Palermo, tripudio d'Italia

Redazione Lonely Planet
6 minuti di lettura

Qui farai i conti con uno straordinario incrocio di barocco e piazze malconce, mercati chiassosi e angoli di pace assoluta, cucina di strada e alta ristorazione. Il capoluogo siciliano è (meravigliosamente) l'Italia al cubo. Scarica l'estratto gratuito della nuova Palermo Pocket.

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Perché Palermo

«Palermo è una cipolla» è la felice ed efficace espressione dello scrittore Roberto Alajmo. Che aggiunge: «La città è così, è fatta a strati e ogni volta che ne sbucci uno ne resta un altro da sbucciare». Verissimo. L'impressione che si ha arrivando fin qui è di non giungere mai a una conclusione: che città è Palermo? Palermo si muove, Palermo cambia continuamente: dietro un palazzo fatiscente puoi trovare un tesoro segreto, dietro a un portone scalcinato c'è il barocco, dietro all'intrico dei palazzi, il mare. Il capoluogo siciliano è come una domanda che prevede sempre e soltanto risposte complesse. Si va per contrasti: mafia e antimafia, cemento e magia, nobili decaduti e giovani rampanti, soldi e fede, il suk del centro storico e l'ordine della città ottocentesca. Palermo è uno straordinario concentrato di tutto ciò che è Italia, nel bene e nel male. E ci piace moltissimo.

Il cibo di strada

Nella classifica mondiale del cibo di strada di VirtualTourist, Palermo si piazza quinta dietro Bangkok. Gli appassionati di baracchini, di cose buonissime e strane, trovano qui un'offerta infinita. Il celebre pane con la milza di vitello, ad esempio, oppure la frittola, il quarume, lo sfincione, le panelle, le crocché, la stigghiola. Il quarume (o caldume) in particolare non è cosa da tutti: si tratta di frattaglie cotte in un brodo con cipolle, sedano, carote, prezzemolo. Chi lo vende è detto "quarumaru" e Gioacchino Campanella lo è alla massima potenza. Quarumaru da 30 anni (prima di lui lo erano il padre, il nonno, il bisnonno), possiede un baracchino in Piazza Beati Paoli, al Capo, ed è una certezza per chi voglia scoprire un pezzo di storia gastronomica cittadina.

Nino u Ballerino è invece uno dei "meusari" più famosi della città. Va detto che la famiglia di Antonino Buffa fa questo mestiere dal 1802, mestiere che lui ha svecchiato ballando (di qui il nomignolo) durante la preparazione del panino, la "conzatura". Qualche volta l'esuberanza di Nino prende il sopravvento, come quando nel 2014  s'è beccato una denuncia per furto di energia elettrica (con il metodo dei magneti: chiedete ai palermitani di cosa si tratta). Ha promesso che non lo farà più. Noi ci speriamo: sarebbe un peccato dover rinunciare al suo fantasitco panino.

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Come nel Gattopardo

I visitatori che scelgono Palermo hanno spesso in testa gli arredi dei palazzi nobiliari immortalati nel film di Visconti "Il Gattopardo". Se vuoi sapere come vivevano i nobili palermitani, sappi che diversi privati hanno aperto le porte dei loro lussuosi edifici al pubblico. Per molti bisogna organizzarsi (in sostanza creare un gruppo), ma in generale non sarà difficile trovare stucchi e broccati da ammirare. Qualche idea? Il Palazzo Alliata di Villafranca, un edificio cinquecentesco acquistato dalla famiglia Alliata nel XVII secolo che ha riaperto al pubblico solo nel 2013 dopo un ventennio di chiusura.

O ancora Palazzo Valguarnera-Gangi dove fu girata proprio la celebre scena del valzer del Gattopardo. Fu Pietro Valguarnera nel 1750 a trasformare il palazzo quattrocentesco in una meraviglia barocca tutta colma di arazzi, affreschi, maioliche, stucchi e vetri di murano. Frequentato da Bellini, Rossini e Wagner, oggi può essere visitato da chiunque al (per la verità non modesto) prezzo del biglietto.

