Dal ponte di Kizum, una ripida salita di 3 km conduce a questo naktshang del XVI secolo fatto edificare originariamente da Deb Tsokye Dorji, all’epoca penlop di Trongsa e discendente del terton Dorji Lingpa. Le strutture odierne, tra cui lo tshuglhakhang (tempio principale), l’utse (torre centrale), il chamkhang (casa della danza), lo shagkor (abitazioni della servitù) e il nubgothang (casa degli ospiti), sono più recenti, in quanto ricostruite dopo il terremoto del 1897.

La famiglia proprietaria di Ogyen (Ugyen) Chholing ha trasformato l’intero complesso in un museo (ingresso Nu 150) per preservarne il lascito. Gli oggetti in mostra, corredati da targhette informative molto ben fatte, descrivono in modo dettagliato lo stile di vita di una famiglia aristocratica bhutanese. Estremamente interessanti sono un libro di divinazione, un costume per la danza dakini fatto di osso e la scoperta che lo sterco di yak fossilizzato era uno dei componenti della polvere da sparo bhutanese. Degna di particolare nota è anche la sezione dedicata al commercio con il Tibet, un tempo assai fiorente, nella quale viene descritto il modo in cui i mercanti bhutanesi trasportavano tabacco, stoffe inglesi, riso, carta e indaco alle fiere che si svolgevano nel Lhodrak, oltre il confine, e ritornavano carichi di tè cinese, polvere d’oro, sale e borace (un ingrediente del tè al burro di yak). Portate con voi una torcia elettrica. È in vendita un ottimo opuscolo del museo (Nu 350).

La rustica Ogyen Chholing Guest House (03-631221; camere Nu 840-1560) che sorge sui terreni del palazzo mette a disposizione tre suite confortevoli con bagno annesso e sei camere spartane più piccole, e funge da tranquillo rifugio per la notte. I proventi vengono devoluti al fondo. La vostra agenzia riuscirà probabilmente a organizzare un soggiorno in una delle fattorie delle vicinanze.

Anziché tornare indietro ripercorrendo la strada da cui siete arrivati, prendete in considerazione la possibilità di ritornare a piedi fino al ponte di Kizum (1 h) passando dall’incantevole Choejam Lhakhang, con il suo sentiero di kora e una sala piena di maschere utilizzate in occasione delle feste, e dal Narut (Pelphug) Lhakhang, costruito attorno a una grotta sacra che racchiude un’impronta di Guru Rinpoche e un santuario dedicato al protettore locale Garap Wangchu.

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