Iquitos, collegata al resto del mondo per via aerea e fluviale, è la più grande città al mondo a non essere raggiunta da strade. Si tratta di una vivace e prospera metropoli nella giungla, ricca delle consuete e inspiegabilmente affascinanti anomalie amazzoniche. Una giungla incontaminata si estende appena oltre la città, facilmente visibile dagli eleganti bar e ristoranti con aria condizionata che punteggiano il lungofiume; una gran quantità di tricicli a motore sfrecciano sulle strade mentre la gente affolla la plaza centrale per gustare un gelato come se avesse un’infinità di tempo a disposizione. Capanne di fango si alternano a magnifiche dimore decorate con ceramiche; minuscole piroghe solcano le acque accanto a colossali navi da crociera. Probabilmente arriverete a Iquitos pronti per la grande avventura sul Rio delle Amazzoni, tuttavia le specialità culinarie della foresta pluviale, la palpitante vita notturna e uno dei più affascinanti mercati del Perú (nella baraccopoli galleggiante di Belén) vi convinceranno forse a trattenervi più a lungo del previsto. Poiché qui ogni prodotto deve essere "importato", i costi sono più alti rispetto ad altre città peruviane.
Iquitos fu fondata verso il 1750 come missione gesuita nonché come piazzaforte da cui respingere gli attacchi delle tribù indigene che non volevano convertirsi al cristianesimo. Dopo il 1870 il grande boom del mercato della gomma fece in breve tempo aumentare di 16 volte il numero degli abitanti e, nel corso dei successivi trent’anni, Iquitos divenne un luogo dove la più sfacciata ostentazione coabitava con la povertà più abbietta. I magnati della gomma accumularono ricchezze favolose mentre i raccoglitori (quasi sempre membri di tribù locali o poveri mestizos) vivevano in condizioni di sostanziale schiavitù e con un tasso di mortalità altissima a causa delle malattie o dei brutali trattamenti a cui erano sottoposti.
Con l’inizio della prima guerra mondiale, il boom della gomma terminò con la stessa rapidità con cui era iniziato. Un imprenditore britannico fece uscire in segreto dal Brasile alcuni semi dell’albero della gomma e avviò piantagioni nella penisola malese. Raccogliere la gomma nelle ordinate file delle piantagioni si rivelò assai più economico che estrarla dagli alberi spontanei sparsi nel bacino amazzonico.
Iquitos conobbe quindi un lungo periodo di declino economico e sopravvisse come meglio poté grazie allo sfruttamento del legname, all’agricoltura (noci del Brasile, tabacco, banane e barbasco − un rampicante velenoso usato dai nativi per pescare e ora esportato per produrre insetticidi) e alla vendita di animali selvatici agli zoo. Negli anni ’60 del secolo scorso un nuovo boom risollevò le sorti della zona. Questa volta il volano fu il petrolio, la cui scoperta ha fatto di Iquitos una città prospera e moderna. In epoca recente anche il turismo ha cominciato a giocare un ruolo importante nell’economia della regione.