Pyramiden, il secondo insediamento russo sulle Isole Svalbard, deve il proprio nome alla montagna a forma piramidale che sorge nelle vicinanze e si può visitare con una bellissima gita in giornata partendo da Longyearbyen.
Intorno al 1910, anche qui fu scoperto il carbone e sorsero i primi impianti di estrazione, installati dalla stessa compagnia svedese che avrebbe sfruttato le miniere di Sveagruva qualche anno più tardi. Nel 1926 il sito fu rilevato dall’impresa sovietica Russkiy Grumant, che nel 1931 lo vendette a un’altra compagnia sovietica, la Trust Arktikugol, già attiva nella miniera di Barentsburg. Negli anni ’50 i residenti russi erano 2500, molto più numerosi rispetto all’attuale popolazione di Longyearbyen, e all’inizio degli anni ’90, il periodo di massima capacità produttiva a Pyramiden, c’erano 60 km di pozzi attivi, 130 abitazioni, aziende agricole simili a quelle di Barentsburg e l’albergo con piscina più settentrionale del mondo. Nel giro di pochi anni, però, la miniera cessò di produrre carbone in quantità sufficienti da rendere l’attività redditizia, la Russia non volle o non fu più in grado di fare investimenti nella miniera e nel 1998 il sito venne abbandonato. Soltanto un manipolo di persone (otto, all’ultima conta) vive ancora a Pyramiden per tenere alto il vessillo russo, ma in questo remoto angolo delle Svalbard regna un impressionante senso di abbandono.
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