Il tratto panoramico da Stykkishólmur a Grundarfjörður è carico di miti e misteri. Circa 5 km a sud di Stykkishólmur si erge la montagna sacra di Helgafell (73 m), che un tempo era venerata dai fedeli del dio Þór. Benché sia pittusto piccola, la montagna era così venerata all’epoca delle saghe che gli anziani islandesi vi si recavano quando sentivano avvicinarsi il momento della morte. Oggi la gente del posto crede che chiunque vi salga vedrà avverarsi i propri desideri. Alla fine del X secolo il goði Snorri, un adepto del dio Þór convertito al cristianesimo, eresse una chiesa cristiana in cima alla collina di cui si scorgono ancora i resti. La vicina fattoria omonima è invece il luogo dove Guðrun Ósvífursdóttir, protagonista della Laxdæla Saga (Ariele, Milano 1995) trascorse la sua solitaria vecchiaia dopo una vita di intrighi. La sua tomba indica la base della montagna.

Circa 15 km a ovest dell’incrocio tra la strada n. 54 e la n. 58 (che porta a Stykkis-hólmur) si trova il vasto campo lavico di Berserkjahraun ("campo di lava dei berserkir "). Incorniciato dai monti in lontananza, questo tratto di panorama lunare prende il nome da un episodio della Saga degli uomini di Eyr. Chi ha un po" più di tempo a disposizione apprezzerà il percorso tortuoso tracciato dalla strada n. 558, percorribile anche da mezzi a due ruote motrici. Nota come Berserkjahraunsvegur (provate a ripeterlo tre volte velocemente!), questo sentiero panoramico si snoda lungo una distesa sconfinata dipinta di neri fumosi, gialli sulfurei e verdi muschiati. Sceglietevi un fazzoletto di terra relativamente pianeggiante e piantateci la tenda: oltre a essere un ottimo posto per il campeggio libero, è anche un angolo relativamente sconosciuto della regione (fino a questo momento, perlomeno!). Se cercate qualche comodità in più, nella zona si trovano anche alcune sistemazioni.

All’estremità nord-orientale di Berserkja-hraun si trova la fattoria di Bjarnarhöfn (438 1581; www.bjarnarhofn.is; ingresso al museo Ikr800; 9-20), imperdibile per tutti i viaggiatori che hanno il gusto per l’avventura (letteralmente parlando). Sentite l’odore? Sì, è carne di squalo putrefatto: la fattoria è il principale produttore della zona di hákarl (squalo putrefatto), un piatto tradizionale islandese. Il museo annesso spiega in dettaglio la storia di questa curiosità culinaria, espone le imbarcazioni per la pesca degli squali e gli attrezzi per arpionarli, e illustra il processo di fermentazione. La visita al museo si conclude con la degustazione di questa specialità, offerta dalla casa e accompagnata da un pezzo di pane di segale. Alcuni dicono che abbia il sapore di una spugna imbevuta di ammoniaca; a noi è sembrato più simile a formaggio vecchio. Prima di partire chiedete di poter vedere il capanno per l’essiccatura: se siete fortunati potrete ammirare centinaia di fette di squalo appese, aggredite da mosche zelanti (e sarete felici di avere assaggiato lo squalo prima di aver visitato l’essiccatoio!). Per raggiungere la fattoria seguite le indicazioni lungo una serie di strade in ghiaia (percorribili anche dalle auto a due ruote motrici) che si allontanano dalla strada n. 54. Vedrete un grande squalo di ferro che segna la deviazione.

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