La città costiera di Manzanillo può anche non essere graziosa, ma - come peraltro la maggior parte delle cittadine poco appariscenti di Granma - ha un’atmosfera contagiosa. Basta che vi sediate per una decina di minuti nel malconcio parco centrale con i suoi organetti d’altri tempi e la sua peculiare architettura neomoresca per farvi subito un paio di amici. Servita da trasporti ridotti all’essenziale e con un solo squallido albergo statale, non sono molti i viaggiatori che vengono fin qui. Di conseguenza Manzanillo è l’ideale per uscire dai circuiti turistici proposti dalle guide e vedere come i cubani hanno imparato a convivere con cinquant’anni di austerità.

Fondata nel 1784 come piccolo porto peschereccio, nei primi anni della sua storia Manzanillo fu dominata da contrabbandieri e pirati, dediti a traffici illeciti. Questa tradizione di commerci sommersi continuò fino a tutti gli anni ’50, quando la vicinanza dell’abitato alla Sierra Maestra lo rese un importante canale per rifornire clandestinamente di armi e di uomini il quartier generale segreto di Castro sulle montagne.

Manzanillo è famosa per i suoi organetti a manovella, importati a Cuba dalla Francia agli inizi del XX secolo (e ancora largamente in uso). La tradizione musicale della città si consolidò ulteriormente nel 1972 quando ospitò un festival della nueva trova, sponsorizzato dal governo, che culminò in una marcia di solidarietà a Playa Las Coloradas.

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