Parco dei 100 Crateri (Da Keflavík a Valahnúkur)
Se dalla strada n. 41 vi immettete sulla n. 44 appena fuori Keflavík, vi ritroverete a passare accanto alle caserme deserte della base militare americana prima di raggiungere il fatiscente villaggio di pescatori di Hafnir. Non c’è molto da vedere qui, solo un campo con alcuni detriti che si ritiene appartenessero a una dimora vichinga del IX secolo di proprietà del fratello adottivo di Ingólfur Arnarson, e l’àncora della "nave fantasma" Jamestown, che fu misteriosamente spinta a riva nel 1870 con l’intero carico di legname, ma senza nemmeno l’ombra di un membro dell’equipaggio.
Passate le scogliere piene di uccelli di Hafnaberg, e raggiungerete il cosiddetto Ponte tra i due continenti, con una piccola insegna e un tappeto di asfalto che si snoda nel campo di lava: potrete scattare una foto dal piccolo ponte tra le due estremità del golfo sabbioso che separa la placca continentale nord-americana da quella europea.
All’estremità sud-occidentale della penisola il panorama si frange in selvaggi dirupi vulcanici e scogliere, da cui il nome Parco dei 100 Crateri. Vari impianti dall’aspetto di navicelle spaziali sfruttano il calore geotermale per ricavare il sale dall’acqua di mare e fornire elettricità a tutta la nazione. Orkuverið Jörð (Centrale di Energia della Terra; 422 5200; www.powerplantearth.is; ingresso Ikr1000; 12.30-16.30 sab e dom metà mag-metà set), allestita all’interno delle fabbriche, è una mostra interattiva sulle fonti di energia terrestri. Potrete anche dare un’occhiata all’immensa e immacolata sala delle turbine e vagare lungo una conduttura di cemento che porta al mare, per osservare poi lo spettacolo suggestivo offerto dall’acqua di scarico a 67°C che si riversa fumante tra le fredde acque dell’oceano.
Uno dei luoghi più belli e selvaggi della zona è Valahnúkur, dove una strada sterrata conduce attraverso campi di lava risalenti al XIII secolo fino alle scogliere più desolate che si possano immaginare. Al momento della stesura della presente guida, era in progetto la creazione di un modesto centro visitatori ai piedi della scogliera. Potete arrampicarvi sulle rovine del faro più antico d’Islanda (risale al 1878) e contemplare il panorama meditando sulla fragilità della vita. Da qui si può scorgere un picco roccioso dalla sommità piatta, l’Eldey, che si erge a 14 km dalla costa e ospita la colonia di sule più grande al mondo. Si dice che in questo posto sia stato ucciso e mangiato l’ultimo beccafico, anche se gli abitanti delle Isole Fær Øer sostengono che il fatto sia invece accaduto a Stóra Dímun. Oggi Eldey è un’area ornitologica protetta.
Tornando verso la strada principale si vede una fumante area geotermale multicolore, che comprende la sorgente calda di Gunnuhver, così chiamata perché la strega Gunna, catturata con un sortilegio, fu trascinata nell’acqua bollente, e vi morì.
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