conseguire la laurea in inglese; essendo una degli studenti più brillanti, è stata selezionata per accompagnare Mister O in questo tour per stranieri: una settimana alla scoperta della sua patria, la Corea del Nord, uno dei paesi più misteriosi e impenetrabili del pianeta.

Per il momento però, Miss Kim è troppo timida per chiacchierare. Mister O con i suoi capelli corvini pettinati all'indietro è un maestro nel tirare fuori vecchie storielle o barzellette e intrattiene il pubblico mentre il pulmino attraversa Pyongyang. Brevi scene di quotidianità appaiono nel finestrino: tram zeppi di operai, facce curiose che sbirciano nella notte, ciclisti fermi all'angolo di una strada a chiacchierare; lo schermo di un cinema all'aperto mostra un'infermiera che si prende cura di un paziente buffamente bendato; filari di fiori in plastica decorano i balconi e gli interni delle case sono illuminati da una strana luce verde; sui marciapiedi i soldati marciano in file ordinate.

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Bambini si esibiscono ai Giochi di Massa di Pyongyang © Eric Lafforgue / Lonely Planet
Bambini si esibiscono ai Giochi di Massa di Pyongyang © Eric Lafforgue / Lonely Planet

L'andatura diventa irregolare quando svoltiamo in direzione Stadio May Day e dobbiamo farci largo tra il brulichio di studenti, le Mercedes, le BMW e le "auto della Pace", prodotte dall'unica casa produttrice nordcoreana. Una squadra di 200 donne in uniforme da marinaio indossano con eleganza un enorme cappello bianco e ballano al suono dei tamburi facendo roteare le mazze con le mani guantate. Mister O e Miss Kim non perdono tempo, si lanciano attraverso il parcheggio, risalgono le svariate rampe di scale lasciandosi alle spalle venditori di t-shirt, dvd e poster.

I Giochi di Massa di Pyongyang

Lo stadio è pieno e lo spettacolo è già iniziato. Ben oltre le prime file, occupate da militari e turisti, viene messa in scena la storia della Corea del Nord: dall'occupazione giapponese che ha distrutto la felicità di una terra bucolica, passando per il trionfo delle rivoluzioni contro l'oppressore americano fino alla fondazione della Repubblica Democratica di Corea.

Non è una messa in scena sobria. È spettacolare. L'organizzazione, la grandezza e la capienza del luogo superano di dieci volte la cerimonia d'apertura dei Giochi Olimpici di Pechino 2008.

100 mila persone si esibiscono in ogni serata dei Giochi di Massa in una coreografia sbalorditiva. I ginnasti fendono l'aria calandosi con delle corde e vengono catapultati fuori dai cannoni. Migliaia di bambini piccolissimi pedalano sui monocicli e fanno i giocolieri con le palline perfettamente in sincronia. I soldati marciano, il coro canta, gli atleti fanno salti mortali, i ballerini piroettano. Alle loro spalle, 20 mila bimbi tengono in mano fogli colorati per creare un mosaico enorme che ritrae ora un sole nascente, ora guerrieri in battaglia, ora la bandiera nordcoreana.

E lo spettacolo continua a mutare, in una vertigine di scenografie di prosperità, speranza e gioia. Miss Kim si anima, sottolinea eccitata la grandiosità di ogni canzone accompagnandola con un applauso. Mele allegre ballano attraverso orchidee, maiali saltano e fanno le capriole, gli operai sventolano allegri i tessuti, le ragazze fanno girare i cerchi per celebrare le macchine CNC, tecnologia nordcoreana per l'industria meccanica ("È la più avanzata sul mercato," sussurra fiera Miss Kim. "Portate fuori quelle macchine!"). Anche lei si è esibita ai Giochi di Massa quando era piccola, suonava il trombone, ricorda con una risatina.

"Mi sentivo un'artista, è stato bellissimo. Mi sono dovuta allenare duramente ma è stato emozionante. Ero molto orgogliosa di rappresentare il mio paese."

