A differenza di quanto è accaduto ad Auschwitz (in Polonia), del più terribile campo di concentramento nazista in territorio tedesco non è rimasto assolutamente nulla e ciò che si vede è praticamente soltanto un prato che in estate si ammanta di erica viola, ma che ben presto si rivela un’enorme distesa di fosse comuni. I cartelli recano scritto il numero approssimativo dei cadaveri sepolti in ciascuna: 1000, 2000, 5000, numero sconosciuto...

A Bergen-Belsen morirono in tutto 70.000 tra ebrei, soldati russi, prigionieri politici e altri detenuti. Fra questi ci fu anche la giovane Anna Frank, il cui diario postumo è diventato un classico della letteratura del Novecento.

Bergen-Belsen(www.bergenbelsen.de; Loh-heide; 10-18) fu creato nel 1940 come campo per prigionieri di guerra, ma dall’aprile 1943 parte del complesso passò sotto il comando delle SS, che lo usarono come campo di detenzione degli ebrei che venivano scambiati con i prigionieri di guerra tedeschi detenuti all’estero. Vi furono internati molti soldati russi e alleati, e in seguito ebrei, polacchi, omosessuali e rom, che furono percossi, torturati, fatti morire di fame o di stenti o usati come cavie per esperimenti medici.

Negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale decine di migliaia di prigionieri provenienti dai campi situati vicino alla linea del fronte furono trasferiti a Belsen, determinando condizioni di sovraffollamento che generarono epidemie e seminarono ancora più morte. Sebbene le SS avessero tentato di nascondere le prove delle loro pratiche disumane distruggendo documenti e costringendo i prigionieri a seppellire o incenerire i cadaveri dei loro compagni, il terreni del lager erano ancora disseminati di migliaia di cadaveri quando, il 15 aprile 1945, le truppe inglesi ne presero possesso.

Dopo la guerra le truppe alleate usarono le caserme dei soldati per organizzare un campo profughi temporaneo, destinato a ospitare chi attendeva di potere emigrare verso paesi terzi (inclusi molti ebrei che si trasferirono in Israele dopo la sua creazione nel 1948). Il campo profughi fu chiuso nel settembre del 1950.

Il Centro di documentazione, uno dei più interessanti nel suo genere, rievoca con partecipazione ma al tempo stesso con grande efficacia la vita delle persone detenute nel campo prima, durante e dopo la prigionia. L’allestimento della mostra permanente segue un criterio cronologico e in parte si focalizza sui primi anni, quando Bergen-Belsen era un campo di prigionia in cui erano detenuti soprattutto soldati sovietici. Tra il 1939 e il 1942 nel campo morirono circa 40.000 prigionieri, in gran parte a causa delle atroci condizioni di vita. Nel corso della visita si ascoltano in cuffia descrizioni in lingua originale (anche sottotitolate sugli schermi), si leggono documenti e spiegazioni e si vede un documentario di 25 minuti sul campo, che riporta anche la commovente testimonianza di uno dei militari inglesi che effettuò le riprese al momento della liberazione. Vengono alternate proiezioni con sottotitoli in varie lingue.

Presso il centro c’è un libro con i nomi delle persone che furono internate a Bergen-Belsen, oltre a guide e libri in vendita, tra cui Il diario di Anna Frank (1947), e un opuscolo di informazione storica (su offerta).

Nei diversi ettari all’interno dei cancelli adibiti a cimitero sorgono un grande obelisco e monumento in pietra, con scritte dedicate a tutte le vittime, una croce posta sul luogo dove in origine c’era un monumento eretto dai prigionieri polacchi e la Haus der Stille, dove potete ritirarvi in raccoglimento.

È stata posta anche una lapide per Anna Frank e sua sorella Margot non lontano dall’ingresso del cimitero, in direzione dell’obelisco. Inizialmente, dopo la scoperta del nascondiglio di Amsterdam, l’intera famiglia Frank fu deportata ad Auschwitz, ma in seguito le due sorelle furono trasferite a Belsen. Nessuno sa con esattezza dove riposi Anna, ma molti rendono omaggio alla loro eroina quindicenne presso questa lapide.

Nel complesso sono sparsi altri monumenti dedicati alla memoria di vari gruppi di vittime, come il monumento ai sovietici.

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