Proprio come Efeso, anche Priene nell’antichità era una fastosa città portuale. Nonostante le rovine di Priene richiedano un maggior sforzo di immaginazione, il sito vanta una splendida posizione isolata. Arroccato sugli aspri pendii del Monte Mykale, nei pressi del villaggio di Güllübahçe, ha una maestosità di cui Efeso è priva. Le strade di Priene sono ombreggiate da grandi alberi, e sgombre dalla folla di turisti tipica di Efeso: tutti punti a favore, che rendono la visita ancora più piacevole e rilassante.

Mentre salite lungo le colline rocciose, provate a immaginare al posto dei campi che vedete dall’alto il mare che un tempo lambiva le rive. Prima che il fiume Meandro esondasse, Priene aveva due porti ed era famosa per l’industria navale e la tradizione nautica. Gli scavi del sito ebbero inizio solo nel XIX secolo, per mano di archeologi inglesi e tedeschi, che riempirono i musei delle rispettive nazioni di statue in marmo e oggetti antichi rinvenuti a Priene (in qualche caso, sovrani poco lungimiranti accettarono di "scambiare" i reperti storici con cose di utilità nazionale, come treni e tecnologia).

Dal 300 al 45 a.C. Priene era una città importante, in cui la Lega delle Città Ioniche teneva assemblee e feste. Essendo però più piccola della vicina Mileto, i suoi edifici di epoca ellenistica non furono abbattuti per far posto alle successive costruzioni romane, e mantennero quindi il loro aspetto autenticamente "greco". Intorno al II secolo d.C., una piena del fiume travolse la città e la maggior parte dei suoi abitanti si trasferì a Mileto. Il piccolo villaggio greco (e più tardi turco) di Samson sopravvisse, tra le macerie, fino al 1923, quando i greci furono espulsi e i turchi si spostarono verso i pascoli più verdi di Güllübahçe.

Superata la biglietteria, imboccate il ripido sentiero che conduce alle rovine. Noterete che le strade si incrociano le une con le altre formando angoli retti: si tratta del tipico impianto ortogonale inventato da Ippodamo (498-08 a.C.), un architetto originario della vicina Mileto che divenne presto molto influente, al punto che non solo Priene e Mileto, ma anche Rodi, il porto del Pireo ad Atene, e perfino Thurii nella Magna Grecia presentano planimetrie a griglia. Così come a Efeso, anche a Priene le strade di marmo hanno piccoli solchi incisi per evitare che i pedoni scivolino sulla pavimentazione liscia.

In cima a un’alta scogliera, circondata da brulle montagne e affacciata dove un tempo c’era il mare, si stagliano le rovine del Tempio di Atena. Progettato da Piteo di Alicarnasso (lo stesso del Mausoleo di Alicarnasso, oggi Bodrum), era il tempio più grande e più importante di tutta Priene. L’iscrizione originale, ora conservata al British Museum, riporta che il tempio fu fondato da Alessandro Magno in persona.

A differenza dell’urbanista Ippodamo, che Aristotele descrive come uno spirito libero (pare non si tagliasse mai i capelli e indossasse gli stessi abiti in qualsiasi stagione dell’anno), Piteo era invece molto meticoloso e attento ai dettagli, e il Tempio di Atena è considerato l’esempio più significativo dello stile ionico asiatico. Cinque colonne della costruzione originale sono state riassemblate, consentendo di potersi fare una vaga idea di come dovesse apparire il tempio in passato, mentre tutt’intorno giacciono disordinatamente a terra i mucchi delle altre. (Il tempio fu distrutto da un terremoto e non da un saccheggio).

Durante la stesura di questa guida, erano in corso scavi archeologici per portare alla luce una sinagoga ellenistica nei pressi del tempio: chiedete informazioni sul posto.

Il teatro di Priene (con una capacità di 6500 posti) è uno dei teatri ellenistici meglio conservati in assoluto. Per cogliere la sua acustica perfetta, provate a fischiare. Le zampe dei leoni scolpite nelle prime file ci dicono che i posti erano riservati a importanti personalità.

Meritano di essere visti anche i resti del vicino bouleuterion (sala del consiglio), costruito per contenere 250 persone, da cui uno stretto sentiero conduce in discesa alle rovine dell’antico centro medico, l’Asclepio (che un tempo si pensava essere il Tempio di Zeus). Ci sono inoltre resti del ginnasio e dello stadio.

In un’area poco distante ma non ancora sottoposta agli scavi giacciono le rovine della chiesa bizantina.

Proprio nel parcheggio, sotto le rovine di un antico acquedotto bizantino da cui sgorga acqua che rinfresca l’aria, si trova il Selale Restaurant (portate principali 10), con una grande vasca in cui sguazzano le trote (destinate a essere cucinate). Il cortile adiacente è ombreggiato e perfetto per un caffè rilassante o una bibita dopo la visita agli scavi.

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