La cattedrale di Maria SS. Assunta

La cattedrale di Palermo è una di quelle cose che non ti aspetti. Abituati a stare stretti tra i vicoli della città vecchia, schiacciati tra i palazzi, d'un tratto ecco un grande giardino, l'onnipresente statua di santa Rosalia e, appena dietro, questo imponente, eccentrico, complesso, asimmetrico edificio: volumi, cupole, torri, pennacchi, archi, volte, una costruzione da favola, che pare uscire da Le mille e una notte. Non per niente la cattedrale è la meta più battuta della città. La sua costruzione iniziò nel 1184 sul sito di una moschea (a sua volta eretta sul sito di una chiesa) e fu poi maneggiata e rimaneggiata infinite volte. Se la splendida facciata orientale è quella del progetto orginale, quella sud-occidentale è gotica (XIII-XIV secolo). Prima di varcare la soglia, ammira gli intarsi sopra gli archi che raffigurano l'albero della vita all'interno di una complessa composizione geometrica in stile islamico formata da dodici tondelli raffiguranti frutti, uomini e animali.

Rispetto all'imponenza dell'esterno, l'interno appare sobrio, ma non è affatto povero: tra le altre attrazioni, non perdere la suggestiva meridiana "a camera oscura" sul pavimento, ralizzata dall'astronomo Giuseppe Piazzi nel 1801.  La meridiana funziona davvero e ti dice "in che segno sei": entra a mezzogiorno (quello solare, se c'è l'ora legale tienine conto), guarda per terra la linea di marmo e ottone lunga 21 metri con i segni zodiacali, rintraccia il puntino di luce determinato dallo "gnomone" (è il buco nella volta). Proprio  là dove punta la luce, è  indicato il segno zodiacale del mese.  In questa cattedrale sono conservatii resti della veneratissima santa Rosalia: sull'altare della cappella in fondo a destra troverai un'urna secentesca con sopra l'immagine della santa e dentro le reliquie.

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La Palermo contro la mafia

Parlare di Palermo senza parlare di mafia sarebbe come mettere la testa sotto la sabbia. È vero che la malavita organizzata insegue ormai i propri business nel resto d'Italia e del mondo, ma in Sicilia (pensa al fenomeno del pizzo) risulta purtroppo ancora estremamente radicata. Le cose comunque cambiano: c'è chi, sul territorio, lotta per la legalità ogni giorno e il ricordo di chi contro il crimine ha combattuto si fa sempre più forte. Per un ideale tour della legalità, parti da una targa gialla, forse anche piuttosto anonima: è quella che indica la casa di Paolo Borsellino, dove i genitori del magistrato ucciso da Cosa Nostra nel '92 gestivano una farmacia: "Qui dove è nato Paolo Borsellino i cittadini palermitani iniziano il risanamento del centro storico. 19 luglio 1993" si legge. A pochi passi, in Piazza Marina, si va invece indietro nel tempo: di fronte al Palazzo Steri, sotto il ficus più antico d'Europa, una targa ricorda Joe Petrosino, il poliziotto italo-americano qui freddato nel 1909 dall'antica organizzazione mafiosa Mano Nera.

A nord la città si fa ancora più luminosa. Sulla strada che costeggia il Teatro Politeama, ecco il negozio di Libera, l'associazione che si occupa di gestire i beni confiscati alle mafie. Dal loro straordinario lavoro, nascono vini, oli, libri, magliette. Qui trovate anche l'utilissima Guida per il consumatore critico di Addiopizzo che elenca le attività palermitane che hanno detto no al racket. Sempre più a nord: in Via Notarbartolo 23, c'è un albero tutto diverso dagli altri, coperto da scritte come "Non li hanno uccisi: le loro idee camminano sulle nostre gambe" o "Arrendersi è facile, lottare è fondamentale". Si tratta del cosiddetto Albero di Falcone, la magnolia che c'è di fronte a qeuella che fu la casa del celebre giudice.

Il mercato di Ballarò

Tra i mercati storici - Vucciria, Capo, Borgo Vecchio - Ballarò è oggi quello più in auge, più grande, diffuso, animato, divertente e probabilmente anche più antico (già ne scriveva un viaggiatore arabo del X secolo). Da mattina a sera potrai trovare di tutto e di più: verdure, teste di capra, lumache, cibo di strada, scarpe, uva passa, ogni tipo di pesce, olive mandorle, giocattoli...Fai caso alle abbainate (le grida con cui i mercatari presentano la propria mercanzia), ai venditori di cucina di strada tra i fumi delle loro bancarelle, agli immigrati con i cibi esotici. Buttati nella calca (magari con un po' di appetito) e vivrai una delle esperienze più divertenti del tuo viaggio. 

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