Zoo Station: tutto quello che c’è da sapere sulla Berlino di Christiane F.

Redazione Lonely Planet
4 minuti di lettura

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino è un libro cult per qualcuno, un film cult per altri, persino una nuova serie tv. Non importa in che forma lo abbiate incontrato, ma è molto difficile che non ne siate rimasti colpiti. La vita di Christiane F., così vera e cruda, scalcia tra l’infanzia e l’età adulta in una Berlino che richiede attenzione mentre l’asfalto graffia i suoi ragazzi, soprattutto intorno alla stazione dello zoo. Ed è intorno al bisogno di comprendere meglio il mondo di Christiane che Riccardo Pagani ha creato Zoo Station, un progetto che vi permetterà di visitare Berlino andando alla scoperta di tutti i luoghi del libro, in un viaggio che segue l’itinerario scritto, parola per parola. Siete curiosi di capire di che si tratta? Ne abbiamo parlato con Riccardo, ideatore e fondatore di Zoo Station.

Gropiusstadt, Berlino, anni ’70
Gropiusstadt, Berlino, anni ’70
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Riccardo, come è nata questa idea?

Questo è un libro di cui mi ero dimenticato, poi, complice il lockdown, ho iniziato a guardare molte serie online ed è così che mi sono imbattuto in quella dello Zoo. A dire la verità mi ha un po’ deluso, ma forse anche per questo mi è venuta voglia di tornare all’originale, al libro che avevo letto a 12 anni. Lo ricordavo con affetto, ma non nei dettagli, e rileggendo le pagine mi è tornata l’emozione e la passione dell’epoca. Soprattutto, mi sono reso conto che, al tempo, non ne avevo capito la metà. Sicuramente a 12 anni provavo molta empatia perché condividevo la stessa età di Christiane, ma mi trovavo immerso in un mondo completamente estraneo. Ho capito che mi ero perso molto. Poi, inseguendo il filo della curiosità, ho scoperto che era uscito un nuovo libro: “La mia seconda vita”. Così, girando sui social in cerca di informazioni, sono entrato in relazione con altri appassionati e è venuta in mente l’idea di inserire delle note a piè di pagina: quelle di cui avrei avuto bisogno da piccolo. È nata come un gioco, cercando immagini da associare ai fatti del libro, poi pian piano ho aggiunto mappe, foto di luoghi storici che non ci sono più.

I giovani del Sound, Berlino, anni ’70
I giovani del Sound, Berlino, anni ’70

Come è strutturato il progetto?

Si tratta di uno strumento di lettura, ma ognuno può scegliere l’approccio che preferisce: si può scorrere dall’inizio alla fine, cercando le citazioni in ordine di lettura, oppure esplorarlo con la mappa. Se ci si trova in viaggio e si cercano delle informazioni specifiche su un luogo, basta visualizzare la mappa e selezionare la parte che ci interessa. Così oltre all’esperienza turistica possiamo vivere la città attraverso una bambina degli anni 70.

Inoltre si può procedere per ricerca tematica: quando incontriamo il muro di Berlino o il termine DDR, che per le nuove generazioni non è scontato, inserisco una nota per chiarire il contesto. Tutte le note legate da un tema sono poi possibili da raggruppare nella ricerca.

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Sei stato personalmente nei luoghi del libro?

Devo ammettere che fino ad ora ho fatto un viaggio all’Emilio Salgari: fermo alla scrivania con tantissima esplorazione. Ho cercato informazioni nella mediateca della Stasi, sui social, sui forum e su molti siti di appassionati. Però a breve andrò a fare fisicamente a piedi questo percorso fatto per ora solo virtualmente e a riallacciare i contatti con le associazioni di quartiere ed enti locali che via mail sono difficili da raggiungere.

Quale è la differenza tra immaginare un luogo e visitarlo?

La curiosità era tanta e mi ha portato a una ricerca intensa e alla spinta per ricreare i luoghi sul sito, ma sicuramente rimane la voglia di andare lì fisicamente. È uno strumento utile per chi abita molto lontano ed è curioso su quel luogo e quel tempo, ad esempio ricevo molte visite dal Sud America. Spero inoltre che sia anche uno strumento di conoscenza della storia recente.

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Ci poi raccontare un aneddoto legato alla community?

Ho trovato una foto della collina dove Christiane andava a giocare con gli amici. Era di un fotografo tedesco anziano.  Aveva una fotografia bellissima, data 1976: sulla collina c’era una ragazza con un cagnolino. Gli ho scritto chiedendo il permesso di usarla e lui ne è stato molto contento: si ricordava perfettamente della giornata in cui scattò quell’immagine a sua moglie e il cagnolino, tutti insieme sulla collina a passare la domenica.

Un altro aneddoto riguarda un centro commerciale ora completamente ristrutturato. Ho scoperto l’architetto che aveva fatto la costruzione originale e anche qui ho scritto per chiedere il permesso dell’utilizzo delle immagini. In questo caso mi ha risposto la figlia, felice che il lavoro del padre venisse ripreso. Inoltre, aveva un sacco di immagini scattate proprio da lei, che al tempo studiava fotografia.

Come possono aiutarti i nostri lettori?

Sicuramente se interessa unirsi a questo viaggio virtuale, si possono mettere in contatto, il sito è costantemente in fase sperimentale. All’inizio era possibile commentare direttamente sul sito, ma ora ci siamo spostati su Instagram, dove la partecipazione è più attiva. Del resto questo è un libro molto divisivo, o lo si ama o lo si odia, quindi interessa a pochi ma a quei pochi interessa molto. Quando qualcuno scopre il mio lavoro va a vedere tutto quello che abbiamo fatto fino ad ora e io so di aver rallegrato qualcuno e sono felice di averlo fatto. Il lavoro è ancora fase di sviluppo, ma se avete in progetto un viaggio a Berlino, date un’occhiata e potrete ritrovarvi catapultati nella Berlino degli anni 70.

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