La collezione di perle geologiche del Mývatn settentrionale è comodamente situata lungo la Hringvegur (Statale n. 1) che si snoda attraverso il terreno aspro tra l’estremità settentrionale del lago e la deviazione per il fumante Krafla. I viaggiatori che non dispongono di un mezzo di trasporto troveranno moltissimi sentieri per esplorare la zona a piedi.
Bjarnarflag, 3 km a est di Reykjahlíð, è un’area geotermale attiva dove la terra sibila e ribolle e l’intera valle è costellata di bocche fumanti. Dal punto di vista storico, la zona fu teatro di numerose iniziative economiche volte a tentare di sfruttare il calore del suolo; qui i contadini provarono a coltivare le patate, ma i tuberi emergevano dal terreno quasi sempre già lessi; alla fine degli anni ’60 del Novecento a Bjarnarflag furono effettuate delle trivellazioni di prova per verificare la possibilità di impiantare una centrale elettrica che sfruttasse l’energia geotermica; uno di questi pozzi è profondo 2300 m e il vapore fuoriesce rombando da un condotto a una temperatura di 200°C.
In seguito vi fu aperto un impianto per la lavorazione delle diatomee (o microfossili), resti di scheletri di un tipo di alga monocellulare, che venivano filtrati e purificati per poi essere utilizzati come additivi in fertilizzanti, vernici, dentifrici e materie plastiche. Tutto ciò che rimane oggi dell’impianto è il laghetto di un azzurro scintillante che la gente del posto ha soprannominato "Laguna Blu". Questa pozza molto invitante è in realtà piuttosto tossica e non deve essere confusa con i lussuosi Bagni Termali di Mývatn che si trovano proprio dietro l’angolo e che talvolta vengono indicati come la "Laguna Blu del Nord".
La cresta di Námafjall, dai colori tenui, si erge a 3 km da qui, sul lato meridionale della Hringvegur. Originata dall’eruzione sgorgata da una fenditura, si trova ad angolo retto rispetto alla zona di estensione della dorsale medio-atlantica ed è disseminata di soffioni.
