St. John’s, capitale del paradiso
Le taverne di St. John’s all’alba vengono schiaffeggiate da secchi di acqua e sapone. Provano a portar via i bagordi della notte, ma il trucchetto sembra non riuscire fino a che il sole non sorge davvero. A quel punto la capitale di Antigua viene sommersa dai colori, Valley Road si accende con i minivan che portano contadini diretti al mercato, i pochi semafori provano a darsi un contegno e la vita cittadina prende una fisionomia meno torbida e rutilante. Per ritrovarla basterà attendere di nuovo la sera, poi la notte, con i suoi suoni, le sue danze e le sue ombre fugaci.
Natura selvaggia, mare splendido e vestigia di un passato coloniale, Antigua è conosciuta per le sue incantevoli, leggendarie trecentosessantacinque spiagge, in teoria una per ogni giorno dell’anno. In realtà pare che le baie dell’isola siano solo quattrocento, un numero comunque considerevole che certifica l’immaginario di un luogo paradisiaco e rilassante. In questi casi si può decidere semplicemente di affrontare il gap da fuso orario per abbronzarsi forsennatamente, oppure di trascorrere tutte le giornate all’interno di un dotatissimo resort. Ma lo spettacolo delle spiagge (dall’inflazionata Dickinson Bay a Fort James Beach, Ffryes Beach, Long Bay, Darkwood, Deep Bay, Galleon Beach, fino alla stupenda Half Moon Beach) non è l’unica risorsa di Antigua.
St. John’s, capitale-villaggio
Al di fuori dei grandi complessi turistici, dei resort e degli alberghi, l’isola di Antigua conserva il tradizionale carattere delle Indie occidentali, espresso attraverso un’architettura molto vivace – visibile soprattutto in alcuni quartieri della capitale Saint John’s – e la musica, praticamente onnipresente.
St. John’s, capitale e centro commerciale di Antigua, è un piccolo polo urbano che accoglie (sobborghi compresi) circa 36 mila abitanti, quasi la metà della popolazione complessiva dell’isola. Piazzata dentro un grande golfo sulla costa occidentale di Antigua, offre traffico colorato nelle ore di punta, viuzze che si incrociano fra case basse, un paio di shopping center. L’attività turistica è prevalentemente concentrata intorno ai due grandi complessi che si affacciano sul porto: l’Heritage Quay, terminal delle navi da crociera e sede di moderne strutture, fra cui un albergo, un casinò e decine di negozi duty-free; e il Redcliffe Quay, antica sede del mercato degli schiavi e attuale cittadella di capanne in legno e vecchi edifici in pietra restaurati che ospitano negozi, gallerie d’arte e ristoranti.
Tra i monumenti, assolutamente da non perdere la maestosa Cattedrale anglicana di Saint John’s, raggiungibile percorrendo Church Street. Risalente al 1683, è una chiesa mirabile che rappresenta, grazie alle sue alte guglie in stile barocco, il punto più alto della città. La sua fisionomia attuale, un possente edificio in pietra consacrato nel 1845 (dopo il terremoto di due anni prima) ricorda quasi integralmente il progetto originale che era appunto del 1683. Secondo la leggenda le statue di San Giovanni Battista e di San Giovanni Evangelista, vicine alla porta meridionale della chiesa, furono asportate da un vascello da guerra di Napoleone e portate come bottino ad Antigua. Nella chiesa ci sono diverse tombe di personaggi illustri.
Da qui, dirigendosi verso l’estremità sud della capitale e imboccando Market Street e poi Valley Road, non può mancare una visita al caratteristico mercato che offre il meglio di sé il venerdì e il sabato mattina, quando, animato soprattutto dagli autoctoni, espone in abbondanza frutta, verdura, artigianato, magliette, souvenir e spezie di ogni tipo, in un fenomenale turbinio di odori e colori. Tra una bancarella e l’altra non sarà difficile imbattersi in un soundsystem gestito magari dagli stessi venditori di pannocchie o di carne di porco e non sarà per nulla improbabile intercettarvi qualcuno dei combos di soca e calypso elettrificato più scatenati - gli Swallow, King Short Shirt, la Stardust Band, Saint Brothers, Asher Otto, Burning Flames – gli stessi che poi finiranno per sonorizzare anche la nightlife della città.
Betty’s Hope e il retaggio coloniale
Dunque un paradiso. Senza problemi di sorta? Senza retaggi coloniali da scontare? Senza turbolenze sociali? Non proprio: i pensieri e le parole della più importante scrittrice di Antigua (trapiantata a New York) possono servire a segnalare che l’immagine cartolinesca che pure colpisce il visitatore, va comunque messa in controluce, filtrata da analisi più realistiche. Jamaica Kincaid, coi suoi libri e le sue storie dolorose, è riuscita a demolire la storia coloniale dell’isola, la corruzione che è seguita all’indipendenza e, incidentalmente, anche la prouderie dei viaggiatori da crociera, e lo ha fatto con una sorta di freddissima rabbia, che nasconde un trasporto emozionale altissimo. A questo proposito una delle escursioni più appassionanti è quella che da Saint John’s porta al villaggio di Pares, dove si trova Betty’s Hope, la prima piantagione di canna da zucchero dell’isola. Fu Christopher Codrington ad impiantarla, nel lontano 1674, battezzandola così in onore della figlia. Le rovine dei due vecchi mulini a vento, la distilleria e gli edifici in pietra per il deposito del raccolto riportano alle atmosfere dell’età coloniale, quando gli schiavi portati a forza dall’Africa erano costretti a lavorare forsennatamente una terra convertita violentemente alla coltivazione della canna da zucchero. Alimentavano così un'economia basata solo ed esclusivamente su questa attività, con le valli delle zone interne che furono disboscate per essere sostituite dalle piantagioni.
