È difficile immaginare un accostamento più stridente. Venti chilometri a est della luccicante Varadero sorge l’opaca Cárdenas, località da dove provengono gli innumerevoli camerieri in servizio nei resort, i taxisti e gli impiegati delle reception, ma che ha a malapena un ristorante e neanche un albergo o un taxi motorizzato.
Logorata da 50 anni di austerità, Cárdenas è la Miss Havisham, di dickensiana memoria, di Cuba: un’anziana gentildonna, un tempo bella, ma che oggi assomiglia più a una fotografia color seppia di un’altra epoca. Strade un tempo piene di edifici illustri hanno sofferto in maniera irreversibile fin dai tempi della rivoluzione: quella che era una città portuale nel cuore di una regione dedita alla coltivazione della canna da zucchero non è che l’ombra di se stessa.
Eppure Cárdenas è stata protagonista di un episodio importante della storia cubana. Fu qui che nel 1850 l’avventuriero venezuelano Narciso López e un’armata di mercenari americani issarono per la prima volta la bandiera cubana nel vano tentativo di liberare la colonia dagli spagnoli. Altri suoi abitanti hanno fatto la storia, come l’eroe rivoluzionario Antonio Echeverría, ucciso nel 1957 durante un raid, fallito, per assassinare il presidente Batista. L’importanza del suo passato è illustrata in tre favolosi musei posizionati intorno a Parque Echeverría, la piazza principale, che oggi costituiscono la ragione per venire a visitare la città.
A parte i musei, le facciate cadenti possono essere un trauma per i turisti che vengono qui in giornata da Varadero. Se volete vedere l’autentica realtà cubana, non c’è luogo più illuminante; se invece vi interessano solo i mojitos e giocare tutto il giorno a beach volley, allora restate nei resort sulla spiaggia.
Se chiedete indicazioni, state attenti che gli abitanti di Cárdenas spesso usano ancora i vecchi nomi delle strade invece del sistema ufficiale che utilizza i numeri. Se non avete capito bene chiedete di nuovo.
