Tour d'Afrique 2009: non pedalare solo per te stesso
Può essere l'avventura della tua vita, ma non pedalerai solo per te stesso. In 120 giorni dal Cairo a Cape Town, lungo 11.800 km, attraverso 10 paesi e 2 emisferi, vivrai un numero incredibile di emozioni e sorprese. Compirai un'impresa che ti porterà al limite estremo delle tue possibilità e che ti permetterà di diffondere un nuovo modo di viaggiare, più equo e solidale. Parliamo del Tour d'Afrique, che nel 2009 sarà in pista con la sua settima edizione, in partenza il 10 gennaio. E anche Lonely Planet sarà della partita.
Tour d'Afrique 2009: non pedalare solo per te stesso
Abbiamo detto pista, ma non pensare alle sinuose lingue d'asfalto del Tour de France o del Giro d'Italia. Questa volta dovrai far rotolare le tue ruote lungo i percorsi più proibitivi del pianeta, più adatti alle zampe di leoni e cammelli che al battistrada.
Non è un caso che gli organizzatori parlino di madness per definire l'impresa e la follia positiva che unisce tutti i partecipanti di questa avventura capace di mettere a dura prova non solo il corpo ma anche la mente.
LONELY PLANET AL TOUR D'AFRIQUE
In un viaggio del genere non poteva mancare Lonely Planet. Abbiamo messo insieme una squadra di scatenati pedalatori grazie alle adesioni entusiastiche dai nostri uffici in Australia, Inghilterra, Stati Uniti, Cina e Italia, e saremo impegnati in un tour a staffetta capitanato da Tony Wheeler, co-fondatore di Lonely Planet, e da Tom Hall, Travel Editor della sede londinese.
Dall'Italia e da EDT, partner di Lonely Planet nel nostro paese, volerà in Africa Carlo Chierotti, forte della sua mountain bike KTM, dei libri di Philip K. Dick letti e delle stringhe di codice informatico programmate, delle migliaia di chilometri macinati per allenarsi dalle Langhe a Kathmandu e degli infiniti vaccini a cui si è sottoposto.
Il nome della tappa che attende Carlo è tutto un programma: Meltdown Madness, un proibitivo mix tra l'asperità del territorio disseminato di rocce laviche e l'incoscienza adrenalinica necessaria ad affrontarlo. Il nostro uomo raccoglierà il testimone ad Addis Abeba e lo consegnerà a Nairobi, dopo una passeggiata di 1671 km.
Pedalando sotto il sole e contro il vento, Carlo sarà tentato dalle sirene dei freschi laghi che si incontrano dopo Addis Abeba, verrà messo a dura prova dalla distesa di rocce laviche disseminate al confine con il Kenya, e solo dopo aver passato l'Equatore, a nord di Nairobi, vivrà l'ebbrezza della meta.
OBIETTIVI DI UN GRANDE PROGETTO
Il Tour d'Afrique merita di essere sotto i riflettori non solo in quanto impresa sportiva, ma soprattutto per l'idea che lo anima. Ciò che ispira organizzatori e partecipanti è il desiderio di promuovere la bicicletta come mezzo di trasporto alternativo, di sviluppo sostenibile e a impatto zero. Una piccola grande sfida lanciata a chi non riesce proprio a rinunciare all'automobile e ai governanti dei paesi ricchi e sviluppati.
Per attuare questo obiettivo, la Tour d'Afrique Foundation si propone di raccogliere fondi dedicati a progetti di salvaguardia ambientale in Etiopia (dove saranno piantati alberi di bambù, che producono il 35% di ossigeno in più degli altri alberi) e di promuovere iniziative rivolte allo sviluppo di misure sanitarie e agricole nei paesi dell'Africa.
L'obiettivo è evitare che siano i più poveri dei poveri a pagare la quota più alta del disastroso bilancio ambientale a cui stiamo andando incontro. Per contribuire alle attività della Fondazione non è necessario iscriversi al Tour. Puoi fare una donazione online e dare il tuo contributo alla grande causa.
In tutto questo, la bicicletta non è solo un simbolo di mezzo a impatto zero. La tradizione del Tour d'Afrique vuole che siano donate biciclette a persone e organizzazioni bisognose dell'Africa. A farne buon uso saranno medici di campagna, operatori sanitari e altre persone costrette a muoversi sulle piste sterrate del grande continente.