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Un museo bizzarro: dai Caribi al cricket
Fra i ricordi del passato da visitare tornando nella capitale c’è sicuramente la Court House in Long St., costruita nel 1747, danneggiata dal terremoto e ricostruita nello stile originale nel 1880-81. Ospita l’Antigua and Barbuda Museum, che ripercorre la storia di Antigua dai nativi ai giorni nostri. I primi abitanti che si stanziarono su Antigua e Barbuda dando vita a comunità agricole erano indios arawak. Nel 1200 d.C. però gli arawak furono cacciati dai caribi, che si servirono delle due isole come basi per le loro incursioni senza stabilirvisi in modo permanente. Colombo avvistò Antigua nel 1493 e le diede questo nome in memoria di una chiesa di Siviglia, Santa Maria Antiqua de Sevilla. La tappa finale del breve percorso che si celebra all’interno del Museo di Storia di Antigua e Barbuda a St.John’s è forse anche la più sorprendente, perché consiste in una specie di maestadina dedicata alla targa e alla foto che ricorda Isaac Vivian Richards Alexander, meglio conosciuto come “Master Blaster” titolare della nazionale delle West Indies, il più famoso giocatore di cricket originario di Antigua. Colui che riuscì a impensierire seriamente anche gli amati-odiati campioni della nazionale inglese in una sfida divenuta appunto “storica” per la gente di qui, una sfida celebrata nell’Aprile del 1986. Quanto gli antiguani tengano al cricket è una cosa facile da constatare. Basta frequentare non solo lo stadio, ma anche una sola delle lunghissime spiagge dell’isola: in ognuna di esse, nei cortili, nelle piazze, dovunque ci sia un terreno aperto e pianeggiante, a qualsiasi ora del giorno, vi capiterà di scorgere un capannello di ragazzini o una famiglia che pianta piccole porte, lancia palle e agita mazze. Va da sé che le partite amatoriali di cricket sono anche l’occasione per trasformare il dopo partita in piccole feste, a suon di musica.
Festeggiamenti da Maggio a Ottobre con lo zenith del Carnevale
Ci sono anche eventi meno estemporanei che accendono il termometro spettacolare dell’isola in diversi momenti dell’anno: il Festival delle mongolfiere (Ottobre), il Calypso Spektakula (Maggio) e il Romantic Rhythms (Giugno). Ma è il carnevale il vero fulcro delle celebrazioni di un popolo che quando festeggia mette in mostra allo stesso tempo il proprio dolore e la gioia di vivere. Inizia l’ultima settimana di luglio e per dieci giorni è un susseguirsi continuo e frenetico di festeggiamenti. Un incredibile caleidoscopio di colori, costumi e sfilate, ma soprattutto un fiume di persone che si riversa nelle strade per ballare tutta la notte. È l’unico carnevale dei Caraibi che si svolge in piena estate e che non ha legami con la tradizione della festività pre-quaresimale. Ad Antigua la festa in maschera celebra l’emancipazione dalla schiavitù e ogni anno, dal lontano 1834, si tramuta non solo in una sfilata di carri, ma anche in una forsennata competizione musicale con decine di gruppi che si sfidano a ogni ora del giorno e della notte.
Il Vecchio Porto Inglese a sud dell’Isola
Chi volesse provare a mettere in pausa la frenesia del carnevale senza rinunciare a ripercorrere la storia di Antigua, dovrebbe lasciare St John’s e puntare i comparti denominati St. Mary e St. Paul. Sulla costa meridionale e orientale si trovano numerosi reef, che, riparando le baie dalle onde, le rendono sempre agibili in ogni condizione di vento. A sud est si trova anche l’English Harbour, il porto inglese, cuore storico dell’isola e oggi uno dei più esclusivi porti caraibici. Qui si trovano gli antichi arsenali della Marina Britannica, che nei secoli della colonizzazione aveva scelto questa baia come quartier generale per le manovre militari nelle Antille. Gli antichi edifici in mattoni e pietra sono stati restaurati e accolgono alberghi, ristoranti, bar, negozi, gallerie d’arte.
Cuore dell’English Harbour, il Nelson’s Dockyard, eretto nel 1745 e poi intitolato all’ammiraglio Horatio Nelson che vi fu comandante dal 1784 al 1787. Il porto militare ospita ora un piccolo museo. Sulle alture ai lati del porto, due fortezze settecentesche guardano la baia: Fort Berkley, che si raggiunge a piedi lungo un sentiero, dal quale si gode un ampio panorama dall’alto e quanto resta del complesso di fortificazioni di Fort Shirley alla sommità del colle di Shirley Heights, che si raggiunge in automobile incontrando il Dow’s Hill Interpretation Centre, piccolo museo che illustra la storia e la cultura dell’isola grazie a supporti multimediali. Attenzione però, anche questo austero complesso di fortificazioni ha una valvola di sfogo: uno dei vecchi edifici del forte, restaurato e trasformato in bar-ristorante, ogni domenica accoglie un torrido set di steel band. Suonano in cima alla scogliera che guarda il Mar delle Antille, una festa scatenata che si mette in moto ogni settimana, senza bisogno di attendere il carnevale.