Visitare le estese rovine di Sagalassos (ingresso 5; 7.30-18), incastonate tra le frastagliate vette dell’Ak Dağ (Montagna Bianca), significa avvicinarsi al mito. In realtà, queste rovine di una città situate fra brulle montagne sembrano ravvivare negli abitanti del posto la percezione di una sacra armonia fra natura, architettura e divinità antiche. In autentica antitesi con "l’esperienza di Efeso", Sagalassos non è presa d’assalto da pullman di visitatori, e qualche volta gli archeologi di passaggio e i pastori di pecore sono molti di più dei turisti. Si tratta di un luogo adatto alla meditazione, dove ammirare splendide costruzioni antiche sotto la gelida sferza del vento anatolico. Quindi, anche se è possibile visitarlo tutto in circa 90 minuti, prendetevi tempo per soffermarvi e abbracciarne la vista completa dall’alto: Sagalassos è considerato uno fra i più importanti siti archeologici dell’area mediterranea. Sebbene distrutta più volte dai terremoti, non è stata mai saccheggiata e la ricostruzione sta lentamente progredendo. Una volta visitate le rovine, recatevi al Museo di Burdur, dove sono conservati i reperti più importanti del sito.

Alla biglietteria chiedete la chiave della Biblioteca Neon, spesso chiusa. Varcato l’ingresso, potete svoltare a destra, cominciando il giro dall’alto e procedendo verso il basso (un percorso un po’ripido), oppure potete partire dal basso e risalire.

Seguendo quest’ultimo itinerario, osservate la strada porticata in marmo, che rendeva visibile l’ingresso orientale della città dalle vallate sottostanti. La mancanza di segni di ruote significa che si trattava di una strada principalmente pedonale. Essa si snoda attraverso tutta la città e ne costituisce l’arteria principale.

Dal basso, sembra che la schiera di fontane formi una torre d’acqua di tre piani, un’incredibile illusione ottica. Superando la Porta tiberiana osservate l’agorà inferiore e, a destra, l’imponente complesso delle terme romane restaurate. Alle spalle dell’agorà, il Ninfeo di Adriano fiancheggia la montagna. Qui, i resti ben conservati di un’antica fontana presentano le elaborate sculture di quattro mitiche nereidi e muse (per la maggior parte senza testa). Poco oltre si può osservare il poco che rimane dell’odeon .

Proseguendo giungerete all’agorà superiore, l’antico centro della vita cittadina e politica. Grazie ai recenti lavori di restauro, l’attrazione più spettacolare di Sagalassos si mostra in tutto il suo splendore: il Ninfeo antonino, un imponente complesso di fontane alto circa 9 m e largo 28 m. Originariamente ricavata da sette varietà di roccia, la fontana era riccamente decorata con teste di Medusa e figure di pesci. Anche se andò distrutta nel terremoto del 590, le macerie rimasero raggruppate facilitando il lavoro dei restauratori moderni. L’impressionante risultato è un’imponente struttura sostenuta da file di spesse colonne (incluse quelle di brillante marmo blu al centro del complesso), attraverso cui imponenti muri d’acqua si gettavano in un lungo recipiente. La fontana è ornata di statue, come la massiccia copia in marmo di Dioniso (l’originale si trova al Museo di Burdur).

Sul lato occidentale dell’agorà sorge il bouleuterion con alcuni sedili ancora intatti. Sull’angolo nord-occidentale, procedendo oltre la fontana, incontrate l’heroon (monumento dell’eroe), alto 14 m. Nel 333 a.C., Alessandro Magno si fece erigere una statua proprio in questo punto, anch’essa conservata al Museo di Burdur. Da qui sbirciate in direzione dell’angolo orientale dell’agorà per localizzare il macellon (mercato alimentare), dedicato all’imperatore Marco Aurelio e dotato delle tipiche colonne corinzie. Notate il tholos e la fontana situata al centro del mercato che veniva utilizzata per vendere pesce vivo.

Visto che verso ovest si trovano solo rovine di secondaria importanza, salite verso destra penetrando la collina per raggiungere la Fontana dorica d’epoca tardo ellenistica (il suo sistema di tubature è stato recentemente ricollegato alla sorgente che l’alimentava in epoca romana). A qualche metro di distanza si trova l’unico edificio coperto restaurato di Sagalassos, la Biblioteca Neon, con i suoi bellissimi pavimenti a mosaico. Immersa nell’oscurità, un’originaria iscrizione greca commemora Flavio Severiano Neon, il patrizio che fondò la biblioteca nel 120 d.C. Il palco sul retro ospitava nicchie ricurve e rettangolari che servivano per riporre il materiale cartaceo. Nel corso dei secoli successivi, la biblioteca subì diverse modifiche, come l’aggiunta degli eccezionali mosaici raffiguranti la partenza di Achille per Troia commissionati dall’imperatore Giuliano. Il regno di Giuliano fu molto breve (361‑36), e i suoi vani tentativi di ripristinare il paganesimo nell’impero ortodosso furono il preludio della sua fine.

Infine, sulla cima della collina si staglia il teatro romano di Sagalassos, che poteva contenere 9000 spettatori. Anche se il terremoto ha distrutto le file di sedili, rimane comunque una fra le strutture di questo tipo meglio conservate della Turchia. Raggiunti gli ultimi scalini, provate a camminare parallelamente al teatro attraverso la sua inquietante galleria, dove attori e partecipanti una volta facevano il loro ingresso (notate che il luogo è buio, coperto di macerie, e l’uscita è stretta). Il lato est di questo teatro offre un panorama mozzafiato sulla città, le montagne e le pianure.

Sagalassos: organizza il viaggio

Sagalassos: informazioni utili

Valuta

TRY - Lira turca

Sagalassos: articoli e consigli

Sagalassos: guide di viaggio