Da Karyés ai Monasteri Settentrionali
A nord di Karyés, la strada fiancheggia lo Skíti Agíou Andréou (23770 23810). Un tempo sede di monaci russi, il posto venne quasi completamente abbandonato in epoca sovietica e, date le sue vastissime dimensioni, i lavori di restauro sono ancora in corso. La nuova confraternita che vi abita è nota per la pittura di icone e il negozio di souvenir offre in effetti alcuni lavori unici.
Il percorso principale prosegue verso il Moní Pandokrátoros (23770 23880; fax 23770 23685) sulla costa, oppure si può imboccare una pista nella foresta che in un paio d’ore conduce al Moní Vatopedíou (23770 41488; fax 23770 41462; 9-13). Il Vatopedíou è il monastero più ricco dell’Athos (c’è persino il wi-fi) e si distingue per una certa audacia, in quanto segue il moderno calendario gregoriano. La sua sontuosa chiesa, con la raccolta di tesori che lasciano senza fiato, merita davvero di essere vista.
Dal Vatopedíou un sentiero corre lungo il litorale fino al Moní Esfigménou (23770 23229), che attualmente non è in buoni rapporti con il resto delle comunità dell’Athos per questioni di carattere ecumenico, ma che rimane un monastero accogliente. Più avanti sorge il Moní Hilandaríou (23770 23797; fax 23770 23108), un monastero serbo assai ospitale accessibile anche da Dafní (prendendo l’autobus che percorre la costa meridionale e poi un autobus navetta); oltre ad altre generose iniziative, l’associazione con sede in Gran Bretagna Friends of Mt Athos ha stanziato alcuni fondi per la ricostruzione delle parti di questo monastero andate distrutte in un incendio nel 2004. Il modesto ma grazioso Moní Konstamonítou (tel/fax 23770 23228) merita senz’altro una visita, così come il bulgaro Moní Zográfou (tel/fax 23770 23247) più a nord; il nome, che significa "monastero del pittore", deriva un’icona ritenuta miracolosa e non dipinta da mano umana. Il più settentrionale dei monasteri della costa ovest, il Moní Dohiaríou (tel/fax 23770 23245), sorge su un terreno che digrada verso il mare ed è stato costruito in uno stile architettonico davvero notevole.
Il monastero successivo che si incontra lungo il sentiero costiero è il venerando Moní Xenofóndos (23770 23633; fax 23770 23631), menzionato per la prima volta nel 998 ma probabilmente risalente al VI secolo. Purtroppo la posizione di fronte al mare l’ha reso spesso un facile bersaglio dei saccheggi dei pirati. Ciò nonostante, la sua splendida iconostasi bizantina, scolpita in marmo e legno, è ancora al suo posto nel vecchio katholikón risalente al X secolo. La chiesa più recente, ultimata nel 1838, è anche la più grande del Monte Athos. Infine, il Moní Agíou Panteleímonos (tel/fax 23770 23252; 10-12) un poco più avanti è un tipico monastero russo, molto vasto e accogliente.
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