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Le teste di circa 20 mila bambini spuntano dai fogli che compongono un enorme mosaico © Eric Lafforgue / Lonely Planet
Le teste di circa 20 mila bambini spuntano dai fogli che compongono un enorme mosaico © Eric Lafforgue / Lonely Planet

Il pubblico emette l'applauso più fragoroso quando il mosaico diventa l'enorme ritratto di due uomini che lanciano uno sguardo incoraggiante dal palcoscenico verso un futuro incredibilmente luminoso.

Miss Kim sospira.

"Siamo una grande nazione, felice e prosperosa, ma non siamo grandi per la nostra grandezza o per la popolazione ma grazie ai nostri leader."

La sua voce si spezza quando un fiore finto grande come una casa viene portato sul palco accompagnato da una melodia triste.

"È una Kimjongilia, una nuova specie che prende il nome dal Caro Leader," mormora. "Ci manca molto. Ha dedicato la vita alla sua gente. La canzone parla di lui. Le persone piangono quando la ascoltano."

Il culto della personalità

È il primo assaggio dello straordinario culto della personalità costruito attorno a Kim Il-sung e al figlio Kim Jong-il. Ogni nordcoreano indossa una spilla con la faccia del Grande Leader o del Caro Leader, come vengono chiamati, ed è obbligato ad appendere le loro foto in casa piuttosto che quelle di famiglia.

I loro slogan adornano i condomini e i muri della città e vengono esibiti in tutte le colline e i campi del paese. Dipinti e mosaici giganteschi delle loro facce si trovano in ogni fabbrica o azienda agricola. Durante il tour non manca mai il tempo di fermarci per una preghiera ai leader. Ad un campo scuola ci mostrano il pupazzo malridotto di una foca spiegandoci che si tratta di un generoso dono da parte di Kim Jong-il.

Ad un ballo scolastico ci raccontano che il Caro Leader ha scritto le canzoni e inventato la coreografia che tutti gli studenti conoscono a memoria. Ad una cooperativa agricola, la nostra guida ci rivela che è stata visitata anche dai leader, compreso l'attuale Kim Jong-un, per offrire un'edificante "lezione in loco."

A Pyongyang si conclude un'altra serata di spettacoli, e la folla comincia ad abbandonare lo stadio. Gruppi di Giovani Pionieri, scolari in elegante uniforme bianca e blu con un fazzoletto rosso al collo, scorrazzano accanto a noi cantando una canzone socialista.

Una guida inglese, Hannah Barraclough, raduna gli ultimi membri del suo gruppo. I turisti sono ammessi in Corea del Nord solo se accompagnati da un tour organizzato e strettamente monitorato dallo stato. Hannah fa la guida da sei anni e si rende conto di come i visitatori facciano fatica a conciliare l'esperienza, ovvero l'incontro con una popolazione estremamente fiera del proprio paese, con le storie che leggono sui giornali. Le notizie parlano di attacchi nucleari, carestie, esecuzioni sommarie, campi di concentramento e di un popolo che vive sotto un regime del terrore.

"I turisti dimenticano che i nordcoreani non sanno niente di queste brutte storie," dice Hannah. "Sentono solo cose positive su quanto i leader si mobilitino per il paese, su come dedichino la loro vita alla gente. Non c'è da stupirsi del grande rispetto che nutrono nei loro confronti. Quando non vivi in una società dove hai accesso a molte opinioni diverse, tendi a credere a ciò che ti dicono."

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Spille come questa vanno indossate obbligatoriamente in Corea del Nord ©Eric Lafforgue/Lonely Planet
Spille come questa vanno indossate obbligatoriamente in Corea del Nord ©Eric Lafforgue/Lonely Planet

La DMZ

Miss Kim sta dormendo, il manuale dell'interprete è aperto sulle sue gambe. Mister O ascolta la musica su un iPod preso in prestito. Il pulmino si allontana da Pyongyang in direzione sud, lungo l'Autostrada della Riunificazione a sei corsie. Ogni tanto ci sorpassa un furgone dell'esercito con il retro stipato di soldati adolescenti che ricambiano allegri il nostro saluto.

