La città più importante degli altopiani settentrionali è un’elegante e fiera metropoli coloniale, adagiata in una languida valle e cinta in tutte le direzioni da una muraglia di montagne brune. Seguendo la strada che scende a valle, ecco aprirsi la distesa di tetti rossi delle case, prova del segreto desiderio della città di restare ancorata alle proprie radici di villaggio. Fertili campi coltivati ammantano l’intera vallata, mentre le vie di Cajamarca sono affollate di campesinos (contadini) con i tipici cappelli a tesa larga e le sciarpe dai colori vivaci, nonché di giovani eleganti che frequentano i ristoranti e i bar alla moda. Nel cuore coloniale della città, la vasta Plaza de Armas è delimitata da chiese maestose, e di qui palazzi barocchi un tempo decadenti si susseguono in cerchi concentrici lungo le vie acciottolate; molti di essi sono sede di eterei alberghi e raffinati ristoranti.

A Cajamarca le cose cambiano lentamente, e solo negli ultimi anni la miniera d’oro di Yanacocha (v. lettura) ha dato alla città nuova prosperità, a fronte, va detto, di un buon numero di abitanti scontenti.

Verso il 1460 gli incas sottomisero la popolazione di Cajamarca, e la città divenne uno dei principali centri abitati lungo la strada delle Ande che collegava Cuzco a Quito.

Nel 1525, dopo la morte dell’inca Huayna Capac, l’impero - che a quell’epoca si estendeva dalla Colombia meridionale al Cile centrale - fu suddiviso tra i suoi figli: ad Atahualpa toccò il nord, a Huascar il sud. La soluzione, com’era prevedibile, si rivelò piuttosto insoddisfacente e sfociò nella guerra civile finché, nel 1532, Atahualpa avanzò con le sue truppe vittoriose verso sud, in direzione di Cuzco, per assumere il controllo di tutto l’impero. Durante la marcia fece sosta a Cajamarca per riposarsi qualche giorno, accampandosi presso le sorgenti termali oggi note come Los Baños del Inca, e qui apprese che gli spagnoli si trovavano ormai nelle vicinanze.

Francisco Pizarro e il suo contingente di 168 soldati arrivò a Cajamarca il 15 novembre del 1532, ma trovò la città quasi deserta, perché la maggior parte dei suoi 2000 abitanti si era radunata nell’accampamento di Atahualpa. Gli spagnoli trascorsero una notte inquieta, consapevoli della propria inferiorità numerica di fronte al vicino esercito inca, che secondo le stime contava da 40.000 a 80.000 uomini, e dopo aver complottato tutta la notte, decisero di attirare Atahualpa nella piazza e, a un segnale convenuto, di catturarlo non appena se ne fosse presentata l’occasione.

Atahualpa arrivò nella piazza con un seguito di nobili e circa 6000 uomini armati di fionde e asce, ma ordinò alla maggioranza delle sue truppe di rimanere fuori dalla città. Fu accolto dal frate spagnolo Vicente de Valverde, che con la Bibbia in mano cercò di esporgli la propria condizione di uomo di Dio. Si narra che Atahualpa gettò la Bibbia a terra con rabbia, un gesto che fornì agli spagnoli il pretesto per l’attacco.

I cannoni spararono e la cavalleria spagnola piombò su Atahualpa e i suoi soldati i quali, non avendo mai visto prima né cannoni né cavalli, rimasero pietrificati dal terrore. Le loro piccole asce e le fionde nulla poterono contro gli spagnoli che indossavano l’armatura e brandivano spade affilatissime dall’alto dei loro cavalli, e che riuscirono a uccidere 7000 indigeni catturando anche Atahualpa. Lo sparuto gruppetto di soldati era veramente diventato un manipolo di conquistadors .

Dopo la cattura, Atahualpa comprese ben presto quale fosse la principale debolezza degli invasori, ovvero la loro brama per l’oro, e come riscatto per la propria libertà offrì tanto oro quanto ne poteva contenere una stanza e il doppio in argento. Gli spagnoli accettarono e poco alla volta i preziosi metalli cominciarono ad affluire a Cajamarca. Un anno dopo il riscatto era pronto: circa 6000 kg d’oro e 12.000 kg d’argento, che vennero fusi in lingotti. Un quantitativo pari oggi a quasi 180 milioni di soles, senza contare l’inestimabile valore artistico dei gioielli e degli altri oggetti che vennero fusi.

Atahualpa, sospettando che l’accordo non sarebbe stato rispettato dagli spagnoli, inviò messaggi disperati ai propri seguaci di Quito affinché giungessero in suo aiuto a Cajamarca. Tali messaggi spaventarono gli spagnoli, che decisero di giustiziare il sovrano. Il 26 luglio del 1533 Atahualpa fu condotto al centro della piazza di Cajamarca per essere arso sul rogo, ma all’ultimo momento il sovrano "accettò" di essere battezzato e la sua pena fu mutata in una più rapida morte per strangolamento.

Quasi tutti gli imponenti edifici inca di Cajamarca furono distrutti e le loro pietre usate per costruire case e chiese. La grande piazza dove Atahualpa fu catturato e in seguito ucciso si trovava all’incirca dove oggi sorge Plaza de Armas. L’unico edificio inca tuttora esistente è la Camera del Riscatto (El Cuarto del Rescate), dove fu tenuto prigioniero l’imperatore inca.

Ci sono degli internet bar praticamente in ogni isolato.

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