Il nome di questa incantevole città coloniale, che trae origine dal termine quechua aya (che significa "morte" o "anima") e cuchu (entroterra), offre un eloquente sguardo sul suo passato. La condizione di Ayacucho come isolato capoluogo di un dipartimento tradizionalmente povero fornì terreno fertile al professor Abimael Guzmán per sviluppare il movimento rivoluzionario maoista di Sendero Luminoso. Questo movimento si poneva l’obiettivo di rovesciare il governo, ma causò migliaia di morti nella regione negli anni ’80 e ’90 (per saperne di più su Sendero Luminoso v. lettura). Tuttavia, gli scarsi collegamenti che la città ha da sempre avuto, nel corso della sua storia, con il mondo esterno hanno contribuito a nutrire un fiero orgoglio e uno spirito indipendente che si manifestano in qualunque attività, dalle fiestas originali a una sempre maggiore autonomia culturale.
L’ombra dell’oscuro passato di Ayacucho si è da molto tempo dissipata, ma solo da poco i viaggiatori stanno riscoprendo i tesori che questa città ha da offrire. Le chiese riccamente decorate dominano il vivido profilo della città accanto agli edifici coloniali color pesca e pastello caratterizzati da balconi in legno. Fra le numerose fiestas, Ayacucho vanta i festeggiamenti più imponenti di tutto il Perú per la Semana Santa, mentre fra le montagne circostanti si annida una delle più significative aree archeologiche di tutto il paese.
Forse la caratteristica più allettante di Ayacucho è l’autenticità attraverso la quale sfodera tutto il suo fascino. Lo sviluppo urbano ha seguito i dettami del buon gusto, lo sfruttamento commerciale è stato fortunatamente limitato e, se percorrete abbastanza presto le vie pedonali lastricate del centro città, vi sarà facile immaginare di essere trasportati indietro nei secoli all’epoca del suo fulgore coloniale. Detto ciò, oggi sono sempre più numerosi gli studenti e gli uomini d’affari vestiti all’ultima moda, e alle spalle delle molte facciate coloniali si nascondono molte sontuose possibilità di alloggio e ristoranti garbati. Ciò che è evidente è che la più seducente città andina del Perú dopo Cuzco sta vivendo una vera e propria rinascita − alla quale vale certo la pena di assistere con i propri occhi.
Alcune delle prime tracce di abitazioni umane in Perú furono presumibilmente scoperte nelle grotte di Pikimachay, nei pressi di Ayacucho (dove peraltro oggi non c’è nulla di interessante da vedere).
Cinque secoli prima dell’ascesa degli incas, gli altopiani andini del Perú erano sotto il dominio degli wari, che fondarono la loro capitale 22 km a nord-est di Ayacucho (v. lettura). Il nome originario della città era San Juan de la Frontera de Huamanga (gli abitanti del posto la chiamano ancora oggi Huamanga). Questa prosperò rapidamente subito dopo la sua fondazione, avvenuta nel 1540, mentre gli spagnoli cercavano di difenderla dagli attacchi di Manco Inca. Ayacucho svolse un ruolo primario nelle battaglie per l’indipendenza, come ricorda un imponente monumento situato nelle vicinanze (v. lettura).
La prima strada asfaltata che collegava Ayacucho con il mondo esterno (per Lima) arrivò solamente nel 1999, il che spiega quanto dovesse essere isolata in precedenza. La città si è trovata così ad affrontare il XXI secolo e in seguito alla cattura di Guzmán, avvenuta nel 1992, è nuovamente un luogo sicuro da visitare. La popolazione non è molto incline a parlare del periodo buio degli anni ’80, ma accoglie i visitatori con entusiasmo e allegria.
Ci sono internet bar quasi in ogni isolato, in particolare lungo il tratto pedonale di Jirón 9 de Deciembre. Praticamente tutti gli alberghi ora offrono la connessione wi-fi.