Arrancano dietro di loro i carri di buoi appesantiti dal carico di fieno. Nei campi, all'ombra di immensi cartelloni che incitano alla produttività, donne con il fazzoletto in testa sono piegate a raccogliere mais, grano e riso. Altre sono sedute ai lati della strada all'ombra delle betulle, le bici distese accanto a loro sul ciglio erboso punteggiato da fiorellini rosa e bianchi. Ovunque, ci sono persone che camminano. Sembra che tutti in Corea del Nord debbano andare da qualche parte.

Incontriamo ogni due chilometri enormi pilastri di calcestruzzo che si ergono sulla strada. Sono stati costruiti per bloccare l'accesso ai carri armati: sono il primo indizio che annuncia l'avvicinarsi della regione più militarizzata al mondo.

È la prima visita di Miss Kim ad una cosiddetta DMZ (zona demilitarizzata), una zona cuscinetto lunga 250km tra la Corea del Nord e la Corea del Sud creata nell'accordo di armistizio del 1953, dopo la fine della Guerra di Corea. Oggi, i soldati nordcoreani sono coinvolti in un conflitto con le truppe sudcoreane e americane a pochi passi da loro, mentre i turisti vengono in visita da entrambi i lati del confine.

Miss Kim indica un murales dei leader e traduce lo slogan dipinto: "Una sola Corea. Riunifichiamo la patria per le generazioni future." È visibilmente scossa. "Questo posto mostra la tragica storia del nostro paese. Conosco famiglie che sono state separate. Una madre dal figlio, una sorella dal fratello. Essere venuta qui mi ha fatto capire che devo fare tutto quello che posso per riunificare il nostro paese." 

Il tenente Col Chae indica la DMZ, la zona demilitarizzata che divide la penisola coreana © Eric Lafforgue / Lonely Planet
Il tenente Col Chae indica la DMZ, la zona demilitarizzata che divide la penisola coreana © Eric Lafforgue / Lonely Planet
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A qualche chilometro di distanza, il muro che divide il paese si erge tra le colline coperte di foliage. Le libellule ronzano sospese nell'aria calma. L'affabile tenente colonnello Chae ci accompagna nell'area visitatori. Il suo cappotto è impreziosito da un numero infinito di decorazioni militari. Racconta la storia dell'imperialismo americano e delle resistenza nordcoreana, puntando rabbioso una mappa della Corea con la bacchetta per aggiungere enfasi. Mentre Miss Kim sbircia attraverso il binocolo per vedere per la prima volta "il muro dell'angoscia e dell'infedeltà" di cui ha sentito parlare da sempre, il tenente si mette in posa per le foto con uno sguardo critico rivolto a sud.

La divisione della Corea e la speranza di una riunificazione permeano ogni aspetto storico e culturale della Corea del Nord. Alla riunificazione vengono dedicate le canzoni popolari, i film, e gli enormi monumenti che dominano ogni città. I bambini sentono parlare dell'argomento dall'alba all'ora della nanna.

Al campo estivo di Song Do Wan, fuori dalla città portuale di Wonsan, sulla costa orientale, i Giovani Pionieri si precipitano eccitati nei dormitori e disfano le valigie vigilati dai ritratti di Kim Il-sung e Kim Jong-il. La loro insegnante, Miss Sujong, ci racconta che i bambini arrivano da ogni angolo del paese per partecipare a uno dei 19 soggiorni di una settimana organizzati al campo.

"L'obiettivo principale del campo è rafforzare il loro corpo e la loro mente per prepararli a riunificare la Patria," spiega in piedi accanto al mappamondo regalato dal Grande Leader su cui spicca la grossa linea rosa che divide la Corea in due.

Kim Il-sung (sulla sinistra) sorveglia la piazza a lui intitolata insieme al figlio, Kim Jong-il © Eric Lafforgue / Lonely Planet
Kim Il-sung (sulla sinistra) sorveglia la piazza a lui intitolata insieme al figlio, Kim Jong-il © Eric Lafforgue / Lonely Planet

Miss Kim ha partecipato al campo quando aveva 14 anni. "Me lo ricordo bene. Mi sono divertitita tanto. È un posto bellissimo." È stato il primo viaggio senza genitori, la prima volta che è uscita da Pyongyang. "Sentivo la loro mancanza ma mi ha fatto bene. Viaggiare apre la mente."

