Il primo suono che si sente la mattina è il clop-clop degli zoccoli dei cavalli sulle strade acciottolate seguito dalle grida di vecchi uomini che vendono pane dalle loro biciclette (El pan! El pan!). Aprite gli occhi, alzate lo sguardo alle travi in legno del soffitto della vostra camera di epoca coloniale e cercate di convincervi che state ancora vivendo nel XXI secolo.

Trinidad è speciale: un insediamento coloniale perfettamente conservato in cui gli orologi si sono fermati al 1850 e - fatta eccezione per qualche gruppetto di turisti - non sono ancora ripartiti. Costruita grazie alle enormi fortune accumulate con la coltivazione della canna da zucchero nella vicina Valle de los Ingenios all’inizio del XIX secolo, continua tuttora a esibire la ricchezza del suo periodo di massimo splendore, corrispondente agli anni precedenti la guerra d’indipendenza, nei sontuosi palazzi coloniali adorni di affreschi di scuola italiana, porcellane Wedgwood e lampadari francesi.

Dopo che nel 1988 Trinidad venne dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, i suoi segreti non tardarono a diventare di dominio pubblico e non trascorse molto tempo prima che i turisti cominciassero ad arrivare in massa per godere della bellezza del "museo all’aperto" più antico e più affascinante di Cuba. Il turismo, tuttavia, non ha intaccato più di tanto l’aggraziato spirito da vecchio sud di Trinidad. La città conserva un’atmosfera tranquilla e quasi soporifera tra le sconnesse strade acciottolate affollate di guajiros (gente di campagna) dal viso coriaceo, muli che sbuffano e trovadores che intonano dolci melodie accompagnati dalla chitarra.

Circondata da splendide attrattive naturali, Trinidad è però più di una potenziale materia di studio per appassionati di storia. Dodici chilometri più a sud si estende Playa Ancón, la spiaggia biondo platino considerata la migliore della costa meridionale, mentre 18 km più a nord si staglia la sagoma della Sierra del Escambray che, con le sue ombre violacee, offre un territorio rigoglioso per entusiasmanti avventure all’aperto.

Con il sigillo di qualità apposto dall’UNESCO e il conseguente costante afflusso di turisti stranieri, non sorprende che Trinidad abbia una quantità superiore alla media di jineteros pronti a prendere di mira i visitatori, sebbene per la maggior parte siano più fastidiosi che aggressivi.

Storia

Nel 1514 il conquistador Diego Velázquez de Cuéllar fondò La Villa de la Santísima Trinidad sulla costa meridionale di Cuba, dando vita al terzo insediamento dell’isola dopo Baracoa e Bayamo. Secondo la leggenda, fu nientemeno che l’"Apostolo degli Indios", Fra" Bartolomé de las Casas, a celebrare la prima messa della città, all’ombra di un albero calabash, in quella che oggi è la Plazuela Real del Jigúe. Nel 1518 l’ex segretario di Velázquez, Hernán Cortés, passò in città per reclutare mercenari per la sua spedizione di conquista in Messico, svuotando quasi completamente la città dei suoi abitanti originari. Nel corso dei sessant’anni successivi l’agonizzante economia locale, basata su agricoltura, allevamento e qualche modesto scambio commerciale con l’esterno, fu dunque tenuta in vita solo dall’esigua popolazione di taínos.

Nel XVII secolo, ridotta a un piccolo paese di campagna e tagliata fuori dai centri del potere coloniale dell’Avana a causa dei pessimi collegamenti, Trinidad divenne un covo di pirati e contrabbandieri, che gestivano un redditizio commercio clandestino di schiavi con la Giamaica, allora sotto il dominio inglese.

La situazione cominciò a cambiare all’inizio del XIX secolo, quando la città divenne la capitale del Departamento Central e vide affluire centinaia di profughi francesi in fuga da Haiti, dove si era scatenata una rivolta degli schiavi: essi misero in piedi oltre 50 piccoli zuccherifici nella vicina Valle de los Ingenios. In breve la produzione di zucchero prese il posto di quella delle pelli e della carne di manzo sotto sale, diventando l’attività più redditizia della regione. Intorno alla metà del XIX secolo, la zona intorno a Trinidad produceva un terzo dello zucchero cubano, generando ricchezze sufficienti a finanziare la costruzione dei tanti sontuosi palazzi che oggi caratterizzano la città.

Il periodo di prosperità economica subì una brusca interruzione durante le due guerre d’indipendenza, quando le piantagioni di canna da zucchero del circondario vennero devastate dagli incendi e dai combattimenti. L’industria locale non si riprese mai completamente. Alla fine del XIX secolo, quando il fulcro del commercio dello zucchero si era ormai spostato nelle province di Cienfuegos e Matanzas, Trinidad scivolò in un’inerte e potenzialmente fatale letargia economica. La rinascita turistica ebbe inizio negli anni ’50, quando il presidente Batista promulgò una legge di tutela che riconosceva il valore del patrimonio storico-artistico di Trinidad. Nel 1965 la città fu dichiarata monumento nazionale e nel 1988 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

Informazioni

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