Un tempo splendente e bella, Matanzas è invecchiata terribilmente dalla rivoluzione in poi; oggi il suo aspetto esteriore sembra smentire quattro secoli di storia illustre, quando, grazie al ragguardevole patrimonio letterario e musicale, era considerata l’Atene di Cuba. Con i suoi edifici che ancora recano i segni delle passate battaglie e le automobili che emettono fumi intossicanti, la Matanzas contemporanea è mille miglia lontana dalla vacanziera e imbellettata Varadero; eppure c’è dignità in mezzo alla desolazione. Se la città fosse un personaggio letterario, sarebbe il vecchio marinaio Santiago de Il vecchio e il mare di Hemingway: "magro e scarno, con rughe profonde" eppure, incontenibilmente "allegro e mai sconfitto"!

Due delle forme più caratteristiche del panorama musicale di Cuba, il danzón e la rumba, attecchirono sul fertile suolo culturale di Matanzas ai tempi delle sue glorie letterarie, insieme a religioni di origine africana come l’arará, la Regla de Ocha (santería) e la fratellanza segreta abakuá (v. lettura). Matanzas ospita anche il più raffinato teatro provinciale di tutta Cuba (il Sauto) e diede i natali a poeti e scrittori di grande eloquenza. Oggi la città non offre molte mete turistiche classiche, ma molte scoperte interessanti al di sotto dei radar. Se vi unite a una partita di domino a Plaza Libertad, o ascoltate alcuni percussionisti bembe che suonano alla Marina capirete immediatamente che la forza di Matanzas è la sua gente, una stirpe orgogliosa e creativa con lo spirito stoico dei sopravvissuti. Benvenuti nella vera Cuba, asere.

Storia

Nel 1508 Sebastián de Ocampo avvistò una baia che gli indios chiamavano Guanima. Il nome odierno di Bahía de Matanzas pare derivi dal massacro (matanza) subito da un gruppo di spagnoli durante una delle prime insurrezioni degli indigeni. Nel 1628 il pirata olandese Piet Heyn catturò in questa baia una flotta spagnola che trasportava 12 milioni di fiorini d’oro, dando il via a una lunga epoca di contrabbando e pirateria. Nel 1693, per niente spaventate da questa minaccia, su ordine di Carlo III di Spagna arrivarono 30 famiglie dalle Isole Canarie che fondarono la città di San Carlos y Severino de Matanzas; nel 1734 fu costruito il primo forte. Nel 1898 nella baia ebbe luogo il primo scontro armato della guerra ispano-americana.

Dalla fine del Settecento e per tutto l’Ottocento l’economia di Matanzas prosperò grazie alla costruzione di numerosi zuccherifici e all’esportazione del caffè e quando nel 1843 arrivò la ferrovia dall’Avana iniziò l’era della massima prosperità. La seconda metà dell’Ottocento fu un’epoca d’oro per la storia, soprattutto culturale, di Matanzas, che poteva vantare un quotidiano, una biblioteca pubblica, una scuola superiore, un teatro e una filarmonica. Visto il gran numero di pittori, scrittori e intellettuali che vivevano in città a quell’epoca, Matanzas fu soprannominata l’"Atene di Cuba", e la sua scena culturale metteva in ombra persino quella dell’Avana.

Fu allora che gli schiavi africani, fatti arrivare per supplire alla carenza di manodopera, cominciarono a far guadagnare a Matanzas una reputazione diversa, ovvero di essere la casa spirituale della rumba. La musica ritualistica nera aveva le stesse origini dei cabildos della santería, confraternite dei discendenti dei neri portati dall’Africa come schiavi che si radunavano per celebrare le tradizioni e i riti dei loro antenati. Sia la rumba sia i cabildos rivestono ancora oggi grande importanza in città.

Nella storia di Matanzas ci sono altre pietre miliari di cui andar fiera: qui fu messo in scena il primo spettacolo di danzón (1879) e la città diede i natali a poeti che conquistarono fama nazionale, come Cintio Vitier e Carilda Oliver Labra.

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