Questo favoloso tempio sorge lungo una breve strada secondaria circa 1 km e mezzo dopo il Sey Lhakhang. Si crede che sia stato costruito nell’anno 659 dal re tibetano Songtsen Gampo, lo stesso giorno in cui fu costruito il Kyichu Lhakhang di Paro, per imprigionare una diavolessa tibetana.

Il tempio fu visitato da Guru Rinpoche nel corso del suo viaggio nel Bumthang e venne rinnovato dal Sindhu Raja dopo che il guru gli restituì la forza vitale. Si tratta dell’unico monumento della valle dall’aspetto davvero antico.

Nel Jampey (Jampa) Lhakhang principale ci sono tre gradini in pietra che rappresentano diversi periodi. Il primo è coperto da un asse di legno e scende nella terra a simboleggiare il passato, l’epoca del Buddha storico, Sakyamuni. Il secondo corrisponde al presente ed è collocato allo stesso livello del pavimento. Il terzo rappresenta l’era che verrà: si crede che, quando lo scalino del presente affonderà nella terra, gli dèi diventeranno come gli esseri umani e il mondo così com’è scomparirà.

La figura centrale nell’antico tempio interno è Jampa, il Buddha del futuro, con i piedi su un elefante. Questa è la parte più antica della cappella, che a sua volta è la più antica del Bhutan. L’ingresso alla cappella è protetta da una corazza in ferro fabbricata da Pema Lingpa. Sopra la porta principale si trova una nicchia nella quale è posta una statua di Guru Rinpoche. Egli sedette in questa nicchia a meditare lasciandovi un’impronta del piede. Si dice che sotto il lhakhang ci sia un lago in cui il guru avrebbe nascosto diversi terma (testi e manufatti sacri).

Lungo il kora (percorso circolare di deambulazione) interno, che corre intorno alla cappella, ci sono alcune antiche pitture murali che ritraggono 1000 Buddha. Nell’atrio ci sono dipinti murali più vivaci. Sul lato destro della parete divisoria in legno potrete vedere un’immagine di Kim-lha, la divinità della casa.

Sul lato settentrionale del cortile c’è il Tempio Kalachakra (Dukhor Lhakhang), un edificio fatto aggiungere da Ugyen Wangchuck quando questi rivestiva la carica di penlop. Le divinità dalla testa di animali raffigurate sulle pareti sono i diavoli che i morti devono affrontare durante i 49 giorni di bardo (lo stato intermedio tra la morte e la rinascita). Chimi Dorji, l’amministratore del Jakar Dzong aggiunse un altro tempio, il Guru Lhakhang situato sul lato meridionale del dochey (cortile interno dello dzong), che presenta raffigurazioni di Guru Rinpoche, Tsepame e Chenresig. Le tavole in legno sui due lati del vialetto che conduce al cortile sono stati resi perfettamente lisci dal passaggio di generazioni di fedeli.

Dietro il tempio principale ci sono due grandi chorten in pietra, uno dei quali commemora il fratello minore del secondo re, mentre l’altro è in memoria di Lama Pentsen Khenpo, consigliere spirituale dei primi due re bhutanesi. Ai quattro angoli del complesso ci sono altrettanti chorten dipinti di giallo, rosso, bianco e blu.

Il cumulo di mani (pietre incise con il mantra buddhista om mani peme hum) che si trova nel parcheggio antistante il goemba viene chiamato thos e rappresenta i guardiani dei quattro punti cardinali.

Ogni anno in ottobre qui ha luogo una delle feste più spettacolari del Bhutan, il Jampey Lhakhang Drup. Gli spazi dove si svolge la festa e la tribuna degli ospiti si trovano a sinistra (sud) del tempio. In una determinata sera, una volta terminate le danze dei lama, il monastero viene illuminato da un falò per un mewang (benedizione del fuoco) e in questa occasione i pellegrini saltano attraverso un arco infuocato. Un altro rito di fertilità che si tiene a notte inoltrata è il tercham (danza del tesoro, chiamata anche danza "nuda"), che di solito si svolge a mezzanotte.

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