Lungo la strada che collega Çavuşin ad Avanos si incontra il bivio per il Museo a Cielo Aperto di Zelve (ingresso 8, parcheggio 2; 8-19 apr-ott, 8-17 nov-mar), dove convergono tre valli costellate di case e chiese abbandonate. Dal IX al XIII secolo il villaggio di Zelve fu un ritiro monastico. Se questo museo non può vantare lo stesso patrimonio di chiese affrescate del museo di Göreme, la valle con le sue possenti pareti rocciose ornate di pinnacoli, sembra fatta apposta per essere esplorata. Un nuovo grandioso sentiero che gira attorno alle valli ha di gran lunga migliorato l’accesso al sito, nonostante l’erosione continui a consumare gli edifici della valle e ci siano zone transennate per il rischio di caduta massi.

Questi luoghi furono abitati fino al 1952, anno in cui vennero giudicati troppo pericolosi per l’insediamento umano e gli abitanti dei villaggi dovettero trasferirsi a qualche chilometro di distanza nella località di Aktepe, nota anche come Yeni Zelve (nuova Zelve). Tra i resti del villaggio, si possono vedere la piccola e disadorna moschea, scavata nella roccia nella Terza Valle, e l’antico değirmen (mulino), con macina e trave in legno coperta di graffiti, nella Prima Valle.

Oltrepassato il mulino si giunge alla Balıklı Kilise (chiesa dei pesci) con dipinti primitivi che raffigurano pesci. Accanto, c’è la più suggestiva Üzümlü Kilise (chiesa dell’uva), dove ovviamente sono raffigurati grappoli d’uva. Nella Seconda Valle vale la pena di vedere quel che resta della Geyikli Kilise (chiesa del cervo).

Nel parcheggio esterno ci sono çay bahçesi (sale da tè all’aperto).

Oltrepassato il bivio per Zelve e nei pressi di una jandarma (stazione di polizia) che ha sede in un camino delle fate (circa a metà percorso) si apre la valle Paşabağı, che presenta una formazione a tre cime e alcuni tra i più suggestivi esempi di funghi di tufo della Cappadocia. La valle era abitata dai monaci e salendo lungo l’interno di un camino delle fate arriverete a una delle celle scavate nella roccia, decorata con croci greche. Alcuni gradini in legno salgono poi a una cappella, dove sono custoditi tre dipinti sacri scampati alla furia dei vandali musulmani; quello centrale raffigura la Vergine con il Bambino.

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