In uno dei cottage del campeggio c'è un'esposizione sulle gesta dei leader, e Miss Kim si sofferma su ogni foto. Passa un sacco di tempo a guardare nostalgica l'immagine fotocopiata di Kim Jong-il nel suo solito completo color fango.

"Era determinato ad aiutare l'economia, non aveva molti vestiti. Ha passato quasi tutta la sua vita a lottare per la pace perché i bambini potessero superare le difficoltà e vivere una vita felice."

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Il Giorno della Fondazione

Le dimostrazioni di affetto e gratitudine per il percepito altruismo dei leader raggiungono un climax ogni settembre nel Giorno della Fondazione, anniversario della nascita della repubblica. A Pyongyang, lavoratori, soldati e bambini si raccolgono in fila davanti alle imponenti statue in bronzo o ai giganteschi mosaici di Kim Il-sung e Kim Jong-il per inchinarsi a turno davanti ai loro leader. Un membro di ogni partito è incaricato di lasciare dei fiori ai piedi delle statue, il pavimento si riempie in fretta di bouquet. In città si respira aria di carnevale.

Nel 2012, una statua in bronzo del deceduto Kim Jong-il si è unita a quella del padre nel centro della capitale ©Eric Lafforgue/Lonely Planet
Nel 2012, una statua in bronzo del deceduto Kim Jong-il si è unita a quella del padre nel centro della capitale ©Eric Lafforgue/Lonely Planet

La gente sfoggia l'abito migliore, i bambini inciampano nelle divise militari troppo grandi, e dopo aver adempito al dovere della giornata arriva il momento di ridere e chiacchierare insieme.

Le famiglie scendono nelle piazze, insegnano ai bambini ad andare in skate o scattano foto. Sembra che tutta Pyongyang sia al Parco di Moran per fare un picnic. Uomini e donne cantano e ballano, si lasciano cadere sul prato sotto l'effetto del troppo vino di riso.

Miss Kim si tiene a distanza, spaventata all'idea di essere trascinata in un ballo dalla folla in festa. Però è diventata più socievole adesso, è aperta a discutere della vita in Europa e a fare un paragone con la propria. Sorride alla vista di un bambino piccolo che balla e ondeggia a ritmo di musica e poi fugge terrorizzato dalla madre davanti alle risate suscitate nel pubblico.

"Tutti si divertono di più adesso," dice. "Ci piace divertirci. Le persone vogliono solo condurre una vita tranquilla e avere una famiglia felice."

Il sole sta calando su Pyongyang, Miss Kim si convince a provare un'ultima cosa nuova. Le giostre del Parco della Gioventù di Kaeson sono un concentrato di vortici luminosi e urla di adolescenti. Le persone vagano contente tra montagne russe e razzi, mettendosi in fila pazienti per provare il brivido successivo.

Miss Kim rifiuta di unirsi e rimane vicino a Mister O alla nave pirata, l'ultimo gioco prima della fine del tour, ma all'improvviso lancia la borsetta a Mister O e corre per raggiungere i turisti già seduti. Quando la barca dondola più in alto si stringe impaurita all'uomo al suo fianco e chiude gli occhi. Quando scende barcollando è pallida, ma ride.

Il mattino seguente, nel tragitto verso l'aeroporto, Miss Kim non la smette di parlare chiedendo opinioni sulle notizie del momento: David Beckham, i pirati somali, le Olimpiadi del 2012, la crisi dell'Euro, la Regina e i fantasmi della Torre di Londra. Piange durante l'abbraccio di arrivederci.

"Prima ero nervosa all'idea di incontrare degli stranieri. Pensavo mi avrebbero derisa. Ma ora ho capito che siamo tutti uguali. Tutti proviamo le stesse emozioni. Abbiamo tutti gli stessi sogni."

Ci saluta con la mano per l'ultima volta. Poi Miss Kim viene inghiottita dalla folla e scompare.

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