Udong fu capitale della Cambogia sotto diversi sovrani tra il 1618 e il 1866. Il nome significa "la vittoriosa", un appellativo che suona decisamente ottimistico se si pensa che in quel periodo il paese stava attraversando un inarrestabile declino. Diversi monarchi, fra cui il re Norodom, furono incoronati a Udong. Attualmente la sua principale attrattiva è rappresentata dai diversi stupa che sorgono sulle due collinette di Phnom Udong, da cui si gode una magnifica vista sulla campagna circostante disseminata di innumerevoli palme da zucchero.

La collina più grande, che s’incontra per prima provenendo dalla NH5, è chiamata Phnom Preah Reach Throap (Collina della Fortuna Reale) e deve il proprio nome a un re khmer vissuto nel XVI secolo che, a quanto si dice, vi aveva nascosto il tesoro della corona durante la guerra contro i thailandesi.

Salendo la scalinata settentrionale, assediata dalle scimmie, dal parcheggio, la prima struttura che s’incontra in cima alla cresta è un tempio moderno che custodiva una reliquia del Buddha, quello che si pensa fosse un pelo di sopracciglio, oltre a frammenti di denti e ossa. Le reliquie sono state rubate alla fine del 2013. Proseguendo lungo il sentiero alle spalle di questo stupa si arriva a una fila di tre stupa di grandi dimensioni. Il primo (quello più a nord-ovest) è il Damrei Sam Poan, fatto costruire dal re Chey Chetha II (regno 1618-26) per custodire le ceneri del suo predecessore, il re Soriyopor. Il secondo stupa, Ang Doung, è decorato con piastrelle colorate e fu fatto erigere nel 1891 dal re Norodom per ospitare le ceneri del padre, il re Ang Duong (regno 1845-59), anche se alcuni sostengono che quest’ultimo sia stato in realtà sepolto nei pressi della Pagoda d’Argento di Phnom Penh. L’ultimo stupa è il Mak Proum, in cui riposa il re Monivong (regno 1927-41). Decorato con garuda (figure mitologiche metà uomini e metà uccelli), motivi floreali ed elefanti, questo stupa presenta sulla guglia la raffigurazione di quattro facce.

Proseguendo lungo il sentiero che supera il Mak Proum si giunge a un vihara di pietra con tetto in cemento e un Buddha seduto al suo interno, quindi si arriva in una radura disseminata di alcune strutture, tra cui tre piccoli vihara e uno stupa. Il primo vihara è il Vihear Prak Neak, con i muri incrinati e un temporaneo tetto di paglia. All’interno si trova un Buddha seduto sorvegliato da un naga (prak neak significa "protetto da un naga"). Anche nella seconda struttura c’è un Buddha seduto. Il terzo santuario è il Vihear Preah Keo, una struttura che custodisce una statua di Preah Ko, il toro sacro; la scultura originale fu portata via molto tempo fa dai thailandesi. Più in là, vicino allo stupa, alcune sculture raffiguranti leoni di montagna neri e rossi sorvegliano l’entrata di un moderno vihara dai muri di mattoni.

Proseguendo verso sud-est lungo un sentiero di cemento fiancheggiato da fiori di loto si arriva alla più imponente struttura del Phnom Preah Reach Throap, il Vihear Preah Ath Roes. Il vihara e l’enorme statua raffigurante il Buddha seduto, consacrati nel 1911 dal re Sisowath, furono fatti saltare in aria dai khmer rossi nel 1977. Il vihara, sorretto da otto enormi colonne e sormontato da un tetto di lamiera, è stato ricostruito di recente come pure il Buddha alto 20 m.

Ai piedi della scalinata principale (settentrionale) che porta al Phnom Preah Reach Throap, vicino ai ristoranti, si trova un monumento alla memoria delle vittime di Pol Pot contenente le ossa di alcune delle persone sepolte nelle circa 100 fosse comuni, ciascuna delle quali ospita una dozzina di corpi. Insieme ai resti furono dissotterrati anche degli strumenti di tortura nel corso delle ricerche compiute nel 1981 e 1982. Poco più a nord del monumento sorge un padiglione decorato con dipinti murali raffiguranti le atrocità commesse dai khmer rossi.

A sud-est del Phnom Preah Reach Throap, il crinale minore ha due strutture e diversi stupa. La Moschea Ta San è rivolta verso ovest in direzione della Mecca. Al di là della pianura, a sud della moschea, si staglia la Phnom Vihear Leu, una collinetta su cui, tra due piloni bianchi, si erge un vihara. A destra del vihara c’è un edificio utilizzato come prigione durante la dittatura di Pol Pot, mentre al di sotto, sulla sinistra, si vede una pagoda conosciuta come Arey Ka Sap.

Nei weekend Phnom Udong è molto affollata, mentre durante la settimana è un luogo tranquillo. L’ingresso è libero, ma moltissimi mendicanti e venditori faranno del loro meglio per farvi spendere qualcosa.

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