
Benvenuti nel labirinto. La pianta urbana irregolare di Camagüey è il risultato di due secoli trascorsi a combattere contro pirati armati di moschetto come Henry Morgan: tempi difficili, che convinsero gli abitanti di questo giovane insediamento a progettare un dedalo di vicoli per disorientare i malintenzionati e proteggersi dagli attacchi (o almeno è questo che tramanda la leggenda). Di conseguenza, le strade strette e tortuose di Camagüey ricordano più una medina marocchina che la pianta a griglia di Lima o di Città del Messico.
Situata sulla Carretera Central a metà strada tra Ciego de Ávila e Las Tunas, la città dei tinajones (otri di terracotta), com’è talvolta chiamata Camagüey, è la terza città dell’isola per dimensioni, forse la più garbata e sofisticata dopo L’Avana e la roccaforte cubana della chiesa cattolica. Ben noti per l’indipendenza che dimostrano nei periodi di crisi, i suoi instancabili cittadini sono soprannominati agramontinos dagli altri cubani, con un nome coniato su quello dell’eroe locale della prima guerra d’indipendenza Ignacio Agramonte, coautore della costituzione di Guáimaro e coraggioso comandante della più abile brigata di cavalleria cubana. Nel 2008 il suo centro storico, ben conservato, è diventato il nono sito Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO di Cuba.
La natura labirintica delle vie di Camagüey in genere entusiama i viaggiatori, che vi scoprono piazze nascoste, chiese barocche, gallerie d’arte di ottimo livello e bar e ristoranti conviviali. Il lato negativo è il numero superiore alla norma di jineteros che vi seguono ovunque mentre passeggiate. Entrate nel labirinto e scoprite da soli la città.
Storia
Fondata nel febbraio del 1514, era una delle sette villas che Diego Velázquez denominò come "santa": Santa María del Puerto Príncipe sorgeva in origine sulla costa, vicino al luogo dove si trova l’odierna Nuevitas. A seguito di una serie di sanguinose rivolte degli abitanti indigeni, i taínos, nella prima metà del XVI secolo il sito della città fu spostato due volte prima di essere collocato nella posizione attuale, nel 1528. Il suo nome fu cambiato in Camagüey nel 1903 in onore dell’albero detto camagua da cui, secondo una leggenda indigena, discendono tutte le forme di vita.
Nel XVII secolo Camagüey conobbe una rapida crescita - nonostante i continui attacchi di pirati e corsari - grazie a un’economia basata sulla coltivazione dello zucchero e sull’allevamento. A causa delle gravi siccità che periodicamente affliggevano la regione, gli abitanti si videro costretti a ricorrere ai tinajones, ossia a grandi otri di terracotta che servivano a raccogliere l’acqua piovana, e Camagüey è ancor nota proprio per i suoi tipici tinajones, oggi puramente ornamentali.
Oltre allo spavaldo eroe indipendentista Ignacio Agramonte, Camagüey ha dato i natali a non pochi personaggi di rilievo, tra i quali il poeta e patriota Nicolás Guillén e l’eminente medico Carlos J. Finlay, che ebbe un ruolo decisivo nella scoperta delle cause della febbre gialla. Nel 1959 gli abitanti di questa prospera città ben presto entrarono in conflitto con i rivoluzionari di Castro, quando il comandante militare del posto, Huber Matos (un tempo alleato di Fidel), accusò el líder máximo di affossare la rivoluzione. Per tutta risposta, Matos fu arrestato e gettato in carcere.
La cattolicissima Camagüey nel 1998 ha ricevuto la visita di papa Giovanni Paolo II e nel 2008 ha salutato la beatificazione del primo santo di Cuba, il "padre dei poveri" frate José Olallo, membro dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni, che si prese cura dei feriti di entrambe le fazioni durante la guerra di indipendenza del 1868-78. Anche Raúl Castro prese parte alle cerimonia.
Informazioni
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