Angkor Wat
Trovarsi per la prima volta davanti all’Angkor Wat (អង្គរវត្ត; biglietto/pass per l’intera Angkor: 1 giorno/3 giorni/1 settimana US$20/40/60), massima espressione del genio khmer, rappresenta un’emozione straordinaria e paragonabile a quella suscitata da pochi altri luoghi al mondo, per esempio dal Machu Picchu o da Petra.
L’Angkor Wat è davvero un paradiso in terra. Angkor è la rappresentazione del Monte Meru, il Monte Olimpo degli hindu in cui dimorano le antiche divinità. L’Angkor Wat, il "tempio che è una città", costituisce la perfetta fusione fra ambizione creativa e devozione religiosa. I re-divinità dell’antica Cambogia cercarono di surclassare le strutture costruite dai loro antenati per dimensioni, scala e simmetria, culminando in quello che è ritenuto il più grande edificio religioso del mondo, la madre di tutti i templi: l’Angkor Wat.
Il tempio rappresenta il cuore e l’anima della Cambogia, il simbolo nazionale, l’epicentro della civiltà khmer e la fonte dell’orgoglio patrio. Svettante verso il cielo e circondato da un fossato che fa impallidire quelli dei castelli europei, l’Angkor Wat è uno dei monumenti più ispirati e spettacolari che la mente umana abbia concepito. A differenza degli altri siti di Angkor, non è mai stato abbandonato alla mercé degli elementi e, in un modo o nell’altro, pressoché sempre utilizzato dal momento della sua costruzione. Semplicemente unico, questo tempio presenta un sorprendente connubio di spiritualità e simmetria, millenario esempio di devozione agli dèi. Godetevi il primo impatto, perché raramente vi capiterà ancora di provare la stessa sensazione di brivido lungo la schiena da cui sarete colti sbucando dalla strada rialzata interna. Trattandosi del tempio meglio conservato di Angkor, ogni volta che lo si visita si notano nuovi particolari.
L’Angkor Wat presenta molte caratteristiche che lo rendono unico tra tutti i templi di Angkor. La più significativa è il suo orientamento verso ovest. Simbolicamente, l’occidente rappresenta la morte, il che inizialmente indusse numerosi studiosi a concludere che il monumento dovesse essere originariamente un mausoleo. Tale idea era suffragata dal fatto che i magnifici bassorilievi furono concepiti per essere visti in senso antiorario, una consuetudine che si ritrova negli antichi riti funebri hindu. D’altro canto, Vishnu è una divinità spesso associata all’occidente, e attualmente è comunemente accettata l’ipotesi che l’Angkor Wat sia stato al contempo un luogo di culto e un mausoleo dedicato a Suryavarman II.
L’Angkor Wat è famoso anche per le sue oltre 3000 incantevoli apsara (ninfe celesti) scolpite nei suoi muri, ognuna delle quali è unica: ben 37 sono i tipi di acconciature per chi volesse cimentarsi a individuarle. Molte di queste splendide figure furono danneggiate dagli indiani che ripulirono i templi negli anni ’80 con agenti chimici, ma attualmente sono in fase di restauro con la supervisione del German Apsara Conservation Project (GACP; www.gacp-angkor.de). L’organizzazione gestisce anche un piccolo chiosco informazioni (collocato nell’angolo nord-ovest dell’Angkor Wat, vicino al wat moderno) dove sono in vendita splendide cartoline e foto in bianco e nero di Angkor.
Calcolate un minimo di due ore per una visita standard all’Angkor Wat; mezza giornata se volete decifrare i bassorilievi con l’aiuto di una guida e salire fino al Bakan, il livello superiore.
Simbolismo
Chi visita l’Angkor Wat rimane colpito dalla sua solenne imponenza e, a un primo sguardo ravvicinato, dalle suggestive decorazioni e dai numerosi bassorilievi. All’epoca in cui fu costruito, tuttavia, un uomo di fede sarebbe rimasto impressionato soprattutto dalla ricchezza del suo simbolismo, un po’come può accadere oggi a uno studioso di letteratura che affronti l’Ulisse di James Joyce.
