
Baracoa
Prendete un pizzico di Tolkien e una spruzzata di Gabriel García Márquez, mischiateli in una grande tazza psichedelica anni ’60 e temperateli con una tranquillizzante dose di socialismo da Guerra Fredda. Lasciate riposare per 400 anni in un ambiente tropicale selvatico e geograficamente isolato con rapporti scarsi o nulli con il mondo esterno. Il risultato è Baracoa, la più bizzarra, irreale, magica località di Cuba, che si materializza come un’apparizione surreale dopo il faticoso percorso di avvicinamento lungo l’arida costa meridionale.
Tagliata fuori per quasi cinque secoli dal resto dell’isola sia per terra sia per mare, la più antica città di Cuba è per molti visitatori anche una delle più interessanti. Fondata nel 1511 da Diego Velázquez de Cuéllar, Baracoa è una località viscerale con tempo instabile e leggende spaventose. Dopo essere stata quasi abbandonata a metà del XVI secolo, divenne una sorta di Siberia cubana, dove venivano inviati in esilio i rivoluzionari indipendentisti. A inizio Ottocento alcuni piantatori francesi attraversarono i 70 km del Passaggio Windward che separa Cuba da Haiti e si stabilirono sulle montagne dove cominciarono a coltivare cacao, caffè e noci di cocco, mettendo così in moto l’economia locale.
Baracoa si sviluppò in una situazione di relativo isolamento fino all’apertura, nel 1964, della strada detta La Farola, e proprio questo isolamento ha reso peculiari la cultura e le tradizioni della zona. Oggi le sue principali attrattive sono rappresentate dalle escursioni sul misterioso monte El Yunque, il più riconoscibile della regione con la sua cima piatta, e dalla scoperta della gustosa cucina locale che utilizza ingredienti e propone aromi sconosciuti nel resto di Cuba.
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