
C’è una contraddizione visiva evidente e straordinaria nel paesaggio della Val Pusteria, una sorta di autostrada naturale solcata dalla Rienza e dalla Drava che segna il confine settentrionale delle Dolomiti, scivolando da Brunico fino al Tirolo. Da un lato e in fondo ci sono le montagne austriache, con i loro morbidi declivi boscosi; dall’altra, le ruvide vette della Croda del Becco, del Picco di Vallandro, della Rocca dei Baranci e della Punta dei Tre Scarperi, tra le quali si elevano altre cime e si incuneano strette valli oscure e in un certo senso minacciose. In mezzo c’è la Pusteria, dagli immensi pascoli luminosi, punteggiati dai masi e su cui sorgono in fila indiana, all’incrocio con le direttrici orografiche e stradali, villaggi dalla storia millenaria diventati centri nodali del turismo estivo e invernale; fra di essi San Candido e Dobbiaco, che non hanno però portato in soffitta le loro antiche tradizioni né compromesso lo straordinario ambiente nel quale sono inseriti.
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