Yazilikaya
Il nome Yazılıkaya (Yazılıkaya Yolu Üzeri; ingresso compreso nel biglietto per Hattuşa), che significa "roccia con iscrizioni", evoca quello che troverete in queste due gallerie rocciose a cielo aperto, situate a meno di 3 km da Hattuşa. La galleria più grande, a sinistra, era il santuario più importante dell’impero ittita, mentre quella più stretta, a destra, ospita le incisioni meglio conservate. Insieme formano il più grande complesso religioso a noi noto dell’impero ittita, con incisioni così ben conservate che ispirano il sogno impossibile di vederle nella loro bellezza originaria.
Nella Camera A, la galleria più grande, i rilievi, che si stanno rapidamente deteriorando, mostrano una processione di numerose divinità femminili e maschili con indosso copricapi appuntiti. Secondo il canone tipico dell’arte ittita, le figure sono rappresentate con la testa e i piedi visti di profilo mentre il busto è raffigurato da una prospettiva frontale. Il seguito di figure maschili e femminili conduce ad alcuni grandi rilievi che mettono in scena un incontro tra divinità. Teshub è in piedi su due montagne divinizzate (ritratte con fattezze maschili) accanto alla moglie Hepatu, che si trova in piedi sul dorso di una pantera. Alle spalle della dea, sono rappresentati il figlio della coppia e (forse) le due figlie, che vengono portate rispettivamente da una pantera più piccola e da un’aquila bicefala. Sulla parete opposta, il rilievo maggiore ritrae in piedi su due montagne il fondatore del complesso spirituale, il re Tudhaliya IV, riconoscibile dalla barba. Le sporgenze rocciose venivano probabilmente utilizzate per le offerte votive o per i sacrifici, mentre i catini servivano per le libagioni.
Prima di varcare la soglia della Camera B dovreste chiedere il permesso delle due guardie alate con la testa di leone. Questa stretta galleria era probabilmente la cappella commemorativa che Suppiluliuma II creò per il padre Tudhaliya IV. L’ampio blocco calcareo fungeva forse da piedistallo per la statua raffigurante il re. Nascoste fino a un secolo fa, le incisioni rupestri sono rimaste meglio protette dagli agenti deterioranti rispetto a quelle della Camera A, e rappresentano una processione di 12 dèi degli inferi armati di scimitarra. Sulla parete opposta, il rilievo offre una dettagliata raffigurazione di Nergal, una divinità infera, come fosse una spada, in cui le quattro teste di leone poste sull’impugnatura dell’arma (due delle quali puntano verso la lama, mentre le altre due guardano rispettivamente a destra e a sinistra) rappresentano le ginocchia e le spalle della divinità.