Nel suo libro Angkor Wat: Time, Space and Kingship, Eleanor Mannikka sostiene che le dimensioni dell’Angkor Wat sono proporzionali alle quattro ere (Yuga) della filosofia classica hindu. Pertanto, il visitatore che giunge ad Angkor Wat percorrendo la strada rialzata fino all’ingresso principale e attraversa i cortili raggiungendo la torre centrale, dove in passato si trovava una statua di Vishnu, compie metaforicamente un viaggio a ritroso nel tempo fino alla creazione dell’universo.
Come gli altri templi-montagna di Angkor, l’Angkor Wat è una riproduzione in miniatura dell’universo. La torre centrale rappresenta il Monte Meru, contornato da picchi più bassi a loro volta circondati dai continenti (i cortili inferiori) e dagli oceani (il fossato). Il naga a sette teste diventa un ponte-arcobaleno simbolico con cui l’uomo può raggiungere la dimora degli dèi.
Anche se Suryavarman II concepì l’Angkor Wat come proprio tempio funerario o mausoleo, non fu mai sepolto qui, visto che morì in battaglia durante una fallimentare spedizione per sottomettere i dai viet (vietnamiti).
Struttura architettonica
L’Angkor Wat è circondato da un fossato largo 190 m che forma un gigantesco rettangolo di 1,5 km per 1,3 km di lato. A ovest, una strada rialzata in arenaria attraversa il fossato. I blocchi di arenaria impiegati per la costruzione dell’Angkor Wat furono prelevati da una cava distante oltre 50 km (nella montagna sacra del Phnom Kulen) e trasportati con zattere sulle acque del fiume Siem Reap. Considerando che a quel tempo non esistevano né gru né autocarri, si tratta di un’operazione straordinaria che richiese una quantità stupefacente di manodopera. Secondo quanto raccontano le iscrizioni, neppure 300.000 operai e 6000 elefanti bastarono a terminare il lavoro.
Il muro perimetrale è un rettangolo di 1025 m per 800 m con una porta su ogni lato. L’ingresso principale, un porticato largo 235 m sontuosamente decorato con rilievi e sculture, si trova sul lato occidentale. Nella torre a destra è collocata una statua di Vishnu, alta 3,25 m e intagliata in un unico blocco di arenaria. Nelle sue otto braccia la divinità tiene una lancia, una mazza, un disco, una conchiglia e altri oggetti. Attorno alla statua noterete ciocche di capelli: si tratta di offerte fatte da ragazzi e ragazze che si preparano al matrimonio e di ex voto lasciati da pellegrini per una grazia concessa.
Dall’ingresso principale, un viale lungo 475 m e largo 9,5 m, fiancheggiato da balaustre con naga, conduce al tempio centrale passando tra due eleganti biblioteche, restaurate da un’équipe giapponese, e due vasche rituali (la zona accanto a quella settentrionale è ideale per ammirare l’alba).
Il tempio centrale è strutturato su tre piani, tutti in laterite, e racchiude una piazza circondata da un labirinto di gallerie intercomunicanti. Prima della guerra, la Galleria dei Mille Buddha (Preah Poan) ospitava centinaia di immagini del Buddha, molte delle quali furono asportate o rubate e attualmente ne rimangono pochissime.
Agli angoli del secondo e terzo piano si ergono delle torri sormontate a loro volta da torrette a forma di fiore di loto dal significato simbolico. La torre centrale, alta 55 m dal suolo e 31 m dalla sommità del terzo piano, conferisce una sublime coesione a tutta la maestosa struttura.
La scalinata che conduce al piano superiore è estremamente ripida, poiché raggiungere il regno degli dèi non è affatto semplice. Conosciuta anche come Bakan, questa parte dell’Angkor Wat è rimasta chiusa ai visitatori per molti anni, mentre oggi è accessibile a numero chiuso (occorre mettersi in fila). Questo significa che è nuovamente possibile completare il pellegrinaggio con la salita fino in cima all’edificio, dove potrete godervi l’aria fresca, ammirare il vasto panorama e cercare un angolino tranquillo in cui contemplare la simmetria e il simbolismo di quello che è considerato l’Everest dei templi.